Un'ala gonfiabile connessa a un generatore di terra da un cavo in plastica ad elevate prestazioni: è l'idea in sviluppo da parte dell'Unione europea per abbattere i costi di produzione dell'energia eolica, aumentando nel contempo l'efficienza rispetto alle classiche pale eoliche
In un futuro non troppo distante produrre energia pulita e soprattutto rinnovabile in Europa potrebbe non costare molto, grazie a un progetto finanziato dalla comunità europea nell’ambito del piano Horizon 2020. L’idea è semplice quanto geniale: sostituire le attuali pale eoliche con “aquiloni”, ali gonfiabili cioè, connesse a terra a un generatore a tamburo, tramite un cavo in plastica ad elevate prestazioni. In questo modo si abbatterebbero i costi di produzione, trasporto e funzionamento, aumentando al contempo la produzione energetica.
Nello sviluppo sono coinvolte diverse realtà industriali e accademiche francesi, tedesche e olandesi, con a capo l’Università di Delft. Le ali in sviluppo potranno salire fino a 500 metri di altezza, dove i venti sono molto più forti, per sfruttare in maniera efficiente tutte l’energia dei venti, diminuendo al contempo i costi e l’impatto ambientale rispetto alle attuali pale eoliche.
Il sistema, già messo a punto e in fase di test dal 2017, è facile da utilizzare e richiede appena una giornata di apprendimento da parte degli operatori. Inoltre un aquilone volante utilizza il 10% del materiale necessario per una turbina eolica, come ha spiegato il coordinatore del progetto, Roland Schmehl, della Delft University of Technology. “E poiché l’intero sistema si inserisce in un piccolo contenitore per il trasporto e il generatore è a terra, è più facile da installare e manutenere“.
L’aquilone opera in “cicli di pompaggio”: in una prima fase infatti l’aquilone decolla, salendo fino alla massima altezza consentita, in veloci manovre trasversali alla direzione del vento. In questo modo tira con forza il cavo a cui è connesso azionando così un generatore a tamburo. Una volta giunto alla massima altezza, l’aquilone viene poi recuperato per essere quindi lanciato nuovamente.
Il lancio commerciale dovrebbe ormai essere all’orizzonte, inizialmente puntando soprattutto a servire le comunità più isolate e non connesse alla rete elettrica principale. Nell’estate del 2017 infatti è già stato finalizzato un primo sistema pilota in grado di produrre 100 kW, sufficienti per alimentare fino a 200 piccole abitazioni. La soluzione inoltre si è rivelata relativamente silenziosa, visivamente discreta e abbastanza sicura anche per uccelli e pipistrelli.
I ricercatori stanno ora raccogliendo ulteriori dati al fine di definire con più precisione l’impatto ambientale. Nel frattempo Schmehl e due suoi colleghi, amministratori delegati rispettivamente di uno spin-off della Delft University e di un consorzio di cinque aziende partecipanti alla ricerca, hanno già depositato il brevetto della soluzione in Olanda, e avviato il processo per un brevetto europeo, puntando a essere pronti per il mercato entro la fine del 2020.