Dopo l'inchiesta su Palamara che ha travolto Palazzo dei marescialli, la commissione incarichi direttivi non raggiunge l'unanimità sul nuovo capo dell'ufficio inquirente capitolino: due voti per il procuratore di Palermo uno a testa per quello di Firenze e il procuratore ad interim
Il Consiglio superiore della magistratura si è spaccato. Ancora una volta, clamorosamente, quando c’era da indicare il nuovo procuratore di Roma. Per decidere il successore di Giuseppe Pignatone, andato in pensione l’8 maggio del 2019, la commissione per gli Incarichi direttivi non è riuscita ad esprimersi all’unanimità. Al plenum del Csm arriveranno dunque tre nomi: quello dell’attuale procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, che ha ottenuto 2 voti, mentre un voto a testa è andato al capo dell’ufficio inquirente di Firenze, Giuseppe Creazzo, e all’attuale reggente della procura capitolina Michele Prestipino. Nel dettaglio Lo Voi è stato votato dai consiglieri Loredana Micciché di Magistratura Indipendente e da Michele Cerabona, laico di Forza Italia. Creazzo è stato proposto dal togato di Unicost Marco Mancinetti, mentre Prestipino da Piercamillo Davigo, leader del gruppo di Autonomia e Indipendenza. Si sono astenuti i consiglieri Mario Suriano, Presidente della Commissione e togato di Area, e il laico eletto in quota M5s Alberto Maria Benedetti.
Lo scandalo del Csm – I candidati in corsa erano tredici in totale, ma questa volta nessun voto è andato a Marcello Viola il procuratore generale di Firenze che aveva preso più voti (4) il 23 maggio scorso dalla vecchia Commissione. L’iter però venne azzerato perché nel frattempo era scoppiato l’inchiesta su Luca Palamara, che aveva coinvolto anche cinque consiglieri del Csm. Si tratta di Antonio Lepre, Paolo Criscuoli, Corrado Cartoni di Magistratura indipendente, Luigi Spina e Gianluigi Morlini di Unicost, che hanno lasciato Palazzo dei Marescialli nelle settimane successive. I cinque consiglieri aveva partecipato ad almeno un incontro notturno, il 9 maggio scorso, all’interno di un albergo romano insieme a Palamara e ai parlamentari del Pd, Luca Lotti e Cosimo Ferri, quest’ultimo poi passato con Italia Viva.
Gli incontri con Lotti e Ferri – Durante quell’incontro, intercettato dal trojan installato sul cellulare di Palamara, si discuteva appunto delle strategie da adottare per influire sulla nomina del nuovo procuratore capo di Roma. “Si vira su Viola”, disse a un certo punto Lotti, sul quale pendeva all’epoca una richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Roma nell’inchiesta sulla Consip. In pratica Lotti partecipava alle discussioni sul futuro capo dell’ufficio inquirente che avrebbe voluto processarlo: l’ex ministro è stato poi rinviato a giudizio per favoreggiamento. Durante quella riunione Lotti si esprime in maniera negativa su Creazzo, procuratore capo di Firenze titolare delle inchieste sui genitori di Matteo Renzi. “Cioè, l’ unico che se ne va… e noi te lo dobbiamo togliere dai coglioni il prima possibile“, dice a un certo punto l’allora consigliere del Csm Spina. Un altro interlocutore domanda: “Ma non ha fatto domanda per Torino Creazzo?“. Lotti è molto informato sul punto: “No, no”. “Se lo mandi a Reggio liberi Firenze“, dice Palamara. “Se quello di Reggio va Torino, è evidente che questo posto è libero – risponde Lotti – E quando lui capisce che non c è più posto per Roma, fa domanda (per Reggio Calabria, ndr) e che se non fa domanda non lo sposta nessuno, ammesso che non ci sia, come voi mi insegnate a norma di regolamento un altro motivo”.A un certo punto Ferri chiede a Palamara: “Ma secondo te poi Creazzo, una volta che perde Roma, ci vuole andà a Reggio Calabria o no, secondo voi?”. Il pm risponde: “Gli va messa paura con l’ altra storia, no? Liberi Firenze, no?”.
L’azzeramento dell’iter – Quelle intercettazioni travolsero il Csm, con i consiglieri presenti all’incontro che prima si sono autosospesi e poi erano stati costretti a dimettersi. L’inchiesta su Palamara ha travolto anche l’allora procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati, che aveva chiesto il riposo anticipato: è accusato di aver avvisato Palamara dell’inchiesta per corruzione che i magistrati di Perugia hanno aperto sul suo conto. Per questo motivo la pratica per la nomina del nuovo procuratore capo di Roma era stata annullata e riassegnata alla commissione che nel frattempo aveva cambiato la sua composizione.
Le audizioni col vicepresidente – Che la nomina del procuratore di Roma fosse fondamentale, lo testimonia il fatto che alle audizioni dei candidati ha partecipato anche il vice presidente del Csm David Ermini. Come ha raccontato Il Fatto Quotidiano hanno partecipato ai lavori pure consiglieri che non fanno parte della Commissione. Nella seduta a porte chiuse si sono visti, infatti, Giuseppe Cascini, capogruppo di Area e procuratore aggiunto di Roma, che ha ascoltato in silenzio, i laici Emanuele Basile e Stefano Cavanna della Lega, Fulvio Gigliotti, M5s. Lo tsunami che questa estate si è abbattuto sul Consiglio aleggiava tra i consiglieri ma – secondo quanto risulta al Fatto – solo uno di loro, laico, vi ha fatto riferimento esplicito. È stato Cavanna, nel silenzio generale dei togati (alcuni perché giudici disciplinari) a chiedere a Viola che opinione si fosse fatto. Il pg ha ringraziato Cavanna per la domanda e poi ha assicurato che nulla sapeva degli intrighi emersi con l’inchiesta di Perugia. Che tutto è passato sulla sua testa e che ha appreso di quelle conversazioni esclusivamente dalla stampa. Al termine dell’audizione, il presidente Suriano ha voluto precisare, quasi a voler rassicurare Viola, che le scelte della Quinta saranno prese solo su basi “oggettive”, senza influenze esterne. Oggi il responso: Creazzo mantiene il singolo voto raccolto il 23 maggio scorso dal togato di Unicost (quando lo aveva votato Morlini, che nel frattempo ha lasciato il Csm), Prestipino prende il voto di Davigo (che l’anno scorso aveva scelto Viola) mentre Lo Voi raddoppia incassando due preferenze. Zero voti, invece per Viola.