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Libia, i sette punti dell’accordo sottoposto a Sarraj e Haftar. Il generale contrario alla composizione della Commissione Militare

Il risultato finale rimarrà in bilico fino alla mattina del 14 gennaio, termine ultimo che si è preso l'uomo forte della Cirenaica per decidere sull'eventuale firma dell'accordo. Sarraj ha invece già firmato

“Dichiarazione finale congiunta dei partecipanti ai dialoghi di pace interni alla Libia”. S’intitola così il documento di pace preparato nel corso del vertice di Mosca a cui hanno partecipato Fayez al-Sarraj, il premier del Governo di Accordo Nazionale (Gna) sostenuto dalle Nazioni Unite a Tripoli, e il generale Khalifa Haftar. Il risultato finale rimarrà in bilico fino alla mattina del 14 gennaio, termine ultimo che si è preso l’uomo forte della Cirenaica per decidere sull’eventuale firma dell’accordo. Sarraj ha invece già firmato.

Dopo varie indiscrezioni, il documento per intero – ancora in una bozza con diverse cancellature – è stato pubblicato, via Twitter, dal giornale online The Libya Observer. È suddiviso in sette punti ed è il frutto della mediazione turca e russa. Se fino a prima della nuova avanzata dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), fedele ad Haftar, Francia e Italia hanno avuto un ruolo nel cercare di costruire una cornice di trattativa tra il generale e Sarraj, oggi le diplomazie europee sono state scalzate da Recep Tayyip Erdogan, come garante del Gna, e da Vladimir Putin, come garante di Bengasi.

Prima dei punti dell’accordo, il documento specifica che gli obiettivi della trattative sono mantenere confini e sovranità dell’attuale Libia, evitare la soluzione militare per risolvere la questioni interne al Paese e soprattutto rilanciare l’impegno dei belligeranti nel combattere il traffico di esseri umani (scritto in grassetto) e il terrorismo internazionale.

Nei primi tre punti, il documento prevede la dichiarazione di un cessate-il-fuoco dalla mezzanotte del 12 gennaio, il ripristino di una situazione normale per i civili di Tripoli e l’ingresso in città dei convogli umanitari. Il documento s’impegna a ristabilire delle condizioni di vita normali per i civili della capitale, una delle città dove le conseguenze dell’offensiva di Haftar sono state più drammatiche. A conferma della distensione, il 12 gennaio, giorno previsto per l’inizio della tregua, Nasser Ammar, capo della Special Military Operations Room Support Force – Tripoli (Sft), gruppo armato a sostegno di Fayez al-Sarraj, ha dichiarato all’agenzia turca Anadolou che stavano smobilitando i mercenari russi del gruppo Wagner, impegnati in prima linea a Tripoli al fianco di Bengasi, proprio a seguito dei negoziati. Stima la presenza di almeno 500 persone, insieme ad altri mille Janjaweed, controverso gruppo armato più volte usato dall’ex presidente Omar al-Bashir per reprimere le proteste in Sudan (sempre pro-Haftar). Da un lato sembrano esserci le condizioni per allentare la tensione, dall’altro fa da controcanto l’annuncio della Camera dei deputati di Tobruk di chiedere un intervento armato egiziano a sostegno di Haftar.

Il quarto punto, ancora in rosso nella bozza, è uno di quelli su cui la trattativa è più serrata. “Designare i membri della Commissione militare (5+5) così come previsto dal piano di azione dell’Unsmil (la missione Onu in Libia, ndr) allo scopo di: stabilire la linea di confine tra gli schieramenti; monitorare l’andamento del cessate-il-fuoco; assicurare la stabilità del cessate-il-fuoco”. È un punto difficile perché è quello decisivo per capire quanto la tregua può durare.

Il formato delle trattative finora condotte dalle parti è stato più snello, con solo Russia e Turchia coinvolte (il formato “2+2”, cifra che indica le parti attive nelle trattative per ogni fronte), mentre invece in questo caso verrebbe richiamato in causa Ghassan Salamè, rappresentante Onu in Libia, che inevitabilmente è una parte in causa, visto il suo supporto per Sarraj. È uno dei motivi per i quali Haftar ha preso tempo.

Il quinto, sesto e settimo punto prevedono la costituzione di gruppi di lavoro misti per operare sulla tenuta degli accordi di pace in riunioni da fare in un luogo che ancora non è stato previsto dalla bozza. In un primo tempo era stata indicata Mosca, nome in seguito cancellato dalla bozza.