Sono 119 le persone salvate in 24 ore, tra giovedì e venerdì, dalla Sea Watch 3 che, adesso, sta cercando un porto verso il quale dirigersi per far sbarcare i naufraghi, tra cui ci sono anche diverse donne e minori. Il primo intervento, il più importante dal punto di vista numerico, è avvenuto nella mattinata di giovedì, quando la nave della ong che interviene in caso di naufragi nel Mediterraneo ha intercettato un gommone con 60 migranti a bordo a circa 24 miglia dalle coste libiche. Di questi, 53 sono di sesso maschile e 7 femminile, di cui 31 minori. Un intervento avvenuto poco dopo che l’equipaggio aveva documentato un respingimento da parte della Guardia Costiera libica di circa 150 persone che si trovavano a bordo di due gommoni.
Dopo il primo intervento, la nave si è messa alla ricerca della seconda imbarcazione in difficoltà segnalata da Moonbird, l’aereo da ricognizione a disposizione della ong. Anche questa si trovava in zona Search and Rescue (Sar) libica con 17 persone a bordo, tra cui 10 uomini e 7 donne, di cui 9 minorenni. Tutti sono di nazionalità libica.
L’ultimo soccorso, invece, è avvenuto in zona di competenza maltese e ha portato al salvataggio di 42 persone in preda al panico, di cui alcune a rischio ipotermia: “L’equipaggio di Sea Watch – scrive la ong in un comunicato – giunto sul posto ha prestato una prima assistenza, attendendo l’arrivo delle autorità maltesi che nel frattempo si erano assunte la responsabilità dell’intervento. Tuttavia, le drammatiche e precarie condizioni delle persone a bordo hanno reso necessario un salvataggio immediato. Le persone sono ora tutte al sicuro a bordo della nostra nave. Sea Watch non ha ancora ricevuto alcuna risposta alle comunicazioni ufficiali inviate dal ponte rispetto ai soccorsi effettuati”.