di Carblogger
Quanto è costato a Fiat Chrysler il ritardo sul processo di elettrificazione dei propulsori a un primo bilancio? 1,8 miliardi di euro, in scomode rate fino al 2023. Ma al consumatore costa per adesso soltanto 100 euro, almeno a chi intende acquistare – è il calcio d’inizio – una Fiat Panda City Cross mild hybrid rispetto a una Cross solo a benzina: prezzo di listino da 15.100 euro per la prima, da 15mila per la seconda.
Bizzarro, vero? Questi naturalmente sono solo dei numeri: sul piatto bisognerebbe mettere quanti soldi Fiat Chrysler ha allocato altrove non investendo sull’elettrificazione e quanti soldi ha perso per l’assenza di veicoli ibridi in gamma da vendere. Il bilancio finale non ce lo diranno mai, ma una cosa si può scrivere senza fare errori: Fca oggi è un gruppo a indebitamento industriale zero costretto a una fusione per darsi un altro futuro.
La storia degli 1,8 miliardi che Fiat Chrysler pagherà fino al 2023 alla Tesla elettrica di Elon Musk, per compensare la mancata riduzione delle emissioni di CO2 dei propri motori e non subire multe miliardarie da parte della Commissione europea alla fine del 2020, è stata confermata dalla banca d’affari Baird & Co.
Questo perché la Fiat Chrysler guidata spericolatamente da Sergio Marchionne fino al 2018 ha evitato di investire seriamente su motori elettrici e ibridi e su altre innovazioni che non dessero ritorno a breve, vedi accordo commerciale per guida autonoma con Waymo. Sono state scelte: navigazione a vista, azionisti e borsa in palmo di mano.
Di motori ibridi Marchionne ne aveva fatto uno solo in America sulla Chrysler Pacifica. Di elettrico uno per la Fiat 500 in California, perdendo per ogni auto venduta 14mila dollari (Marchionne dixit). Geniale quanto facile accordarsi con Musk, che andando a zero emissioni ha sempre bisogno disperato di cash.
Oggi Fca paga e incassa: Panda e 500 da febbraio sono in vendita anche mild hybrid, cioè la forma di ibridizzazione così leggera che non si va mai in elettrico nemmeno per un metro. Il sistema tuttavia permette una riduzione di consumi ed emissioni – poca, non come un full hybrid o l’ancora più virtuoso plug-in -, ricevendo però le stesse agevolazioni da regioni e comuni: dall’esenzione temporale del pagamento del bollo al parcheggio gratuito in città sulle strisce blu (fino a quando, se tanti compreranno l’ibrido pop italiano?).
Il mild costa poco al costruttore, che può tenere così bassi i prezzi al pubblico. Ma che nessuno dica sono cose cheap da Fiat: se non sbaglio, andando a memoria, il primo mild è stato utilizzato su un’Audi A8. Così è, se vi pare.