Si ricuce lo strappo tra l’esecutivo italiano e il Governo di Accordo Nazionale libico di Fayez al-Sarraj. Dopo il rifiuto, l’8 gennaio, del capo del governo di Tripoli di incontrare Giuseppe Conte, a causa del meeting, poche ore prima, con il suo avversario in Libia, il generale Khalifa Haftar sostenuto da Russia, Emirati Arabi ed Egitto, il presidente del Consiglio ha incontrato a Palazzo Chigi il suo omologo sostenuto dalle Nazioni Unite. Una riappacificazione che si riassume in una frase pronunciata dal capo del governo italiano: “Noi non abbiamo agende nascoste”, rispondendo così a chi aveva ipotizzato il tentativo di far incontrare a sorpresa i due avversari, pochi giorni fa. Poi Conte auspica un maggiore coinvolgimento dell’Unione europea, per non lasciare il Paese in mano alle ingerenze internazionali.
Conte: “Intervento dell’Ue è la massima garanzia per il futuro della Libia”
Il presidente del Consiglio ha esordito il suo intervento in conferenza stampa rivendicando la “coerenza” dell’Italia sul dossier libico, segnando quindi la riappacificazione dopo i contrasti dei giorni scorsi: “Possiamo rivendicare, come Italia e governo in particolare, una posizione lineare e coerente nel linguaggio, nelle azioni e negli obiettivi – ha dichiarato – L’Italia ha sempre linearmente, coerentemente lavorato per una soluzione politica, per contrastare l’opzione militare, ritenendo l’opzione politica l’unica prospettiva che possa garantire al popolo libico benessere e prosperità. Non abbiamo altri obiettivi, non abbiamo agende nascoste”.
Parole che da un lato rappresentano una mano tesa verso l’alleato al-Sarraj e, dall’altra, lanciano una frecciata ad altre potenze internazionali come Russia ed Egitto, ad alleati Nato interventisti, come la Turchia, e, addirittura, ad altri Paesi membri dell’Unione europea, come la Francia. Conte, nel suo discorso, ha mantenuto la linea del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che meno di una settimana fa ha partecipato a un incontro sulla Libia con i suoi omologhi di Francia, Egitto, Grecia e Cipro al Cairo, rifiutandosi di firmare il documento finale perché troppo sbilanciato su posizioni anti-Sarraj: “Ci adopereremo sempre più per un coinvolgimento ancor maggiore dell’Unione europea perché siamo convinti che questo intervento offra la massima garanzia di non rimettere le sorti future del popolo libico alla volontà di singoli attori. È la massima garanzia che si possa offrire oggi all’autonomia e all’indipendenza del popolo libico”. Tradotto: solo l’Ue unita, senza spaccature interne, può diventare un attore credibile e determinante nel dossier libico. E a questo proposito, il presidente del Consiglio, terminato il bilaterale, ha sentito telefonicamente il presidente francese, Emmanuel Macron, a cui ha ribadito l’importanza di un coordinamento a livello europeo.
Il presidente del Consiglio ha dichiarato che il governo è “estremamente preoccupato per l’escalation. Gli ultimi sviluppi stanno rendendo il Paese una polveriera con forti ripercussioni, temiamo, sull’intera regione”. Bisogna “assolutamente fermare il conflitto interno e le interferenze esterne“. Un obiettivo, questo, a cui sta lavorando insieme a Di Maio per arrivare a un “immediato cessate il fuoco per indirizzare il conflitto verso una soluzione politica”. Poi ha annunciato: “Abbiamo concordato (con al-Sarraj, ndr) di istituire una commissione per completare il processo delle compensazioni che si è bloccato nel 2014 con la guerra”.
Il premier ha poi concluso con un commento riguardo al recente incontro con Haftar: “Ho espresso tutta la mia costernazione per l’attacco, il 4 gennaio scorso, all’accademia militare di Tripoli”, ha dichiarato. E ha poi annunciato le sue prossime trasferte nella regione: “Lunedì sarò in Turchia, martedì in Egitto, ma ho già programmato colloqui telefonici con leader di governo e presidenti di vari Paesi che sono coinvolti nello scenario libico. Voglio continuare a tessere questa tela che deve portarci a una soluzione pacifica”.
