I campioni d’Italia campioni d’inverno. Non fa una grinza. La Juventus chiude il girone d’andata davanti a tutti, anche e soprattutto all’Inter di Antonio Conte che fin qui le ha tenuto testa giornata dopo giornata. E lo fa grazie a una vittoria pesante, fuori casa contro la Roma: 2-1, gol di Demiral e Cristiano Ronaldo in apertura, inutile il rigore di Perotti. La sfida dell’Olimpico se però da una parte spezza l’equilibrio in classifica, assegna il titolo del giro di boa e significa tanto in chiave scudetto, mostra anche come i bianconeri potrebbero mai perderlo: da soli.
Dall’inizio del campionato, da sempre, si declama la superiorità della Juventus. È sempre più chiara col passare delle giornate: mentre l’Inter comincia ad avere il fiato corto per impegni e infortuni, la Juve non sente fatica. Le stesse assenze che hanno mandato in fibrillazione Conte, a Sarri non hanno fatto quasi né caldo né freddo: senza Sensi, Barella e Sanchez l’Inter ha perso gioco e centrocampo, i ko di Chiellini, Khedira, Douglas Costa sono stati solo incidenti di percorso. Nel passaggio cruciale della Champions a dicembre l’Inter ha lasciato quattro punti pesanti (Roma, Fiorentina, oltre ad aver buttato la qualificazione europea), a Torino del doppio impegno quasi non si sono accorti. Dalla panchina Conte non ha pescato nemmeno un gol in tutta la stagione (come solo la Spal ultima in classifica), Sarri con i sostituti spesso e volentieri risolve le partite. Vuoi per la qualità dei titolari, vuoi soprattutto per la profondità della rosa, la Juventus è semplicemente più forte dell’Inter, figuriamoci della Lazio che pure si è iscritta di diritto alla corsa scudetto con l’incredibile striscia di dieci vittorie consecutive.
Questa superiorità si è vista anche domenica sera a Roma. In una delle partite più difficili del campionato, i bianconeri hanno fatto subito due gol, hanno dominato per quasi un’ora. Eppure hanno rischiato di pareggiare. Dalla metà del secondo tempo in poi hanno sbagliato tutto ciò che potevano sbagliare: un rigore regalato da Alex Sandro, almeno tre nitide occasioni in contropiede a campo aperto, caterve di stop e passaggi sbagliati persino nei minuti di recupero, quando c’era solo da gestire e far scorrere il tempo. La Roma, pasticciona, poco in vena, colpita dal grave infortunio di Zaniolo (rottura del legamento crociato: stagione finita e con tutta probabilità addio Europeo), non è riuscita a completare la rimonta, che forse non avrebbe nemmeno meritato. Ma la sensazione di una partita dal valore strano resta. Il doppio vantaggio iniziale l’ha condizionata in entrambi i sensi: ha agevolato sicuramente il dominio bianconero, così come ne ha probabilmente determinato anche il calo finale. Fisiologico, per certi versi comprensibile quando si è sopra di due reti praticamente dal primo minuto. Però la vecchia Juve, quella di Allegri (e prima ancora di Conte), quella che ha vinto otto scudetti di fila spesso con largo anticipo, non mollava di un centimetro. Mai. Si può dire lo stesso anche della Juve di Sarri, che per la terza volta in carriera si laurea campione d’inverno ma fin qui non ha mai vinto lo scudetto?
L’unica certezza per adesso è che la Juventus è davanti a tutti. Che è la squadra più forte. E che, anche ammesso che l’Inter (e mettiamoci pure la Lazio) riescano davvero a reggere su questi ritmi fino alla fine, soltanto da sola, con propri errori, disattenzioni, timori, può essere battuta. A Roma ha vinto, ma in fondo ha mostrato anche come potrebbe perdere.