SCAFFALE VINTAGE. Per chi non l’avesse capito “lo scaffale” di questa settimana esplora la sezione romanzo storico presente tra le novità. E visto che in 1849 di Evangelisti è emerso quell’ambiguo personaggio di Pellegrino Rossi, come possiamo dimenticare una lettura preziosa di qualche anno addietro come Ore 13: il Ministro deve morire (Bur, 1974)? Un romanzo scritto con arcigna arguzia e soave prosa dal “divo” Giulio Andreotti che eleva l’ambigua, democristianissima ante litteram, figura del Rossi al servizio di Pio IX nello Stato Pontificio del 1848, come martire di un’italianità nascente fin troppo entusiastica da sembrar vera (e infatti storicamente Giulio porta artificiosamente a sé il Rossi come nemmeno fece nella Dc con Fanfani). Andreotti definisce il politico e diplomatico dalle tre nazionalità (svizzera, francese, italiana) il “pioniere della nuova concezione dell’uomo europeo”: rivoluzionario con Murat nel 1815, docente di diritto per vent’anni tra Parigi e Ginevra, poi ambasciatore di Francia presso la santa sede nel ’46 e infine primo ministro del papa, fino al suo assassinio sulla scalinata della Cancelleria di Roma il 15 novembre del ’48 che darà il la alla Repubblica Romana. L’agile romanzetto prevede un’ouverture con il racconto delle vicende sociopolitiche che hanno attorniato il Rossi tra anni venti e quaranta, con tanto di maliziosi intermezzi sentimentali e debolezze culinarie del nostro. Poi quando si avvicina l’ora (sconosciuta) della sua violenta morte ecco scavalcare elegantemente il dettaglio del sangue per seguire la detection à rebours del nobile funzionario Zappoli che scoverà misteriosi testimoni e memorandum sulle ragioni che portarono all’uccisione del Rossi. Il libello si assapora nella sua deliziosa fluidità di stile, nell’esauriente sommarsi di analisi e controanalisi storiche, nella costruzione minuziosa dell’agire del protagonista e di colui che ne segue le tracce. Rintracciabile spesso sui banchetti dell’usato. Secondo di quattro romanzi storici scritti dall’ex premier DC tra le decine di saggi pubblicati in 60 anni. Con tutti gli incarichi ufficiali (e non) svolti in vita che Andreotti sapesse anche scrivere bene logora chi non l’ha mai saputo fare (semicit.) Voto: 7