Paolo Scaroni ed Eni sono stati assolti dalla Corte d’Appello di Milano nel processo con al centro il caso Saipem-Algeria su una presunta maxitangente da 197 milioni di dollari. Assolti anche tutti gli altri imputati nel procedimento di secondo grado, inclusi i manager di Saipem e la stessa partecipata. I giudici della Corte d’appello hanno ribaltato in parte la sentenza con cui il tribunale nel settembre del 2019 aveva condannato Saipem e i suoi manager, l’ex presidente e ad Pietro Tali, l’ex direttore operativo in Algeria Pietro Varone e l’ex direttore finanziario Alessandro Bernini, e poi anche i tre imputati algerini tra cui Farid Bedjaoui, ritenuto uno degli intermediari della presunta tangente.
Tutti assolti – Tutti sono stati assolti perché il fatto non sussiste ed è stata revocata la confisca di 197 milioni di dollari, il profitto del reato, disposti in primo grado nei confronti della partecipata di Eni. La corte ha poi dichiarato inammissibile l’appello proposto dalla procura di Milano nei confronti di Eni, mentre ha confermato la sentenza assolutoria di primo grado nei confronti di Scaroni e dell’allora manager del gruppo di San Donato Antonio Vella. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.
La richiesta di condanna per Eni e l’ex ad Scaroni – Il sostituto procuratore generale di Milano, Massimo Gaballo, aveva chiesto una condanna in appello a 6 anni e 4 mesi per Scaroni, ex ad di Eni e ora presidente del Milan. L’accusa aveva invocato anche la condanna per la società petrolifera come persona giuridica ad una sanzione pecuniaria di 900mila euro e alla confisca dei 197 milioni di dollari. Secondo gli inquirenti milanesi da Saipem (partecipata da Eni) però sarebbero stati partiti i soldi destinati versato a una cerchia di politici algerini. Una maxi tangente in cambio di commesse petrolifere del valore complessivo di 8 miliardi: appalti petroliferi e per ottenere il via libera per l’acquisito di First Calgary Petroleum (FCP) che in joint-venture con la società statale Sonatrach deteneva il giacimento di gas a Menzel.
Gli altri imputati e le richieste – Per Antonio Vella, anche lui assolto dal Tribunale, erano stati chiesti 5 anni e 4 mesi. Il pg quindi aveva invocato la conferma delle condanne del primo grado: per Tali 4 anni e 9 mesi, per Varone a anni e 9 mesi, per Bernini 4 anni e un mese. E ancora: per Bedjaoui 5 anni e 5 mesi, per Ouraied 4 anni e un mese e per Habour, ritenuto il presunto riciclatore, 4 anni e un mese. Inoltre era stata chiesta sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per alcune imputazioni. Nel corso della requisitoria Gaballo aveva affermato che “risulta provato dai flussi finanziari che parte dei soldi versati sia arrivata al ministro dell’energia algerino” Chekib Khelil. Inoltre aveva aggiunto che “l’indipendenza di Saipem da Eni è totalmente smentita dai fatti” e aveva sottolineato che nelle motivazioni di primo grado c’è “una inversione a U nella parte che riguarda” la società di San Donato e i suoi manager: “Scrivono in realtà una sentenza di condanna – ha detto riferendosi alle motivazioni – e poi virano improvvisamente verso l’assoluzione”.
