Si tratta di 53 appartamenti quasi ultimati dalla ditta di D'Aniello, l'uomo della prescrizione dell'indagine Gori e della barca per la quale è indagato il procuratore di Avellino D'Onofrio. L'esposto delle associazioni ambientaliste è fermo da un anno in Procura. L'impresa fa capo a un socio di Fabio Quagliarella
C’è un esposto di 13 pagine che sollecita l’accelerazione di un’inchiesta della Procura di Torre Annunziata (Napoli) sui 52 appartamenti di housing sociale quasi ultimati in via Monsignor Bonaventura a Sant’Agnello, vicino Sorrento, e in generale su altri progetti di piano casa in costiera sorrentina. E sugli intrecci – venuti alla luce dopo il deposito dell’esposto – che ne hanno accompagnato la realizzazione. Serve pazienza e attenzione per collegare i fili di visure camerali e di notizie di cronaca giudiziaria. Il primo dato interessante è quello dei committenti: la società Shs, controllata dall’attaccante della Sampdoria Fabio Quagliarella e dall’ingegnere Antonio Elefante, tecnico di riferimento di alcuni dei più noti e facoltosi imprenditori della costiera sorrentina e dell’area stabiese, tra i quali l’armatore di Msc Gianluigi Aponte.
La denuncia è firmata dai responsabili territoriali del Wwf e di Italia Nostra, associazione di salvaguardia dei beni artistici e naturali. Tra le pagine depositate dalle associazioni ambientaliste si intravede una domanda che meriterebbe una risposta chiara e definitiva: come è stato possibile autorizzare un intervento di edilizia residenziale di questo impatto a Sant’Agnello, mentre altri tre progetti sono stati inesorabilmente fermati o bocciati dal Tar tra le confinanti Sorrento e Piano di Sorrento, che ha fatto prevalere i vincoli stringenti di tutela del piano paesistico regionale? Dell’esistenza di un’indagine giudiziaria ne ha riferito, senza ricevere smentite, il quotidiano locale Metropolis. L’articolo fu pubblicato il 1 dicembre 2018. A distanza di tredici mesi non si registrano novità.
L’esposto del Wwf e di Italia Nostra solleva dubbi sulla regolarità della procedura utilizzata dall’amministrazione comunale retta dal sindaco Piergiorgio Sagristani per arrivare al permesso a costruire del 13 dicembre 2016. Il permesso – si legge – è basato su un’autorizzazione paesaggistica rilasciata qualche mese prima da una conferenza dei servizi alla quale hanno partecipato la Città Metropolitana di Napoli e la Soprintendenza, e su un parere del consulente legale del Comune di Sant’Agnello, l’avvocato Ferdinando Pinto. Un parere relativo alla controversa applicazione di un articolo della legge regionale 19/09, ribattezzata ‘Piano casa’ dalle cronache, una legge premiale e a tempo, più volte prorogata in aula inserendo un comma nella finanziaria di fine anno: l’ultima volta alla vigilia di Natale appena trascorsa. La questione è se sia possibile, tramite il ‘piano casa’, derogare al Piano Urbanistico Territoriale (Put) del 1987 per consentire un housing sociale – edilizia convenzionata – su un’area che il Put destina all’eventuale realizzazione di edilizia economica e popolare per sostituire vani malsani o sovraffollati . Qualcosa di completamente diverso dall’housing sociale, per le differenti fasce sociali e di reddito che l’una e l’altra tipologia intendono soddisfare.
Il professore Pinto mise a protocollo nel 2015 un parere essenzialmente interlocutorio e moderatamente ottimista. Si può fare, scrisse il legale, ma sub judice rispetto a una sentenza della Corte costituzionale ancora pendente per accertare o meno la costituzionalità di un’altra normativa in deroga al Put, inserita in una legge regionale del 2001 per il recupero abitativo dei sottotetti. Quel parere, però, fu inserito nella relazione istruttoria dell’ufficio tecnico comunale come un disco verde all’housing sociale, senza se e senza ma. Peccato che la Corte Costituzionale, nel gennaio 2016, abbia poi sentenziato in direzione opposta: non si può derogare. La sentenza è precedente all’autorizzazione paesaggistica e al permesso a costruire. È stata ignorata. E conseguentemente anche il senso del parere di Pinto ne risulta stravolto. La macchina del mattone si è comunque messa in moto, e ora la costruzione e assegnazione delle 52 abitazioni, complice anche la misteriosa assenza di ricorsi al Tar, sempre fioccati e accolti nei comuni vicini, è in dirittura d’arrivo. Così il progettista e committente, l’ingegnere Elefante, il 22 dicembre ha potuto ricevervi un ospite illustre: Gianluigi Aponte, il patron di Msc, il secondo gruppo di navigazione del mondo. La foto dell’incontro tra amici in uno degli appartamenti dell’housing sociale – pavimento rosso e ampia vetrata panoramica – è stata postata da Elefante sulla sua pagina social.
