Il militare iraniano è stato uno dei principali avversari sul campo degli uomini del Califfato, sia come capo delle forze speciali della Repubblica Islamica impegnate in Siria e Iraq che come coordinatore delle azioni delle varie organizzazioni satellite sciite in tutta l'area mediorientale
Come preannunciato da alcuni attori internazionali impegnati nella lotta allo Stato Islamico, l’uccisione del generale delle Forze Quds iraniane, Qassem Soleimani, in seguito a un raid americano, avrà un impatto anche sul contrasto alle azioni dell’organizzazione terroristica. Secondo quanto riporta la Bbc, le Bandiere Nere guidate dal nuovo Califfo, Ibrahim al-Hashim al-Quraishi, hanno esultato per la morte del generale di Teheran in un comunicato diffuso sui loro canali web.
I terroristi hanno definito l’uccisione come un atto di intervento divino che fa il bene del jihad, senza però fare alcun riferimento agli Stati Uniti. Questo perché il generale iraniano è stato uno dei principali avversari sul campo degli uomini del Califfato, sia come capo delle forze speciali della Repubblica Islamica impegnate in Siria e Iraq che come coordinatore delle azioni delle varie organizzazioni satellite sciite in tutta l’area mediorientale. Non a caso, la conseguenza immediata della sua morte, in seguito alle proteste del governo iracheno, è stata la sospensione delle operazioni anti-Isis in Iraq da parte della coalizione a guida Usa e dell’addestramento dei militari iracheni per ragioni di sicurezza.
Lo Stato Islamico, sfruttando l’eliminazione di uno dei suoi principali avversari sul campo e il successivo caos creatosi in particolar modo in Iraq, dove da mesi è tornato a crescere il numero degli attentati rivendicati dai seguaci di Abu Bakr al-Baghdadi, vede nella nuova instabilità mediorientale un’opportunità per compiere nuovi attacchi e provare anche ad allargare nuovamente la propria sfera d’influenza.