Ospite da Lucia Annunziata a Mezz'ora in più, uno dei fondatori del movimento che ha riempito 200 piazze in tutta Italia ha risposto così alla proposta del segretario dem Nicola Zingaretti: "Il Pd si è messo in discussione, sono l'unico partito che ci ha ascoltato, per noi però è troppo presto per capire se partecipare a questa fase"
Le elezioni in Emilia Romagna? “Speriamo di non avere 20 anni di Salvini”. Il Movimento 5 Stelle? “Siamo diversi geneticamente”. Il Pd? “L’unico che ci ha dato ascolto, è un partito che si è messo in discussione”. Il Governo Conte 2? “Serve discontinuità col passato”. Il futuro delle Sardine? “A marzo presenteremo una proposta di organizzazione nazionale”. Parola di Mattia Santori, uno dei fondatori del movimento che ha riempito oltre 200 piazze negli ultimi due mesi e che, ospite di Lucia Annunciata a Mezz’ora in più, ha spiegato quale saranno le prossime mosse delle Sardine e chiarito il loro rapporto con i partiti. Il tutto anche e soprattutto alla luce della proposta arrivata nelle scorse ore dal segretario dem Nicola Zingaretti, che ha annunciato lo scioglimento del Pd dopo le regionali e la conseguente nascita di un nuovo partito aperto alla società civile e ai movimenti come le Sardine.
Una proposta che Mattia Santori non rispedisce al mittente: “Il Pd si è messo in discussione e gli va dato atto. È il partito che ci ha dato più ascolto e mostra un’apertura vera verso di noi – ha detto – Per noi è troppo presto per capire se partecipare a questa fase, noi siamo in fase di gestazione. Anche il Pd deve capire come presentarsi in questo processo di rinnovamento. Sicuramente – ha aggiunto Santori – ci ha fatto riflettere l’idea di Zingaretti, è positivo”. Più netta la posizione sull’attuale governo, perché a sentire il fondatore delle Sardine non c’è il necessario cambio di passo rispetto all’esecutivo Lega-M5s, specie per quanto riguarda determinate tematiche: “Il Governo Conte non è nato in una condizione facile, partendo ad agosto con una finanziaria difficile da fare – ha spiegato Santori – ma non si nota discontinuità rispetto al modo gretto di fare politica sulla sicurezza di Salvini, secondo il ‘sentiment‘ che sento in giro e che posso riferire. Sembra – ha concluso Santori – di essere tornati a quando la sinistra non faceva la legge sul conflitto di interessi di Berlusconi, una volta andata al governo”.
La critica a Salvini, ovvero il punto fondante delle Sardine, è anche il punto di partenza per l’analisi sul prossimo voto in Emilia Romagna: “Dopo 20 anni di berlusconismo vogliamo 20 anni di salvinismo o vogliamo che in Emilia Romagna si inizi una strada nuova?” si è chiesto Santori, secondo cui le regionali del 26 gennaio sono “una prova per noi Sardine, dobbiamo abituarci a leggere la società che abbiamo davanti. Il risultato delle elezioni – ha sottolineato – ci farà capire se l’abbiamo saputa leggere oppure no, se siamo pronti a fare politica anche nella difficoltà. Se vince Salvini bisogna vedere se siamo pronti a fare politica, non solo a criticare i politici”. E se Salvini perdesse? “La sconfitta faciliterebbe processo di rinnovamento che è iniziato nella sinistra, per questo l’elettorato ha una scelta decisiva da fare” ha aggiunto Santori.
Non ci sono dubbi, invece, sulla differenza tra le Sardine e il Movimento 5 Stelle: “C’è una differenza genetica. Noi abbiamo una componente che è contro l’antipolitica. Noi chiediamo di riconoscere la buona politica” ha spiegato Santori, che poi quando si è trattato di anticipare le prossime mosse delle Sardine ha annunciato che il mese delle novità sarà marzo, quando è stato programmato un appuntamento che le Sardine non vogliono chiamare congresso: “Allo Spin Time (stabile occupato a Roma, ndr) abbiamo definito un calendario – ha ricordato Santori – Dopo il voto in Emilia si apre una terza fase, per tornare a una dimensione nazionale e dare una struttura al movimento. Ci prenderemo il mese di febbraio per dialogare con i territori – ha detto – e arrivare a fare una proposta di organizzazione a inizio marzo, per lanciare un messaggio unitario, non frammentato, dare delle linee guida, creare dei referenti, iniziare a capire una linea politica dalle tante sfaccettature del movimento”.