Le motivazioni di primo grado – Ma cosa avevano scritto i giudici del Tribunale nelle motivazioni. Che la corruzione c’era stata, ma manca la prova della corruzione dell’allora amministratore delegato e della società. “Tangenti (…) concordate nella misura di circa il 3% delle commesse aggiudicate a Saipem” in Algeria del valore di 8 miliardi di dollari avevano scritto le toghe, un “accordo corruttivo unico” raggiunto nel 2006 tra Tali e Khelil. Secondo i giudici Saipem “aveva iniziato ad ottenere i primi inviti a partecipare alle gare, avvantaggiandosi della relazione illecita intrattenuta con Khelil che, a fronte dei pagamenti ricevuti, schermati dalla galassia di società facenti capo” al suo allora segretario e braccio destro Farid Bedjaoui (il quale si avvaleva in primis di Samir Ouraied) e dei veicoli riconducibili ad Habour, aveva venduto a caro prezzo, 197 milioni di euro, la discrezionalità dell’ente nell’aggiudicazione delle commesse“. Il collegio, sottolineando che Khelil e Bedjaoui avrebbero avuto ruoli in sostanza sovrapponibili, parlando dell’allora segretario del ministro, condannato a 5 anni e 5 mesi, hanno rilevato che “è il protagonista della vicenda, unitamente a Varone e Tali”, ai quali sono stati inflitti 4 anni e 9 mesi di carcere. Sulle assoluzioni nelle motivazioni si leggeva: “Mancando la prova di un accordo corruttivo unico, difetta la prova di un coinvolgimento di Scaroni e Vella nella vicenda relativa alle commesse aggiudicate a Saipem e neppure è dato rinvenire un qualche coinvolgimento dell’Ente Eni in tale episodio corruttivo”. La vicenda, come ricostruita dalla Procura, riguardava appunto presunte tangenti per una cifra complessiva di circa 197 milioni versate al ministro dell’energia algerino e al suo entourage in cambio Al termine del dibattimento, per i giudici della IV sezione penale del Tribunale di Milano, era emersa “l’estraneità dei vertici Eni alla corruzione internazionale” e “la carenza di riscontro all’effettivo pagamento di una tangente per l’acquisizione di FCP”. Inoltre era stato rilevato che la “relazione tra Eni e Saipem (controllante/controllata)” non può determinare “una estensione alla controllante della responsabilità dipendente da reato che fa capo alla controllata”.
Giustizia & Impunità
Processo Saipem, Paolo Scaroni ed Eni assolti dall’accusa di aver pagato tangenti in Algeria. Annullata la confisca di 197 milioni di dollari
I giudici della Corte d’appello di Milano hanno ribaltato in parte la sentenza del tribunale nel settembre del 2019: assolti anche Saipem e i suoi manager, l'ex presidente e ad Pietro Tali, l’ex direttore operativo in Algeria Pietro Varone e l’ex direttore finanziario Alessandro Bernini, e poi anche i tre imputati algerini tra cui Farid Bedjaoui, ritenuto uno degli intermediari della presunta tangente
Paolo Scaroni ed Eni sono stati assolti dalla Corte d’Appello di Milano nel processo con al centro il caso Saipem-Algeria su una presunta maxitangente da 197 milioni di dollari. Assolti anche tutti gli altri imputati nel procedimento di secondo grado, inclusi i manager di Saipem e la stessa partecipata. I giudici della Corte d’appello hanno ribaltato in parte la sentenza con cui il tribunale nel settembre del 2019 aveva condannato Saipem e i suoi manager, l’ex presidente e ad Pietro Tali, l’ex direttore operativo in Algeria Pietro Varone e l’ex direttore finanziario Alessandro Bernini, e poi anche i tre imputati algerini tra cui Farid Bedjaoui, ritenuto uno degli intermediari della presunta tangente.
Tutti assolti – Tutti sono stati assolti perché il fatto non sussiste ed è stata revocata la confisca di 197 milioni di dollari, il profitto del reato, disposti in primo grado nei confronti della partecipata di Eni. La corte ha poi dichiarato inammissibile l’appello proposto dalla procura di Milano nei confronti di Eni, mentre ha confermato la sentenza assolutoria di primo grado nei confronti di Scaroni e dell’allora manager del gruppo di San Donato Antonio Vella. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.
La richiesta di condanna per Eni e l’ex ad Scaroni – Il sostituto procuratore generale di Milano, Massimo Gaballo, aveva chiesto una condanna in appello a 6 anni e 4 mesi per Scaroni, ex ad di Eni e ora presidente del Milan. L’accusa aveva invocato anche la condanna per la società petrolifera come persona giuridica ad una sanzione pecuniaria di 900mila euro e alla confisca dei 197 milioni di dollari. Secondo gli inquirenti milanesi da Saipem (partecipata da Eni) però sarebbero stati partiti i soldi destinati versato a una cerchia di politici algerini. Una maxi tangente in cambio di commesse petrolifere del valore complessivo di 8 miliardi: appalti petroliferi e per ottenere il via libera per l’acquisito di First Calgary Petroleum (FCP) che in joint-venture con la società statale Sonatrach deteneva il giacimento di gas a Menzel.
