I dati parlano chiaro. Sarebbe ora, in un sussulto di coraggio, financo di audacia, di restituire dignità e valore alle parole. Quando si dichiara l’emergenza climatica bisogna rassegnarsi a prendere decisioni all’altezza della situazione. L’Italia è avvolta da una cappa letale di smog, e Milano purtroppo non fa eccezione. Anzi è una delle città più inquinate d’Italia e d’Europa.
Qualcuno spera nella pioggia, un rimedio vecchio come il mondo. Qualcun altro si rassegna all’andazzo per non mettere in discussione le proprie abitudini. Noi non ci stiamo e chiediamo misure radicali perché siamo in guerra. E questa guerra vogliamo vincerla. O, almeno, provarci. E dunque: blocco del traffico e mezzi pubblici gratuiti.
A Milano si respira male, anzi malissimo. Lunedì 13 gennaio le centraline dell’Arpa hanno registrato concentrazioni di polveri sottili oltre i limiti di 50 microgrammi per metro cubo. La media di Pm10 è stata quasi del 25% superiore alla soglia. Dal 2 gennaio sono attive in città le misure di primo livello e da otto giorni si registrano valori medi di Pm10 sopra i limiti. Il Comune ha deciso di anticipare di due giorni, al 15 gennaio, le misure del secondo livello previste dal “Protocollo regionale sulla qualità dell’aria” per contrastare la diffusione delle polveri sottili. Una decisione saggia, ma insufficiente.
Con le misure di secondo livello scatta lo stop dei veicoli trasporto persone fino a Euro 4 e trasporto merci fino a Euro 3 dalle 8.30 alle 18.30 anche sabato, domenica e festivi, e trasporto merci Euro 4 dalle 8.30 alle 12.30 dal lunedì alla domenica, festivi inclusi. L’ordinanza prevede il divieto di utilizzo di generatori di calore domestici alimentati a biomassa legnosa (in presenza di impianto di riscaldamento alternativo) con prestazioni che non rispettano i valori previsti per la classe 4 stelle.
Non basta. Non basterà questa volta, non basterà la prossima. Se negli anni il livello delle concentrazioni atmosferiche degli inquinanti si è ridotto, grazie ai miglioramenti del parco auto e degli impianti di riscaldamento, la situazione precipita quando bisogna fronteggiare condizioni climatiche avverse. Come in queste settimane.
Le riforme strutturali non bastano più da sole, in tutta evidenza. E anche il governo se n’è accorto. Stefano Buffagni, viceministro allo Sviluppo economico, promette battaglia. Ursula von der Leyen, dall’Europa, assicura priorità d’investimenti alle regioni che affronteranno le sfide più grandi. Vedremo. La salute dei cittadini non può attendere.
Una cosa è certa, e lo dico senza polemica: le azioni e le scelte fatte finora sono insufficienti. Se davvero vogliamo combattere l’inquinamento, quello che stiamo mettendo in campo è troppo poco e troppo a rilento. Punto. Da qui dobbiamo partire. E Milano deve dare l’esempio.
Area C e area B non bastano più. Abbiamo bisogno di scadenze molto ravvicinate per essere efficaci. Tre milioni di alberi nel 2030 rischiano di diventare uno slogan se non investiamo in parcheggi d’interscambio, se non alziamo le tariffe di area C, e non la allarghiamo (così come previsto nei referendum del 2011) alla Cerchia filoviaria 90/91.
Rischiano di diventare uno slogan se non facciamo dell’area interna alla cerchia dei Navigli una zona a traffico limitato, se non alziamo le tariffe della sosta su strada, se non puntiamo i piedi con Regione Lombardia perché inverta la sua dissennata tendenza a depotenziare il trasporto pubblico locale e, in generale, il trasporto su ferro, se non impediamo con severe sanzioni le porte aperte nei negozi, se non salvaguardiamo ogni singola area verde della città, se non risolviamo il problema della sosta abusiva, se non facciamo funzionare i mezzi anche di notte.
A Milano entra ogni giorno quasi un milione di auto (la fonte è Giuseppe Sala). Bisogna fare qualcosa e farla subito, e scegliere tra consenso elettorale e volontà di risolvere il problema. In piena emergenza smog è dunque necessario bloccare il traffico, salvo orari ristrettissimi per rifornimento merci, e non far pagare il biglietto sui mezzi pubblici.
Sono scelte impopolari? Sono scelte necessarie. Un articolo pubblicato lo scorso dicembre dal British Medical Journal evidenzia una correlazione tra esposizione prolungata, anche sotto la soglia, alle polveri sottili e ricoveri in ospedale per insufficienza cardiaca, polmonite, aritmie, setticemia. Per non parlare degli effetti a lungo termine. Può bastare?