Aponte è originario di Sant’Agnello. Proprio in questo paese Msc ha realizzato, di fronte all’Hotel Cocumella, e su progetto dell’ingegnere Elefante, uno Sporting Club riservato ai dipendenti della compagnia di navigazione ma parzialmente aperto al pubblico. Una struttura di lusso con piscina, campi di calcetto, ampi spazi verdi e un centro congressi, nel quale l’amministrazione comunale organizza i suoi più importanti eventi culturali e di pubbliche relazioni. Una location utilizzata spesso anche dalla magistratura di Torre Annunziata e dal Consiglio dell’ordine degli avvocati per i propri convegni di aggiornamento professionale. Elefante è uno specialista di housing sociale e di progettazioni nate grazie al piano casa. Suo anche l’housing bocciato dal Tar in via S.Lucia a Sorrento e il piano caso sospeso, sempre dal Tar, ai Colli di S.Pietro a Piano di Sorrento. Suo anche quello che doveva sorgere a Castellammare di Stabia nell’area ex Cirio, fermo per altre ragioni contenute in un’indagine per corruzione in concorso con altri professionisti e con l’imprenditore Adolfo Greco, in carcere dal dicembre 2018 con accuse di camorra.
Invece l’housing sociale di Sant’Agnello è praticamente andato in porto. Shs ne ha subappaltato i lavori alla New Electra srl, e anche questo intreccio merita di essere raccontato: New Electra è una impresa finita in passato nel mirino della Procura di Torre Annunziata guidata dal reggente Pierpaolo Filippelli. È controllata dal dirigente di Msc, e vice sindaco di Piano di Sorrento, Pasquale D’Aniello, che finì al centro di una indagine sugli appalti truccati di Gori spa, la società del servizio idrico pubblico. Un’informativa della Finanza del 2011 suggerì ai pm di chiedere l’arresto dei principali indagati, tra cui D’Aniello, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, frode in pubbliche forniture, turbativa d’asta. Otto anni dopo quelle richieste di arresto che la Procura non volle formalizzare, il pm Rosa Annunziata ha chiesto e ottenuto dal Gip l’archiviazione per prescrizione. Con motivazioni che ribadivano però la gravità della condotta degli indagati. Il caso, scoperchiato dal Fatto Quotidiano, è finito in un’interrogazione del deputato M5s Luigi Gallo al ministro di Giustizia Alfonso Bonafede. Il parlamentare ha sollecitato l’invio di ispettori ministeriali alla procura torrese per indagare sulle ragioni della durata abnorme dell’inchiesta, fino alla morte per prescrizione. Il ministero ha risposto comunicando la decisione di non inviarli.
All’epoca, il capo degli ispettori era Andrea Nocera, un ex pm di Torre Annunziata. Si è dimesso dall’incarico ministeriale poche settimane fa, dopo aver appreso di essere indagato a Napoli per corruzione in concorso con l’armatore sorrentino Salvatore Di Leva, amministratore delegato di Alilauro Gruson, e il patron del gruppo Lauro Navigazioni, l’ex parlamentare Salvatore Lauro. Nocera è accusato di essersi messo a disposizione di Di Leva e dei problemi giudiziari del gruppo Lauro in cambio di tessere omaggio per la tratta Napoli-Capri e del rimessaggio gratuito di un gommone. Di Leva, sentito a lungo dai pm Henry John Woodcock e Giuseppe Cimmarotta, ha messo a verbale di essere amico di Nocera e di D’Aniello. E ha raccontato anche la storia della barca di D’Aniello – non indagato – lasciata in uso a un altro amico dell’imprenditore di New Electra, il procuratore aggiunto di Avellino Vincenzo D’Onofrio. Secondo la ricostruzione dell’amministratore di Alilauro Gruson, il magistrato avrebbe ‘minacciato’ Di Leva pretendendo una riparazione gratuita in cantiere dell’imbarcazione dopo un soccorso in mare. Il verbale è costato a D’Onofrio l’iscrizione nel registro della Procura di Roma con l’accusa di tentata concussione.
*L’immagine è tratta dal sito dei progettisti