Il senatore di Forza Italia, presidente dell’organo parlamentare che deve esprimersi sulla richiesta di autorizzazione a procedere per Salvini, ha messo al voto l’acquisizione delle carte sullo stato di salute dei migranti e si è espresso affossando tale istanza. Poco prima aveva confermato per domani la riunione dell'ufficio di presidenza nonostante l'assenza di Grasso. Il senatore M5s Crucioli: "Ha teso un trabocchetto ai colleghi"
Hanno abbandonato la riunione della Giunta per le immunità del Senato. Il motivo? Il voto decisivo di Maurizio Gasparri, che dell’organo parlamentare è il presidente e quindi da prassi non partecipa alle votazioni. E infatti solo stamattina il berlusconiano si era definito “una specie di arbitro“. Eppure è stato proprio il suo voto a provocare la bagarre durante la riunione della commissione a Sant’Ivo alla Sapienza: i senatori della maggioranza, infatti, hanno lasciato i lavori sul caso Gregoretti per protesta. E adesso attaccano il senatore di Forza Italia. “Tutta la maggioranza ha ritenuto di abbandonare questa riunione della Giunta perché il presidente Gasparri, che fino a ieri ha detto che questo è un organo giurisdizionale e imparziale, si è comportato in maniera più politica degli altri, perché ha messo al voto una istanza istruttoria molto importante per valutare i documenti sulla salute dei migranti soprattutto dopo lo sbarco. La richiesta è finita a parità di voti e lui ha ritenuto di respingerla, votando anche lui con una parte politica ben precisa”, ha spiegato Elvira Evangelista, capigruppo del M5s in Giunta. Che poi ha sintetizzato meglio la sua posizione: “Sto accusando Gasparri di non essere stato un presidente imparziale“. Ma andiamo con ordine.
La convocazione nonostante l’assenza di Grasso – La Giunta per le immunità aveva cominciato poco dopo le 17 la quarta riunione sul caso Gregoretti. I senatori devono decidere se proporre o meno all’aula di Palazzo Madama di mandare a processo Matteo Salvini, come richiesto dal tribunale dei ministri di Catania che all’ex ministro dell’Interno contesta l’ipotesi di accusa di sequestro di persona per il mancato sbarco di 131 migranti a bordo della nave militare nel luglio del 2019. Sul tavolo c’era la richiesta da parte del Movimento 5 stelle di chiarimenti sul rinvio del voto per l’autorizzazione a procedere contro il leader della Lega da parte della Giunta, per via dello stop delle attività del Senato, dal 20 al 24 gennaio, per le Regionali in Emilia Romagna e Calabria del 26. Il presidente Gasparri ha risposto che il problema del calendario sarà esaminato nell’ufficio di presidenza della Giunta stessa. Solo che Gasparri ha deciso di convocare l’ufficio di presidenza domani, martedì 14 gennaio, nonostante l’assenza Pietro Grasso. Il capogruppo di Leu, che è anche segretario dell’ufficio di presidenza, è negli Stati Uniti in missione con la commissione Antimafia: con lui c’è anche un altro membro della Giunta, il grillino Mario Michele Giarrusso. A sentire il senatore M5s Mattia Crucioli Gasparri era a conoscenza da tempo dell’assenza di Grasso e di Giarrusso. E anzi avrebbe garantito ai due esponenti della maggioranza che non avrebbe posto ai voti alcuna decisione sul caso Gregoretti durante la loro assenza. Per questo motivo Crucioli al fattoquotidiano.it parla di un “trabocchetto teso da Gasparri ai colleghi. Aveva garantito a Grasso e Giarrusso che in settimana non ci sarebbero state votazioni e quindi potevano partecipare alla missione della commissione Antimafia negli Stati Uniti. Il suo è un comportamento partigiano“.
Il voto decisivo dell’arbitro – Proprio Crucioli ha involontariamente causato il secondo incidente della giornata in Giunta: quello che ha fatto scoppiare il caos. Il senatore, infatti, ha avanzato la richiesta di ulteriore istruttoria, cioè acquisire agli atti i documenti sullo stato di salute dei migranti bloccati sulla Gregoretti. “Una richiesta – spiega il senatore – che non era dilatoria ma posta anche nell’interesse di Salvini. Solo che in modo irrituale Gasparri l’ha posta ai voti”. È a quel punto che il presidente della Giunta ha partecipato a sorpresa alla votazione. E il suo voto è stato fondamentale visto che dieci senatori si sono espressi a favore della produzione di nuovi documenti, mentre altri dieci hanno votato per il no: un pareggio perfetto, e alla fine Gasparri ha optato per rigettare la richiesta di ulteriore istruttoria. “È un vero e proprio colpo di mano- attacca Crucioli – Non era mai accaduto prima che fosse umpedito di acquisire un elemento fondamentale per la decisione“. Anche i renziani attaccano Gasparri, con Italia viva che fa notare come il berlusconiano “da arbitro” sia “diventato giocatore, prendendo parte in modo del tutto irrituale alla votazione. È ormai evidente che mentre noi, come sempre abbiamo detto, vogliamo davvero vedere le carte e solo sulla base di quelle decidere se l’ex ministro dell’Interno vada fatto processare, dall’altra parte ci sia un chiaro intento di strumentalizzare la vicenda”.
La difesa di Gasparri: “Ufficio di presidenza non vota. Io sì” – Gasparri, però, si difende e sostiene di aver darto assicurazioni a Grasso e Giarrusso solo “per la votazione finale del 20”, mentre sulla convocazione dell’ufficio di presidenza spiega che “non è un organo in cui si vota. Come avviene nella conferenza dei capigruppo, ci sarà una proposta prevalente. Se non verrà raggiunta l’unanimità, la questione verrà posta in Giunta”. Sul suo voto decisivo per bocciare la richiesta di Crucioli, il berlusconiano rivendica: “Io ho facoltà di votare, in quanto componente della Giunta sono anche il relatore del caso, e se avessi ritenuto ch mancavano determinati documenti e c’era bisogno di un approfondimento avrei dovuto dire io, per primo, in quanto relatore, che non ero in condizione di fare una proposta perché mancavano dei documenti, mentre per me è sufficiente così. Se avessi voluto fare una cosa furba, oggi potevo dichiarare chiusa la discussione generale e mettere in votazione la mia relazione. Il numero legale nella Giunta è di 8 membri su 23. E’ un regolamento che non ho scritto io. Invece non l’ho fatto, per la correttezza che mi lega al calendario che abbiamo votato all’unanimità a dicembre e che prevede il voto il 20 gennaio”. Un tono molto diverso da quello usato a Un giorno da pecorà su Rai Radio1: “Se secondo me alla fine si voterà il 20 gennaio o dopo le regionali? Non lo so, io sono rispettoso. Rispetto la Giunta nelle sue decisioni, sono una specie di arbitro“. In questo caso non ha resistito nel tirare due calci al pallone.