Cresce e attrae sempre più persone alla ricerca di lavoro. E nel 2019 gli arrivi sono stati più numerosi da Roma che da Napoli. Così Milano torna a numeri che non faceva registrare da trent’anni: a fine dicembre, gli uffici anagrafe del capoluogo lombardo hanno censito 1.404.239 residenti. Era dal 1990 che la città non faceva segnare un numero così alto di persone registrate all’anagrafe.

Nell’ultimo anno – sono pendenti ancora circa 10mila domande di residenza – sono stati contati oltre 40mila nuovi arrivi. La loro provenienza è variegata, ma il dato che colpisce sono i trasferimenti da Roma. Hanno trasferito le loro valigie dalla Capitale in 1.898, un numero maggiore di quanti sono arrivati da Napoli (1.442) o da città vicine come Pavia (995) o Monza (1.465). Segno di una ‘attrazione’ che non conosce più flussi demografici solo dal Mezzogiorno. La parte più corposa, in ogni caso, restano gli arrivi dall’estero: lo scorso anno sono stati 12.537. “Milano sta godendo di un momento di particolare luce – spiega l’assessora ai Servizi Civici, Roberta Cocco, a Repubblica – È polo attrattivo, e noi vogliamo far sì che i servizi rispondano alle esigenze dei nuovi milanesi”.

Allo stesso quotidiano spiega Alessandro Rosina, docente di Demografia e statistica sociale dell’università Cattolica, come la crescita di Milano abbia bisogno di sostegno per continuare: “Chi viene qui, viene in Europa. Con una grande differenza, però, rispetto a Parigi o Berlino, che alle spalle hanno Paesi che sono dinamici come Francia e Germania. Questo a Milano non c’è ed è come se l’Italia e la città siano due percorsi separati”. Con un rischio, secondo il docente: che a lungo andare “imploda la bolla” soprattutto se “a questo sviluppo non si accompagna una crescita ‘endogena’: le nascite a Milano sono in calo, è un tema da affrontare”. Nel 2019, infatti, la città ha registrato il peggior dato di nascite dal 1919: appena 9.671 bambini venuti alla luce, mai così pochi nell’ultimo secolo.

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