Il 2019 si è piazzato al secondo posto dopo il 2016 per record di temperatura terrestre che entro la fine del secolo aumenteranno ancora di 3 o 5 gradi
Gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi dal 1880. Ad annunciarlo è la Nasa e la National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa): “Il decennio appena concluso è stato il più caldo mai registrato. O meglio, ogni decennio dagli anni ’60 è stato chiaramente più caldo di quello precedente”, precisa il direttore del Goddard Institute for Space Studies (Giss) della Nasa, Giss Gavin Schmidt. Nel dettaglio: rispetto al XIX secolo la temperatura è aumentata di un grado per effetto, secondo gli scienziati, dell’incremento delle emissioni nell’atmosfera di anidride carbonica e altri gas serra prodotti dalle attività umane.
Secondo le due agenzie, il 2019 si è piazzato al secondo posto dopo il 2016 per record di temperatura terrestre, confermando il trend del riscaldamento a lungo termine del pianeta. E le gravi conseguenze sono tutte sotto gli occhi: come gli incendi in Australia o il riscaldamento nella Regione Artica che è avvenuto tre volte più velocemente rispetto al resto del mondo dal 1970. Tanto che il clima, per la prima volta, è in cima ai rischi globali secondo il “Global Risks Report” del World Economic Forum, un documento che mette nero su bianco la percezione dei rischi da parte di 750 esperti ed autorità globali.
E le cattive notizie arrivano anche sulle previsioni per il futuro. Per il segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) Petteri Taalas “siamo diretti verso un ulteriore aumento della temperatura dai 3 ai 5 gradi entro la fine del secolo. Anche il calore dell’oceano è a livello record”. Tra le “vittime” del cambiamento climatico c’è anche l’agricoltura che “ha perso ha perso più di 14 miliardi di euro nel corso del decennio tra produzione agricola nazionale, strutture e infrastrutture rurali”, come spiega Coldiretti. E aggiunge: “L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli”.
Intanto gli accordi internazionali non rassicurano: alla Conferenza Onu sul clima (Cop25) tenutasi a Madrid nel dicembre scorso i 196 Paesi del mondo non sono riusciti a raggiungere un accordo complessivo sulle questioni fondamentali per contenere il riscaldamento globale. Intanto l’accordo di Parigi del 2015 già indicava la necessità di contenere l’aumento medio globale della temperatura entro 2 gradi, meglio 1,5, entro la fine del secolo proprio per evitare fenomeni meteo estremi, dalle ondate di calore, alla siccità, alle inondazioni.