Due mesi da Sardina in cui il movimento ha conosciuto una crescita che nemmeno gli organizzatori del primo flash mob di Bologna potevano immaginare. Una forza che, però, Mattia Santori dice che non potrà mai diventare un partito, ma svilupparsi più come cane da guardia della politica: “Uno dei nostri compiti è riconoscere la buona politica – racconta in un’intervista a La Stampa – Non sostituirci ai partiti”. E confessa: “Sono un moderato di sinistra, ma le Sardine secondo me non lo sono. Perché raccogliamo consenso trasversale”. Poi lancia una piccola sfida a Matteo Salvini, definendo l’imminente voto per le Regionali in Emilia-Romagna in un referendum pro o contro il leader della Lega, un po’ come fu per Matteo Renzi nel 2016: “Per lui è un crocevia importante. Se invochi un referendum a tuo favore e lo perdi, è uno smacco. Sarebbe l’inizio di un’inversione di tendenza”.
Dopo aver raccontato la propria nuova vita da leader o, quantomeno, faccia delle Sardine, tra selfie, persone che lo fermano per strada e qualche insulto sui social, si passa subito a parlare del voto regionale del 26 gennaio che in molti hanno definito determinante per le sorti del governo Pd-M5s. “Cosa succede se Salvini vince? Nelle città in cui lo ha fatto sappiamo da chi ci vive che c’è un’attenzione diversa ai temi sociali, alla cultura, alle associazioni. Ma la vera domanda è: cosa succede se in Emilia la Lega perde?”. E qui espone la sua idea di un voto salvinicentrico che rischia di diventare un’arma a doppio taglio per il capo del Carroccio.
Ma se gli si chiede se il nuovo movimento nato dall’idea del gruppo bolognese sia destinato a collocarsi nello spazio politico della sinistra, Santori frena: “Escludo che le Sardine possano diventare un partito. La componente più forte del movimento è progressista, ma non lo possiamo definire ufficialmente di sinistra. Le piazze sono libere“. Poi aggiunge: “Si può essere una forza politica anche senza avere candidati”. E il prossimo step per le Sardine sarà un approccio più “propositivo”: “Si sta avvicinando una nuova fase, più propositiva, dove sceglieremo temi e battaglie. Tipo la democrazia digitale“.