La spesa pensionistica ha raggiunto i 293 miliardi di euro (+2,2% su variazione annuale), arrivando a valere il 16,6% del Pil. L'Istituto sottolinea i divari: "il 36,3% dei pensionati riceve ogni mese meno di mille euro lordi". Anche di genere: le donne sono la maggioranza, ma ricevono meno della metà
Esiste “un’ampia disuguaglianza” tra i pensionati, perché “al quinto con redditi pensionistici più alti va il 42,4% della spesa complessiva”. In pratica, ricevono otto volte di più le risorse che invece vanno al “20% di quanti percepiscono i redditi pensionistici più bassi”, che pesano solo per il 5,2% della spesa totale. Lo rileva l’Istat, in base ai dati delle pensioni in Italia nel 2018, anno in cui la spesa pensionistica è aumentata, raggiungendo i 293 miliardi di euro (+2,2% su variazione annuale) e arrivando a valere il 16,6% del Pil, valore appena più alto rispetto al 2017 (16,5%), “segnando un’interruzione del trend decrescente osservato nel triennio precedente”. La disuguaglianza non è solo tra ricchi e poveri ma anche di genere: “Le donne sono la maggioranza sia come percettrici di pensioni (55,5%) sia come pensionate (52,2%)”, ma ricevono meno della metà (il 44,1%) della spesa complessiva.
L’Istat segnale che “il 36,3% dei pensionati riceve ogni mese meno di mille euro lordi, il 12,2% non supera i 500 euro”. Mentre c’è un pensionato su quattro (24,7%) che si colloca, invece, “nella fascia di reddito superiore ai 2mila euro“. Per le donne, spiega l’Istituto, “è più frequente una presenza nel segmento più povero della distribuzione dei redditi pensionistici mentre quella degli uomini cresce all’aumentare dei quintili: una pensionata su quattro (24,7%) appartiene al quinto con pensioni di importo più basso e solo il 13,2% si colloca in quello più elevato; per gli uomini, invece, tali quote si attestano, rispettivamente, al 15,3% e al 27,4%”. Lo svantaggio delle donne “si spiega con il differenziale salariale dovuto a carriere contributive più brevi e a una minore partecipazione al mercato del lavoro”.
I pensionati con redditi da pensione meno elevati, viene poi sottolineato, “risiedono soprattutto nel Mezzogiorno, dove sono più diffuse le pensioni assistenziali a svantaggio di quelle da lavoro e dove il quinto di popolazione che appartiene alla fascia di reddito da pensione più basso percepisce fino a 7mila euro lordi annui. Nel Nord la soglia sale a quasi 9 mila euro”. Ecco che “il quinto di pensionati con redditi pensionistici più elevati percepisce al Centro e al Nord-ovest oltre 27mila euro lordi annui, nelle Isole oltre 24 mila euro”.
Nel 2018, i pensionati sono circa 16 milioni, per un numero complessivo di trattamenti pensionistici erogati pari a poco meno di 23 milioni. L’Istat evidenzia che “dopo l’aumento del rapporto tra spesa pensionistica e Pil indotto dalla forte contrazione dell’economia negli anni di crisi (con un picco del 17% nel 2014), l’andamento più favorevole della crescita e il dispiegamento degli effetti delle riforme sulla spesa hanno determinato una sua riduzione fino al minimo del 16,5% nel 2017″. Il 2018 ha segnato quindi un’inversione di tendenza, con un leggero aumento.
Gran parte della spesa (265 miliardi, il 91% del totale) è destinata alle pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti, “legate a un pregresso contributivo proprio o di un familiare, a cui si aggiungono 4,2 miliardi erogati a copertura di 716mila rendite dirette e indirette erogate per infortuni sul lavoro e malattie professionali”, viene specificato. Le pensioni assistenziali (invalidità civile, pensione sociale e pensione di guerra) sono invece circa 4,4 milioni e impegnano 23,8 miliardi.