Gli altri imputati e le richieste – Per Antonio Vella, anche lui assolto dal Tribunale, erano stati chiesti 5 anni e 4 mesi. Il pg quindi aveva invocato la conferma delle condanne del primo grado: per Tali 4 anni e 9 mesi, per Varone a anni e 9 mesi, per Bernini 4 anni e un mese. E ancora: per Bedjaoui 5 anni e 5 mesi, per Ouraied 4 anni e un mese e per Habour, ritenuto il presunto riciclatore, 4 anni e un mese. Inoltre era stata chiesta sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per alcune imputazioni. Nel corso della requisitoria Gaballo aveva affermato che “risulta provato dai flussi finanziari che parte dei soldi versati sia arrivata al ministro dell’energia algerino” Chekib Khelil. Inoltre aveva aggiunto che “l’indipendenza di Saipem da Eni è totalmente smentita dai fatti” e aveva sottolineato che nelle motivazioni di primo grado c’è “una inversione a U nella parte che riguarda” la società di San Donato e i suoi manager: “Scrivono in realtà una sentenza di condanna – ha detto riferendosi alle motivazioni – e poi virano improvvisamente verso l’assoluzione”.
Le motivazioni di primo grado – Ma cosa avevano scritto i giudici del Tribunale nelle motivazioni. Che la corruzione c’era stata, ma manca la prova della corruzione dell’allora amministratore delegato e della società. “Tangenti (…) concordate nella misura di circa il 3% delle commesse aggiudicate a Saipem” in Algeria del valore di 8 miliardi di dollari avevano scritto le toghe, un “accordo corruttivo unico” raggiunto nel 2006 tra Tali e Khelil. Secondo i giudici Saipem “aveva iniziato ad ottenere i primi inviti a partecipare alle gare, avvantaggiandosi della relazione illecita intrattenuta con Khelil che, a fronte dei pagamenti ricevuti, schermati dalla galassia di società facenti capo” al suo allora segretario e braccio destro Farid Bedjaoui (il quale si avvaleva in primis di Samir Ouraied) e dei veicoli riconducibili ad Habour, aveva venduto a caro prezzo, 197 milioni di euro, la discrezionalità dell’ente nell’aggiudicazione delle commesse“. Il collegio, sottolineando che Khelil e Bedjaoui avrebbero avuto ruoli in sostanza sovrapponibili, parlando dell’allora segretario del ministro, condannato a 5 anni e 5 mesi, hanno rilevato che “è il protagonista della vicenda, unitamente a Varone e Tali”, ai quali sono stati inflitti 4 anni e 9 mesi di carcere. Sulle assoluzioni nelle motivazioni si leggeva: “Mancando la prova di un accordo corruttivo unico, difetta la prova di un coinvolgimento di Scaroni e Vella nella vicenda relativa alle commesse aggiudicate a Saipem e neppure è dato rinvenire un qualche coinvolgimento dell’Ente Eni in tale episodio corruttivo”. La vicenda, come ricostruita dalla Procura, riguardava appunto presunte tangenti per una cifra complessiva di circa 197 milioni versate al ministro dell’energia algerino e al suo entourage in cambio Al termine del dibattimento, per i giudici della IV sezione penale del Tribunale di Milano, era emersa “l’estraneità dei vertici Eni alla corruzione internazionale” e “la carenza di riscontro all’effettivo pagamento di una tangente per l’acquisizione di FCP”. Inoltre era stato rilevato che la “relazione tra Eni e Saipem (controllante/controllata)” non può determinare “una estensione alla controllante della responsabilità dipendente da reato che fa capo alla controllata”.
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Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Una mostra di fotografie che ritraggono 20 donne. Sono onorata di far parte di questa selezione. Sono tantissime le donne in Italia e nel mondo, che spesso non vengono valorizzate e consultate per le loro capacità. Questa mostra darà effettivamente valore e visibilità a 20 delle nostre eccellenze”.
Sono le parole di Martina Caironi, atleta paralimpica e Legacy specialist in Milano Cortina 2026, intervistata dall’Adnkronos alla presentazione in anteprima della mostra di Fondazione Bracco “Una vita per lo sport. Volti e conquiste delle 100esperte” che gode del patrocinio del Comune di Milano e Fondazione Milano Cortina 2026.
