È la crisi dell’industria la principale causa della brusca frenata dell’economia tedesca. Nel 2019 il Pil della Germania è cresciuto soltanto dello 0,6%. Molto meno del 2018 e del 2017, quando segnò rispettivamente una crescita dell’1,5% e del 2,5%. Quella annunciata dalla Destatis è la crescita più bassa degli ultimi sei anni. E per l’istituto federale di statistica tedesco i motivi vanno ricercati nella prolungata crisi dell’industria di quella che una volta era definita la locomotiva d’Europa: la produzione economica nel settore manifatturiero è diminuita del 3,6% ma ad aver contribuito al declino, scrive la Destatis, è stata soprattutto la debolezza dell’industria automobilistica.
Il rallentamento della crescita tedesca era ampiamente atteso, sia dalle previsioni sia guardando all’andamento del Pil nei primi tre trimestri del 2019, quando la Germania ha rischiato anche la recessione tecnica. Secondo le stime della Commissione Ue, Berlino è penultima per crescita tra i 28 Paesi dell’Unione europea: fa peggio solo l’Italia. Per il nostro Pil, in attesa dei dati ufficiali, è prevista una crescita di appena +0,1% dai tecnici di Bruxelles. D’altronde, le due economie sono molto integrate: ogni anno 40 tonnellate di merci prendono la via del Brennero. Nel 2018 le esportazioni italiane destinate ai tedeschi hanno toccato i 58,1 miliardi di euro (+3,8% rispetto al 2017), soprattutto semilavorati e componentistica per il settore dell’auto. Mentre il valore delle importazioni si è attestato a 70,3 miliardi di euro (+6,8% rispetto al 2017). Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna si ritagliano da sole circa 90 miliardi dell’interscambio. Ecco perché il cattivo stato di salute dell’economia tedesca non è una buona notizia in primis per l’Italia.
A trainare la modesta crescita in Germania, spiega il quotidiano economico Handelsblatt, è stato soprattutto il consumo. Spesa pubblica e privata sono aumentate di più rispetto al 2018 (+1,6 e +2,5 per cento). In particolare, scrive la versione online della testata di Francoforte, i consumi privati hanno beneficiato di un aumento dell’occupazione e dei salari, i consumi pubblici da entrate fiscali elevate grazie alla buon andamento economico fino al 2018. Anche in questo caso, la previsione per il futuro non induce però a essere ottimisti: gli incrementi di occupazione e salari si sono arrestati nell’ultimo periodo.
Un altro grande problema della Germania restano le esportazioni, che soffrono a causa del generale rallentamento del commercio mondiale dovuto ai dazi tra Stati Uniti e Cina. Guardando ai prossimi anni, mentre le tensioni tra Washington e Pechino si sono attenuate, a preoccupare sono le controversie tra l’amministrazione Usa e l’Unione europea. In questo clima di incertezza, commenta l’Handelsblatt, le aziende tedesche investono meno: l’indice di incertezza dell’Istituto per le imprese tedesche (IW) alla fine del 2019 era su livelli vicini a quelli dell’autunno 2008, quando scoppiò la crisi finanziaria globale. In più, in Germania, ad aumentare le difficoltà c’è l’emergenza del settore auto in questa fase di transizione, seguita al dieselgate, verso i motori elettrici.
Per tutti questi motivi, conclude il quotidiano economico tedesco citando le previsioni di Allianz, anche per il 2020 non è attesa una forte ripresa della Germania. Le stime parlando di una crescita di +0,6% del Pil il prossimo anno, per poi tornare sopra il punto percentuale di incremento solo nel 2021.