Quei lividi lungo il corpo non erano stati provocati da una caduta casuale ma con ogni probabilità dal pestaggio di quel poliziotto che lo aveva arrestato durante un furto in un cantiere di Bagno a Ripoli, in provincia di Firenze. Mercoledì 8 gennaio il Tribunale del capoluogo toscano ha condannato a quattro anni l’appuntato del commissariato di Empoli che avrebbe preso a calci e pugni un 53enne romeno, che stava rubando in un cantiere edile, e a tre anni e due mesi il poliziotto che aveva redatto e firmato il verbale di arresto in cui quei lividi, ecchimosi e dolori al torace venivano spiegati con una casuale caduta durante il fermo. Le accuse erano rispettivamente di lesioni gravissime e di falso ideologico aggravato per il presunto autore del pestaggio e solo di falso per il pari grado che ha falsificato il verbale. L’inchiesta della Procura di Firenze era partita dopo la denuncia della dottoressa che aveva curato il 53enne dopo l’arresto. A seguito della lettura della sentenza da parte della presidente del collegio dei giudici, Lisa Gatto, uno dei due poliziotti imputati ha aggredito verbalmente il pm Giacomo Pestelli: “È soddisfatto per questa indagine capolavoro?” gli ha urlato contro. L’accaduto ora è al vaglio del procuratore capo Giuseppe Creazzo, che valuterà se aprire un fascicolo sulla vicenda. I due poliziotti, che non sono mai stati destinatari di misure cautelari, sono tutt’ora in servizio.
Il pestaggio e il verbale falso – La vicenda risale al 17 giugno 2013: i poliziotti di Empoli da tempo erano sulle tracce di una banda di ladri dei cantieri edili e, dopo l’ultimo appostamento, quello era il giorno scelto per il blitz nella zona di Bagno a Ripoli, quartiere a sud est di Firenze. L’uomo, con precedenti per furto, viene arrestato in flagranza ma durante il fermo avviene la colluttazione con il poliziotto. Dopo qualche ora la vittima finisce all’ospedale di Empoli con ferite e lividi sul lato sinistro del corpo, uno su una tempia e le fratture della costola. Non solo: la dottoressa sarà costretta a una “splenectomia”, ovvero l’esportazione della milza rotta. Il racconto del 53rnne al medico non lascia spazio a interpretazioni: “Quel poliziotto mi ha battuto” dice mimando il gesto dei cazzotti. Il verbale del commissariato di Empoli, però, racconta tutta un’altra storia, ovvero di ferite provocate da una caduta casuale durante l’arresto: “Nel momento in cui tentava di darsi alla fuga – scrivono i poliziotti toscani – inciampava su un cumulo di materiale metallico per carpenteria cadendoci rovinosamente sopra a faccia in avanti e poi, dopo essersi rialzato, nello scomposto tentativo di proseguire la fuga, cadeva nuovamente su un cumulo di puntelli in ferro” prima di essere “immobilizzato”. La dottoressa però si era insospettita per l’entità delle ferite sul corpo e aveva denunciato tutto in Procura.
Le indagini – La Procura di Firenze aveva aperto un’inchiesta al termine della quale i due poliziotti erano stati rinviati a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare. Durante il processo, i due appuntati hanno sempre respinto le accuse confermando la versione del documento ufficiale, ovvero che la vittima si fosse ferita cadendo da un ponteggio mentre lo stavano bloccando. Il pm Giacomo Pestelli però aveva creduto alla versione del romeno e della dottoressa chiedendo 15 anni per il sovrintendente che eseguì l’arresto e 6 anni per il collega: “Quando un criminale è nelle mani dello Stato, lo Stato deve sempre e comunque tutelarlo – aveva detto il pm fiorentino nella requisitoria finale – qui invece c’è stata solo una violenza gratuita”. Una tesi a cui hanno creduto i giudici del collegio fiorentino – Lisa Gatto, Franco Attinà e Sabina Gallini – che in primo grado hanno condannato i due poliziotti rispettivamente a 4 e 3 anni e 2 mesi di reclusione, oltre a 33mila euro di provvisionale da versare all’uomo che si era costituito parte civile.