L’8 gennaio l’Alta corte d’appello del Bahrein ha confermato le condanne a morte di Mohamed Ramadhan Issa Ali Hussain e Hussain Ali Moosa Hasan Mohamed, giudicati in primo grado responsabili di un attentato dinamitardo in cui, il 14 febbraio 2014, rimase ucciso un agente di polizia.
Moosa, impiegato d’albergo, venne arrestato una settimana dopo; Ramadhan, addetto alla sicurezza dell’aeroporto internazionale del Bahrein, il 20 marzo.
Durante gli interrogatori nella sede del Dipartimento per le indagini criminali, i due uomini vennero torturati per giorni: Moosa sottoposto a pestaggi e a scariche elettriche, Ramadhan picchiato e sospeso a testa in giù. Alla fine, Moosa si arrese a “confessare” e a incriminare Ramadhan.
Il processo di primo grado si concluse il 29 dicembre 2014 con la condanna a morte, confermata in appello il 27 marzo 2015 e in Cassazione il 16 novembre dello stesso anno. Nel marzo 2018 l’Unità per le indagini speciali inviò all’ufficio del Procuratore un memorandum contenente le conclusioni di un gruppo di medici del ministero dell’Interno, che confermavano le denunce di Ramadhan sulle torture subite.
Correttamente, il 22 ottobre 2018 la Corte di Cassazione annullò la sentenza e chiese all’Alta corte d’appello di rifare il processo.
Siamo arrivati agli ultimi giorni. Nonostante lo stesso governo del Bahrein abbia ammesso che almeno uno dei due imputati era stato torturato, la condanna a morte di Moosa e Ramadhan è stata confermata. Ora si torna nuovamente in Cassazione.