Soldi, cesti natalizi e anche prestazioni sessuali. Per una pensione d’invalidità, con tanto di certificazione medica, si era disposti praticamente a tutto. “Ormai ti conoscono tutti nel paese”, diceva un’amica ad Antonino Randazzo. E in effetti il 56enne originario di Terrasini, in provincia di Palermo, era diventato un punto di riferimento. Lui che pensionato ci era diventato ad appena 28 anni – nel febbraio 1991 – a causa di un infortunio sul lavoro. Per la sua notorietà nel 2016 si era candidato al consiglio comunale, ma non era stato eletto. Oggi invece i militari della Guardia di Finanza lo hanno arrestato assieme a Filippo Accardo, 49enne titolare di due Caf, uno a Palermo e un altro a Terrasini. “Sto facendo la lista per quell’amico”, diceva il primo chiedendo “hai altri nominativi?”. “Ora in caso te li mando”, rispondeva il secondo.
Con loro sono indagati dalla procura di Palermo altre 31 persone, tra cui molti medici che in questi giorni saranno segnalati all’Ordine. Perchè il ‘giochetto‘ era semplice e consolidato. Da una parte i “procacciatori di pazienti“, dall’altra un reticolato di medici compiacenti, patronati ben integrati oltre che di “aderenze presso l’Inps“. Tanto che i pm (l’aggiunto Sergio Demontis, il sostituto Francesca Mazzocco) avevano chiesto l’arresto anche del medico Giuseppe Lo Baido, medico di 66 anni che – da componente dell’associazione Ac-Anmic presso la commissione medica invalidi civili dell’Asl – ottenne “denaro ed utilità tra cui una prestazione sessuale“. Ma secondo il gip Piergiorgio Morosini “non può – allo stato – qualificarsi come ‘corrispettivo’ per il ruolo assunto dallo stesso Lo Baido” e anche per questo è stata respinta la richiesta di una misura cautelare.
A reggere le fila erano dunque i due arrestati, che per ogni singola pensione del valore di 1.200 euro, incassavano una provvigione pari alle prime dodici mensilità. Tanto che al momento dell’arresto i militari hanno trovato nell’abitazione di Randazzo (indagato anche per autoriciclaggio) circa 62mila euro in contanti, adesso sequestrati. “Fui io stesso con prelievi parziali di circa 2500/3000 euro a volta a consegnare la prima tranche a Randazzo”, raccontò nel 2016 un uomo che – denunciando i raggiri della moglie (beneficiaria di una falsa pensione) che nel frattempo aveva abbandonato il tetto coniugale – diede vita alle indagini. Svelando piano a piano i nomi di medici piazzati un po ovunque, autori di “certificati che stridono con la realtà dei fatti“, segnalano i finanzieri.
“Tu calcola che io gli ho dato una lista di quindi pratiche, e gli ho detto, mi devi liquidare questa, minimo ci volevano cinque sei mesi di aspettare, vedi che quello che ho fatto tu neanche te lo immagini”, confessava Randazzo a una donna. E per ogni pratica, c’era il medico adatto. A partire da un professionista – in servizio presso la casa di cura Igea di Partinico – indagato per truffa aggravata, falso ideologico e traffico di influenze. “Praticamente deve arrivare un medico per la visita, va bene? Poi ti dico pure quando viene, tranquilla è cosa nostra, come dicevano gli antichi”, rassicurava a una di loro. Da lì sono partite le indagini che hanno portato alla scoperta di alcuni falsi invalidi. È il caso di una donna, che secondo un certificato medico era “impossibilitata a deambulare” tanto da rendere “rischioso per se o per gli altri lo spostamento dal suo domicilio”. Poi gli investigatori hanno documentato mentre era alla guida di un’auto. Dopo aver parcheggiato “proseguiva a piedi interloquendo con un militare della pattuglia operante”.
Ma non sono gli unici casi limite. “Ci sono casi davvero eclatanti: persone alle quali veniva diagnosticata una cecità totale ma che poi leggevano tranquillamente o persone con certificazioni di disabilità gravi, che abbiamo visto addirittura ballare“, dice il colonnello Gianluca Angelini, comandante del Nucleo di Polizia economica e finanziaria. “Dall’indagine emerge una notevole sfiducia nei confronti dell’amministrazione pubblica, abbiamo tracciato un continuo scambio di favori preoccupante e professionisti disponibili ad accettarli”, continua il colonnello Danilo Persano, capo ufficio operazioni del Nucleo di Polizia Tributaria della Finanza.”Se consideriamo che il danno prodotto da questi soggetti ai danni dell’Inps è pari a oltre 500 mila euro – aggiunge – è possibile ritenere che l’impatto reale, nel corso degli anni, sia stato esorbitante”. Denaro che i finanzieri hanno trovato tra i conti di alcune polizze assicurative per un totale di 617.580,00 euro, tra Alleanza Assicurazioni, Poste Italiane, buoni postali e fondi di investimento nella banca di credito cooperativo Don Rizzo. Ma per cui il gip ha respinto la richiesta di sequestro.