Al-Sarraj: “Pronti al cessate il fuoco se Haftar si ritira”
Il premier libico risponde alle dichiarazioni di Conte e si dice d’accordo sulla necessità di un immediato cessate il fuoco, come auspicato anche da Mosca e Ankara, che, però, non ha ottenuto il benestare di Khalifa Haftar: “Accogliamo con piacere l’iniziativa di Russia e Turchia per un cessate il fuoco e sempre disponibili ad accogliere qualsiasi tipo di iniziativa possa andare in questa direzione. La condizione è il ritiro della parte che attacca, che non sembra disponibile a ciò”. In Libia, continua, “assistiamo a diversi crimini da molto tempo, crimini che vanno avanti nel silenzio collettivo. Ci sono stati molti morti, molti feriti e molte persone costrette alla fuga a causa di azioni militari che hanno avuto come obiettivo i civili”.
Il capo del Gna auspica anche che nuovi indizi sulla strada da seguire per arrivare alla pace arrivino dalla conferenza di Berlino, come dichiarato anche dal governo italiano, dimostrando così sintonia con le posizioni di Roma: “Siamo estremamente convinti della bontà della conferenza di Berlino – ha detto – che tende a ripristinare il processo politico che per noi è molto importante e apprezziamo gli sforzi in questa direzione, con il coinvolgimento della Germania ma anche di Paesi vicini a noi come l’Algeria e la Tunisia“.
E come l’Italia al-Sarraj ha ribadito il ruolo determinante svolto da Paesi terzi nel prosieguo del conflitto: “Confidiamo che questa iniziativa possa porre fine all’offensiva di cui soffriamo e che si traduce anche nell’invio di armi e supporto militare di Paesi terzi alla fazione che attacca. Ci auguriamo che possa aiutarci a porre fine a ciò. Sappiamo che ogni Paese mira sempre a difendere i propri interessi ma ciò può essere fatto in maniera etica, morale e giusta, perciò siamo costretti ad assumere una posizione difensiva e difendere i nostri diritti”.
I mercenari del Wagner Group lasciano la prima linea. Putin: “Spero nella tregua”
Nasir Ammar, comandante delle forze del governo di Tripoli, ha dichiarato all’agenzia di stampa turca Anadolu che i mercenari del Wagner Group, considerati vicini al governo russo e schierati a sostegno delle truppe del generale Haftar, si sono ritirati dalla linea del fronte. Una rivelazione che, se confermata, sarebbe in linea con le recenti dichiarazioni del presidente russo, Vladimir Putin, che dopo il recente incontro con Recep Tayyip Erdoğan ha chiesto un cessate il fuoco dalla mezzanotte di domenica. I contractor, secondo il militare, stanno facendo rientro in elicottero a Jufra: “Quelli che restano sono lì per controllare il ritiro”, ha spiegato ribadendo che il cosiddetto “Esercito nazionale libico include nei suoi ranghi i mercenari russi della Wagner, le milizie sudanesi dei Janjaweed, e poi mercenari egiziani, emiratini e sudanesi”.
E anche oggi, in seguito all’incontro avuto con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, Putin ha ribadito di sperare che “l’appello di Russia e Turchia per una tregua in Libia venga ascoltato”: “Conto molto che a mezzanotte, come abbiamo esortato con Erdogan, le parti in contrasto cesseranno il fuoco e smetteranno le ostilità. Poi vorremmo tenere con loro ulteriori consultazioni”, ha dichiarato. Poi si è anche esposto in favore della conferenza di Berlino, a patto che “tutte le parti prendano parte al processo”.
E a chi gli ha chiesto conto dei contractor russi in territorio libico, il capo del Cremlino ha risposto: “Se ci sono dei russi in Libia non rappresentano lo Stato e non sono pagati dalla Russia. Con Erdogan abbiamo parlato anche del problema dei mercenari e speriamo che dopo la nostra intesa si interrompa questo flusso in Libia, anche dalla Siria“.