Le indagine erano state aperte per verificare la correttezza della riassegnazione della casa della Difesa al marito militare alla fine dell'incarico al governo della Trenta. Dagli accertamenti non è emersa nessuna ipotesi di reato
La Procura militare di Roma ha archiviato il fascicolo d’indagine aperto sull’appartamento in zona San Giovanni in Laterano assegnato all’allora ministra della Difesa Elisabetta Trenta e riassegnato, una volta terminato l’incarico al Ministero, al marito, l’ufficiale dell’esercito Claudio Passarelli. Dalle indagini, dirette da Antonio Sabino, non è emersa nessuna ipotesi di reato militare. Così il fascicolo, a modello 45, senza indagati né ipotesi di reato, aperto per verificare la correttezza della riassegnazione è stato definitivamente chiuso. Trenta e marito, intanto, hanno lasciato San Giovanni. Ora vivono nella casa di proprietà dell’ex ministra al Prenestino: il trasloco è avvenuto il 7 gennaio, quattro mesi dopo la fine del suo incarico al ministero.
Il caso era scoppiato a metà novembre scorso, quando il Corriere della Sera ha rivelato che Trenta aveva “mantenuto la casa di servizio chiesta quando era ministro facendola assegnare al marito“. Secondo quanto scritto allora dal quotidiano di via Solferino, per occupare quell’appartamento in zona San Giovanni in Laterano l’ex ministra pagava solo 141,76 euro di canone mensile che arrivavano a 314,95 euro includendo anche la rata per l’utilizzo dell’arredamento. Allora la Trenta si era difesa dicendo: “Lasceremo l’appartamento nel tempo che ci sarà dato per fare un trasloco e mettere a posto la mia vita da un’altra parte. Sono una cittadina come gli altri, chiedo e pretendo rispetto”.
Trenta è stata scelta come ministro della Difesa in quota Cinquestelle nel governo Conte 1 ed è rimasta in carica fino al 5 settembre 2019, giorno del giuramento secondo governo Conte.