C’è un posto in cui a gennaio – tra attaccapanni oppressi da sciarponi e paltò e telegiornalisti eccitatissimi per la possibile neve sulla spiaggia di Tortoreto Lido – si può godere dell’occasione di vedere piedi gnudi che inforcano infradito, tizi arrossati e sudaticci dentro camicine smanicate o peggio hawaiane che non usavano nemmeno quando usavano, bicchieri di spuma bionda sui tavolini sistemati quasi sulla battigia. In quello stesso posto sanno più di altri cos’è che tira davvero più di un carro di buoi.
Risposta sbagliata numero uno: non è un villaggio turistico con animazione Eden sul Mar Rosso. È Pineta, paese balneare di mare un po’ livornese e un po’ pisano con incredibile dignità di Comune, inventato da Marco Malvaldi prima per i libri e poi per la tv con la complicità del regista Roan Johnson. Pineta, come sanno in molti, ha il suo motore industriale al Bar Lume, il suo Csi in un gruppo di 4 vecchietti che lì giocano a carte e la sua peculiarità in un rapporto omicidi/abitanti che quello di Aosta con capo della Mobile Rocco Schiavone gli fa vento.
La risposta sbagliata numero due è che quello che tira per davvero, come insegna dalla notte dei tempi l’Unanime Consesso dei Vecchi Giornalisti Infallibili, sono le tre S: sangue, soldi, sesso.
A Pineta, in effetti, come si potrà vedere da lunedì 13 su Sky Cinema, di sangue ne scorrerà di nuovo parecchio, mantenendo così vivo il testa a testa con Acapulco e il resto della Bassa California: c’è il sangue di due morti ammazzati, quello di un cervo (“A me le bestie morte crude mi fanno impressione” dice il più buzzone dei vecchietti un po’ prima di fare il ragù per le pappardelle), quello dei Bimbi, i quattro vecchini che non stanno mai fermi e che infatti dopo una nottata di bagordi – mezzi briai o briai mézzi, differenza non da poco per chi se ne intende – si schiantano in macchina. I soldi, poi: fiumi, vortici, borsate intere di banconote, trasferimenti di denaro sui livelli dell’indice Cac 40 faranno girare la testa alla gente di Pineta in particolare per il fatto che la spiaggia del paese è stata scelta per la final four di beach volley. E qui ci starebbe la terza esse, se fosse Miami. Invece è Pineta e quindi tutto è ammantato di amore: quello passeggero di Beppe (Stefano Fresi) per una pallavolista, quello inespresso e soprattutto inespressivo dell’agente Govoni (Guglielmo Favilla) per il commissario Fusco (Lucia Mascino), quello di Gino il Rimediotti, il tirchio dei vecchini (Marcello Marziali) per l’impiegata di un’agenzia di scommesse dove tutti vogliono giocare alla fortuna puntando sulle partite del campionato di beach volley. E sopratutto l’impetuoso amore del questore Tassone (Michele Di Mauro) per tutto ciò che si può ingurgitare: in ordine non completo di comparizione granite ai gusti improbabili, seme (i semi di zucca) sbucciate sulla scrivania della questura, il cacciucco, mezzo buffet dell’inaugurazione del torneo di pallavolo, il ragù di cui sopra.
Infine l’amore per uno sport come il beach volley. “Rifatevi l’occhi” è il consiglio spassionato di Emo (Alessandro Benvenuti), il più perfido dei vecchietti, che significa più o meno: prestate bene attenzione alla bellezza travolgente delle giocatrici in campo che potrà cambiare il vostro modo di vedere il mondo. Più brevemente Emo si dirà “sconvolto per quanta topa olimpica” c’è sul rettangolo di gioco.
Questo è il limite massimo dello spoiler concesso perché il titolo della serie è pur sempre I delitti del Bar Lume e quel migliaio di battute sparse in 90 minuti non deve distrarre da un giallo scritto quasi come la maestra Agatha, con tutti gli indizi davanti agli occhi e lo scioglimento finale un po’ grazie alla commissaria Fusco il cui problema principale durante le indagini è superare – senza mandarlo a spigare – il questore eroso dal dilemma se a mezzogiorno è meglio fare una seconda colazione o direttamente il pranzo; e un po’ grazie ai vecchini che volenti o nolenti – ma più volenti – sono sempre in mezzo alle palle, sia nel senso del beach volley sia no. E così la tagline della faccenda rischia di diventare quella di una simil-quarantenne che al cospetto degli anziani verbosi confessa al fidanzato con tono speranzoso: “Amore, speriamo di mori’ giovani”.
Il thriller nel thriller rimanda alla seconda puntata di questa nuova ministagione del Bar Lume: è tornato il Viviani, il titolare del Barre. Chi conosce la storia, sa che era finito in Argentina, alla ricerca di una vita più avventurosa, modo romantico per dire che non moriva dalla voglia di crescere il piccolo Ampelio avuto dalla Tizi (Enrica Guidi), che, già che ci siamo, non dà segni di voler diminuire nemmeno nel 2020, alla settima stagione, il suo livello di incazzatura. Massimo Viviani (Filippo Timi) è tornato perché c’è un lutto che lo riguarda. Sembra una morte dalla spiegazione semplice. Tanto più che come direbbe il questore Tassone sulla scena di un crimine “la vittima non è un problema perché ormai è morto”.
Il ruolo dello special guest è affidato a Bobo Rondelli, cantautore-rocker-artista e riassunto vivente dello spirito di Livorno, autore della samba hit di Pineta Budel tu ma’ (e se ‘un c’è tu ma’, budel tu pa’, recita la struggente strofa). A lui è affidata, in un momento drammatico, anche una battuta col vocativo rivolta alla polizia: “O merdeeeeee”. Le e sono state contate.
Le due nuove storie de I delitti del BarLume saranno disponibili anche in 4K HDR con Sky Q satellite e anche on demand su Sky e NOW TV.
Donne con le palle – Lunedì 13 gennaio, alle 21.15 su Sky Cinema Uno / Ritorno a Pineta – Lunedì 20 gennaio, alle 21.15 su Sky Cinema Uno
Cast: Filippo Timi, Lucia Mascino, Alessandro Benvenuti, Atos Davini, Massimo Paganelli, Marcello Marziali, Enrica Guidi, Stefano Fresi, Corrado Guzzanti, Michele Di Mauro, Guglielmo Favilla, Daniele Marmi, Paolo Cioni, Alessandro Giallocosta.