Il ministro degli Esteri si presenta per la prima volta di fronte al Senato, dopo il raid americano che ha portato all'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, per parlare delle missioni italiane all'estero. E sulla Libia sposa la linea già tracciata martedì sera dal presidente del Consiglio Conte che, oggi, riferisce al Copasir
“L’Italia non intende intervenire militarmente nel conflitto libico” e sostiene “con convinzione il processo di Berlino, al momento l’unica strada percorribile”. A quasi due settimane dal raid americano che ha ucciso il generale Qassem Soleimani, dopo il quale gli è stato chiesto di riferire urgentemente in aula per aggiornare il Parlamento sulla situazione delle missioni militari italiane all’estero, Luigi Di Maio parla al Senato, dettando quella che dovrebbe essere la linea diplomatica del governo nei principali fronti internazionali. E lancia anche un messaggio agli alleati all’esecutivo: “Sulle polemiche di corto respiro prevalga una visione lungimirante e condivisa, in politica estera non esistono soluzioni semplici a problemi complessi – ha detto – E non si tratta di cerchiobottismo o ingenuità. Occorre giocare in squadra. Le critiche sono legittime, in alcuni casi utili”, ma alla fine deve prevalere una posizione unitaria.
Il ministro degli Esteri si rivolge così ai senatori, dopo il vertice di ieri sera a Palazzo Chigi tra il governo e i capigruppo di maggioranza e opposizione per discutere delle missioni militari, e ribadisce la linea di un non intervento, se non nell’ambito di una missione internazionale di pace, sulla falsa riga di quello che è stato dichiarato in mattinata dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini: “L’Unione europea, anche su impulso italiano, ha avviato una riflessione per una missione europea di monitoraggio del cessate il fuoco, naturalmente su espressa richiesta dei libici e in un quadro di legalità internazionale sancito dalle Nazioni Unite”, ha detto. “Il Mediterraneo allargato sta vivendo una fase particolarmente turbolenta soprattutto in Libia, Iran e Iraq – ha continuato – L’instabilità diffusa tocca da vicino gli interessi nazionali. Più l’Italia sarà unita e compatta tanto più riuscirà a mettere in campo un’efficace azione politica. Nel Mediterraneo non esistono scorciatoie militari che non producono soluzioni sostenibili”.
Non interventismo che, come già esplicitato nelle scorse settimane e ribadito anche martedì sera dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che oggi riferisce al Copasir, non esclude una missione europea in Libia che “sarebbe un passo importante per fermare le interferenze esterne. Gli europei sono quelli che più hanno da perdere da una Libia instabile”. “Il governo considera prioritaria la sicurezza dei nostri militari in Iraq”, ha comunque voluto ribadire rispondendo agli attacchi delle opposizioni degli ultimi giorni.
La strategia in Libia, spiega, è quella di mantenere il cessate il fuoco ed “evitare le ingerenze esterne per riportare la crisi su un binario politico”: “Auspichiamo che la tregua possa reggere sul terreno. Il fatto che Haftar non abbia ancora firmato fa capire quanto la situazione è complessa. Nessun Paese da solo può pensare di risolvere la crisi. Se siamo riusciti a stabilire la data di domenica per la conferenza politica è anche grazie all’incessante lavoro dell’Italia”.
La strategia, in Libia come in Iraq, è quella di far sedere le parti coinvolte tutte intorno a un tavolo. Questo deve accadere, dice Di Maio, nel corso della Conferenza di Berlino sul Paese nordafricano, riguardo al quale “ho proposto ai miei omologhi turco e russo, e loro hanno accettato, di lavorare insieme a un tavolo trilaterale per la Libia”, e anche con un rinnovato dialogo tra Usa e Iran: “Dobbiamo lavorare per facilitare il dialogo tra Washington e Teheran e chiediamo loro un impegno senza precondizioni” e orientato “al compromesso”. E sulle nuove tensioni Usa-Iran specifica: “L’Italia è stata informata dai più alti livelli del dipartimento Usa nelle ore immediatamente successive all’attacco”, smentendo così alcune indiscrezioni che parlavano di una mancata informativa al governo di Roma.
Zingaretti: “Italia sostenga Conte e Di Maio”. Forza Italia: “Governo discute su tema fondamentale”
A distanza, parlando al Tg2, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, detta la posizione del partito riconoscendo “il grande impegno del presidente Conte e del ministro degli Esteri in scenari di crisi drammatici” ed esorta l’Italia a “essere vicina a chi ci rappresenta così da rendere più forte la loro azione”. E in aula Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri, sostiene che “in questa fase gli Stati Uniti hanno deciso di arretrare il loro raggio d’azione nell’area del Mediterraneo e in questo quadro il nostro governo sta lavorando bene, cercando di recuperare terreno dopo che Salvini ha scelto di abbandonare, ossessionato dai flussi migratori. Ricordo solo che in questi pochi mesi i nostri ministri degli Esteri e della Difesa hanno fatto più missioni e incontri di quelli fatti in 14 mesi dal precedente governo. Fondamentale deve essere il nostro impegno nello scongiurare l’opzione militare, per la riuscita della Conferenza di Berlino e per la preparazione di una forza di pace a guida europea sotto l’egida delle Nazioni Unite“.
Critiche arrivano invece dal centrodestra, in particolare da Forza Italia che, con la capogruppo Anna Maria Bernini, dice: “Mentre i nostri militari sono impegnati in delicatissime missioni in Iraq, il ministro della Difesa prefigura un intervento internazionale della Nato, sul modello Afghanistan, e viene subito smentito dal suo sottosegretario grillino. Una polemica inopportuna e soprattutto irresponsabile, di tutto avrebbero infatti bisogno i nostri soldati, in questo grave momento di crisi, meno che di un governo diviso anche sulla politica estera”.
Mentre il senatore Paolo Romani (Fi) chiede maggiore interventismo: “Signor ministro, lei ha detto ‘no’ a ogni azione militare. Se non ci assumiamo responsabilità, non saremo protagonisti di tavoli di pacificazione e nemmeno invitati. Noi abbiamo combattuto in Afghanistan, abbiamo bombardato la Libia (ed è stato un errore gravissimo), siamo intervenuti nei Balcani imponendo la pace. La scelta non è sempre ‘no all’azione militare’ perché significa poi lasciare campo libero a chi offre diverse opzioni, si attiva su queste e sono in condizioni di farlo”.