Il provvedimento è assai tecnico, ma gli effetti sono stati chiari a chiunque abbia percorso la A14 all’altezza di Pescara dal 18 dicembre scorso ad oggi, giorno in cui il ministero delle Infrastrutture potrebbe accettare le proposte di Autostrade e riaprire il viadotto Cerrano, alto quasi 90 metri, alla circolazione dei mezzi pesanti decongestionando la Statale Adriatica, impazzita per il passaggio dei tir nel piccolo borgo di Silvi Marina. Sono due le “criticità” in materia di sicurezza accertate negli ultimi 18 mesi dagli ispettori del Mit guidati da Placido Migliorino, il “mastino” che i dirigenti della concessionaria volevano “tenere a bada” con i report sui ponti che la procura di Genova considera ‘addolciti’ e ‘addomesticati’: lo scivolamento del terreno che preme così sui piloni, le stampelle che si spostano e la tenuta antisismica delle cerniere temporanee che tengono insieme le campate.

È tutto contenuto nel provvedimento con cui il gip di Avellino, Fabrizio Ciccone, ha disposto il “divieto assoluto di transito” dei mezzi pesanti nell’ultimo mese e che è seguito a quello di sequestro delle barriere dei viadotti, disposto dopo una perizia legata alla strage di Acqualonga, quando un bus pieno di pellegrini e con i freni rotti sfondò un new jersey sulla Napoli-Canosa precipitando nel vuoto e provocando 40 morti.

Quali sono quindi, a giudizio del giudice per le indagini preliminari del Tribunale irpino, le criticità del viadotto Cerrano, tra i caselli di Pescara Nord e Pineto? “‘Le stampelle con cui è stato costruito il viadotto hanno subito spostamenti tali da rendere le superfici contrapposte, in corrispondenza della mezzeria, schiacciate l’una sull’altra…’, mentre in ‘corrispondenza delle pile… sono presenti degli spostamenti in profondità dell’ordine di 7 centimetri’“, si legge in uno dei passaggi del provvedimento. Autostrade ha replicato precisando “che lo spostamento di 7 centimetri non si riferisce alle pile, ma allo spostamento massimo del terreno nei pressi della Pila 1 registrato dalla strumentazione nell’arco di 3 anni (2016-2018)”. I piloni del Cerrano, invece, “non hanno mai raggiunto movimenti attenzionabili nel periodo considerato” e, come l’area sottostante, “sono costantemente monitorati dal punto di vista geotecnico e strutturale: sull’opera sono installati dei particolari sensori che, anche nell’ultimo anno, non hanno mai rilevato alcun tipo di movimento significativo”.

Nel provvedimento viene citata, tra l’altro, una nota che l’Ufficio ispettivo territoriale di Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva inviato alla Direzione VII Tronco di Autostrade per l’Italia. Nel documento dell’Ufficio ispettivo, spiega il giudice, “si segnala ‘la presenza di un fenomeno di gravitazione che interessa i pendii in cui è ubicato il viadotto’, il quale sta creando ‘all’interno delle strutture e delle fondazioni uno stato di coazione per il quale sono state prodotte adeguate e circostanziate verifiche globali che dimostrino la capacità del sistema strutturale di resistere'”. Tradotto: il pendio sta lentamente scivolando verso valle e fa pressione sulla parte interrata dei piloni.

Per il giudice, Autostrade non ha fornito “valutazioni documentate e rassicuranti sul raggiungimento di adeguati standard di sicurezza” e quindi “si impone necessariamente, ad avviso dell’Uit di Roma, l’applicazione di una restrizione della transitabilità dell’opera, consistente nel divieto di transito per i veicoli con massa superiore a 35 quintali in entrambe le carreggiate, intervento di contenimento dei rischi connessi alla circolazione stradale, da attuarsi fino a quando non sarà dimostrata l’ottemperanza al raggiungimento degli standard normativi”.

Nel provvedimento si legge ancora che “alla luce delle allarmanti preoccupazioni espresse dall’Uit di Roma circa le precarie condizioni di sicurezza del viadotto Cerrano” è ritenuto “assolutamente necessario, per mitigare i rischi connessi al diffuso ammaloramento dell’opera, intervenire con un intervento di limitazione del carico verticale massimo che potrà transitare sul viadotto in questione”.

“Ciò – aggiunge il gip di Avellino – avuto riguardo, da un lato, alle imponenti dimensioni del viadotto, alto ben 89,7 metri e con l’interferenza della sottostante presenza di una strada, dall’altro, al mancato rilascio dell’autorizzazione sismica al progetto di risanamento presentato da Autostrade per l’Italia, che non consente di ritenere adeguati ai fini della sicurezza gli interventi provvisionali di messa in sicurezza ipotizzati da Autostrade in assenza della prescritta autorizzazione sismica”.

Tutto nasce da tre visite ispettive del ministero delle Infrastrutture eseguite il 19 settembre 2018, il 5 luglio e il 25 novembre scorsi. Nel provvedimento il giudice, citando una nota dell’Ufficio ispettivo territoriale di Roma del Mit, sottolinea che “non è ancora pervenuta all’Uit, ‘sebbene già richiesta nel 2018, la necessaria documentazione che dimostri il raggiungimento di adeguati standard di sicurezza in relazione alle criticità segnalate nel corso delle visite eseguite”. Oggi Autostrade deve consegnare al Mit una nuova relazione sulla struttura, ai fini dell’eventuale riapertura ai mezzi pesanti su sollecitazione dei territori e della Regione Abruzzo, visto il caos che si è creato sulla viabilità ordinaria.

Oltre alle fondamenta, infatti, il Cerrano, a parere degli ispettori ministeriali, presenta un altro problema: “In particolare – scrive il gip – erano stati ‘riscontrati ammaloramenti avanzati, costituiti da ossidazione delle parti metalliche e deformazione di singoli componenti delle cerniere di taglio’, mentre il progetto di risanamento presentato da Autostrade per l’Italia al competente Ufficio del Genio civile per la prescritta autorizzazione sismica, era stato ‘oggetto di osservazioni e richiesta di chiarimenti che di fatto hanno sospeso l’iter autorizzativo”. Di conseguenza, scrive ancora il gip, “anche gli interventi provvisionali ipotizzati dalla società concessionaria ‘per il tempo strettamente necessario alla disinstallazione e conseguente manutenzione delle cerniere presenti, non possono ritenersi adeguati almeno sino a quando non sarà acquisito il richiamato parere antisismico’”.

Autostrade, nella nota in cui smentisce il movimento delle pile, spiega anche che “a seguito di una “verifica di sicurezza globale” recentemente effettuata sul ponte e inviata al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti lo scorso 11 dicembre 2019, oggi sono stati inviati” al Mit “anche gli approfondimenti tecnici relativi alle fondazioni e alle cerniere, realizzati rispettivamente da un pool di esperti dell’università La Sapienza e dall’Istituto Italiano della Saldatura. Anche queste analisi hanno confermato la sicurezza statica della struttura”.

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