Cultura

Lo scaffale dei libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti da Valerio Evangelisti a Marco Buticchi (e… Giulio Andreotti)

I libri di questa settimana: 1849 – I guerrieri della libertà di Valerio Evangelisti (Mondadori), 1793 di Niklas Natt Och Dag (Einaudi) e Stirpe di navigatori (Longanesi) di Marco Buticchi. Per "lo scaffale vintage" Ore 13: il Ministro deve morire (Bur, 1974) di Giulio Andreotti

di Davide Turrini

Perché ci costringete a fare gli snob? Lo sappiamo che esiste una letteratura di intrattenimento legata alla nobile tradizione del romanzo storico d’avventura che macina milioni di copie. Sappiamo anche che non devono essere tutti dei Salgari, degli Stevenson, figuriamoci dei Melville, però che diamine. Dare almeno uno spessore, una profondità, anche solo un’angolazione del proprio punto di vista ad una storia è il minimo che si chiede anche alla letteratura di genere. Invece niente. Stirpe di navigatori (Longanesi) di Marco Buticchi, best seller d’alta classifica, è uno di quei lavori di genere piatti e levigati come tavole da surf che non lasciano che flebili tracce del proprio roboante passaggio. La sinossi è un tale groviglio di salti temporali, accadimenti generici, luoghi e atmosfere, pezzi sparsi, da far venire il mal di testa. Sappiamo che l’avvio del racconto è il ritrovamento oggi di un antico diario di un navigatore italiano di origine ebraica del ‘700 e la richiesta di tradurlo è offerta all’archeologa Sara Terrasini, probabilmente discendente del navigatore suddetto. Sara a sua volta è moglie di Oswald Breil, agente del Mossad. I due ricevono la notizia mentre sono in barca in Giappone. Dagli anni duemila si passa così al 1755 in Portogallo. Terremoti, commerci di stoffe e vino, preti, reali, congiure, galere, negrieri. Chi più ne ha più ne metta. Ed eccoci nel 2020 in Africa con il presidente del Congo, Breil e la Terrasini. Poi subito dopo un altro salto negli Stati Uniti con i fratelli Kumi e Matunde Terrasin negli anni sessanta. Quest’ultimo, col nome di Matt Under diventerà un cantante famoso e ancora, oplà, nel 2020 a Miami verrà rapito. Stilizzazioni caratteriali grossolane, dialoghi all’osso che ricordano la ristrettezza dello speech balloon da fumetto, i dettagli storico-tecnici lasciati penzolare come improvvise googolate, periodi dalla lunghezza meccanica (una riga e mezzo/due, mai una parola in più), Buticchi al tredicesimo fortunatissimo romanzo scambia l’intrattenimento con lo sfinimento, la suspense con l’accumulo, la spontaneità linguistica con un’esasperante programmaticità. Il riferimento a Renatino De Pedis della Banda della Magliana sepolto in una chiesa è una riga di imbarazzo purissima. Per fortuna che ad ogni inizio capitolo c’è un riassuntino di otto righe dei capitoli precedenti. Voto: 5 – –

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