L'11 gennaio la manifestazione per tenere alta l’attenzione sui tentativi di controllo del sistema giudiziario locale. Per l’Italia presenti Anm, Medel (Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés) e il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni
La legge lede l’autonomia dei giudici, prevede pesanti sanzioni per “chi critica nomine e fa attività politica” e l’esclusione dei magistrati che nuocciono al funzionamento del sistema di giustizia”. È passata alla Camera e, anche se deve ancora arrivare al Senato, ha già suscitato proteste anche a Bruxelles. E ora i giudici polacchi hanno deciso di convocare una marcia silenziosa l’11 gennaio a Varsavia, dalla Corte Suprema al Parlamento, per tenere alta l’attenzione ripetuti tentativi di controllo da parte del governo sul sistema giudiziario locale, attraverso prepensionamenti anticipati con agevolazione di nuove nomine filo-governative, frequentissime azioni disciplinari e attacchi pubblici nei confronti della magistratura. Una serie di azioni culminate proprio con la recente approvazione della legge in un ramo del Parlamento, voluta dai populisti di Diritto e giustizia (Pis), che alle elezioni di ottobre hanno vinto con oltre il 43% dei consensi.
A fianco della rete di organizzazioni attive sul tema (Iustitia democracja, Themis judges association, Defensor Iuris, Pro Familia, Free Courts, Lex Super Omnia, Family judges association) per l’Italia saranno presenti, Luca Poniz, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Vito Monetti, già presidente di Medel (Magistrats Européens pour la Démocratie et les Libertés) e Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e fondatore di Eumans, il movimento paneuropeo di iniziativa popolare creato per raggiungimento degli obiettivi Onu sullo sviluppo sostenibile.
A Varsavia Cappato raccoglierà assieme agli organizzatori della manifestazione adesioni all’Iniziativa dei cittadini europei formyrights.eu, per la creazione di un meccanismo imparziale di valutazione per verificare l’applicazione dei valori europei da parte degli Stati membri a proposito dello Stato di diritto. “L’Unione europea – spiega Cappato – deve dotarsi degli strumenti per intervenire in materia di diritti fondamentali con almeno pari forza di quanto può fare in materia di parametri economici”. Per l’esponente radicale quanto sta accadendo in Polonia rappresenta “un attacco alla libertà di tutti i cittadini europei” e “se l’Unione europea dovesse tollerare una simile violazione dei propri valori fondanti da parte di uno Stato membro – che sia la Polonia, l’Ungheria, l’Italia o un qualsiasi altro Stato – sarebbe colpita irrimediabilmente la speranza stessa di un’Europa capace di difendere la democrazia e il diritto”. Cappato, poi, sottolinea “quanto sia importante che il governo e le maggioranze parlamentari non abbiano un potere diretto per imporre decisioni ai giudici o alla Corte costituzionale. Tragicamente, è proprio ciò che sta accadendo in Polonia“.
(nella foto Jarosław Aleksander Kaczyński, leader del partito di maggioranza Diritto e giustizia)