Quattro chilometri di lunghezza, un perimetro di 28 e un’area coperta di due chilometri quadrati e mezzo. Si tratta del Marree Man, l’uomo di Marree o Gigante di Stuart, un grande geoglifo raffigurante un aborigeno nel gesto di lanciare un boomerang ritrovato oltre 20 anni fa in una zona isolata del sud dell’Australia. Dall’epoca si sono fatti appelli e sono state offerte cospicue ricompense per far venire allo scoperto l’autore, ma mai nessuno si è fatto avanti. Si è tornato a parlare del Marree Man in questi giorni grazie alla testimonianza di una foto scattata dalla Nasa che, come riporta Newsweek, ha mostrato che l’opera di land art è ancora integra. È del 2013, infatti, il primo campanello d’allarme. Sempre da una foto a colori della Nasa i contorni del Marree Man sembravano allora essere appena visibili.
La comunità del luogo si disse preoccupata e nel 2016 venne avviato un restauro per riportare l’opera al suo originale splendore. Gli esperti addetti al restauro hanno creato un sistema di scanalature parallelo ai bordi dell’uomo di Marree arando il terreno in modo da trattenere l’acqua per far attecchire in futuro la vegetazione. Il mega geoglifo fu scoperto casualmente nel 1998 da un pilota che sorvolava la zona. Ricordiamo, infatti, che stiamo parlando di un luogo estremamente isolato nell’outback meridionale australiano, raggiungibile dopo una settantina di chilometri di strada leggermente battuta in mezzo alla polvere dal paesino di Marree, a sua volta un crocicchio di baracche con nemmeno un centinaio di abitanti. L’immagine che la Nasa ha scattato nel giugno scorso sembra confermare che il restauro ha attecchito e probabilmente in futuro l’uomo di Marree potrebbe diventare contornato di “verde”.