L’esposizione sarà allestita dal 25 febbraio al 25 marzo, in Corso Vittorio Emanuele a Milano e si colloca nell’ambito del progetto ‘100 donne contro gli stereotipi’ (“#100esperte”), ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall'associazione Gi.U.Li.A. Giornaliste, con lo sviluppo di Fondazione Bracco e con il supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea per valorizzare l’expertise femminile.
Con la sua abilità artistica, il fotografo Gerald Bruneau ha saputo immortalare l’essenza delle donne-atlete: “È stato bello lavorare con questo fotografo - dice Caironi - Ha cercato lo scatto che raffigurasse l'atleta nel gesto tecnico e nella preparazione. È importante questo tipo di rappresentazione nello sport paralimpico ed è importante che venga mostrato, senza timore, lo strumento con cui si fa lo sport, nel mio caso una protesi con una lamina, e il gesto tecnico che l'atleta paralimpico ricerca, studia, prepara”, le sue parole.
Infine, l’atleta sottolinea l’importanza di smontare lo stigma attorno alla parola ‘paralimpico’: “Abbiamo un vocabolario molto ampio e abbiamo una parola per descrivere gli atleti con una disabilità: paralimpici - rimarca - Abbiamo inoltre una parola per spiegare l'evento più importante che viene ogni quattro anni, che è la Paralimpiade. Utilizziamo questi termini senza paura. La vera discriminazione non sta nel dire ‘para’, quello è il termine corretto - avverte - La discriminazione sta nel non considerare gli atleti paralimpici degli di essere raccontati, visti ed elogiati. Questa è la vera discriminazione”, le sue parole.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Il governo Meloni sarà ricordato come il governo della fuga perenne, campioni del mondo di scaricabarile con le proprie responsabilità. Infatti dopo l’inquietante liberazione di Almasri, in cui Giorgia Meloni si è data alla latitanza - che continua - con il Parlamento, ora il governo tenta di squagliarsela anche sul caso Paragon". Così la segretaria del Pd, Elly Schlein.
"Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con il spyware Graphite, utilizzato esclusivamente da organi dello stato. È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon".
"Prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento".
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Ma nelle mani di chi siamo? Siamo nelle mani di nessuno. Ieri con un atto gravissimo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano ha secretato, oggi lei ministro Nordio viene in aula e spiattella tutto. Ma non vi siete parlati?". Così Davide Faraone al question time alla Camera dopo che il ministro Carlo Nordio ha detto in aula che "nessuna persona è stata mai intercettata dalla polizia penitenziaria" rispondendo alla domanda delle opposizioni a cui il governo ieri aveva spiegato che si poteva rispondere solo nelle "sedi opportune" ovvero il Copasir. "E allora chi aveva in uso Paragon? Quindi sono le procure ministro? Diteci una volta per tutte chi lo ha utilizzato e con quali finalità. Vergogna".
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "La Lombardia crede fortemente nel comparto del florovivaismo. I numeri sono impressionanti e danno il senso e il significato di un settore che è davvero trainante e rappresenta l’anima portante, anche in Lombardia, del settore primario. Tanti complimenti anche a Myplant & Garden, evento che fa onore al sistema fieristico lombardo e porta tanti operatori e tanta qualità in Lombardia". Queste le parole di Alessandro Beduschi, assessore all’agricoltura, sovranità alimentare e foreste di Regione Lombardia durante la conferenza organizzata da Coldiretti dal titolo 'Florovivaismo italiano. Il motore verde del Paese. Presentazione del 1° rapporto sul florovivaismo italiano - Numeri e fatti del settore'. L’incontro si è svolto all’interno di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, ospitato nei padiglioni di Fiera Milano Rho dal 19 al 21 febbraio.
"Con Coldiretti stiamo portando avanti tante battaglie. Siamo in contatto con la commissione europea e siamo fiduciosi che si apra una nuova stagione fatta di più realismo e di una valorizzazione del lavoro etico dell’agricoltore, dell’allevatore e del vivaista. Un lavoro che guardi all’ambiente, ma che non sia vincolato a un’ideologia che ha comportato una rinuncia, fortemente manifestata dai nostri agricoltori, al meccanismo fondamentale che è la pac, la politica agricola comune. Quando si mette in discussione la partecipazione degli stessi utenti alla pac vuol dire che il fallimento è certificato. Credo che in Europa, insieme a Coldiretti, riusciremo a toccare tanti temi".
Milano, 19 feb. (Adnkronos) - "Il 4 luglio, il Parlamento italiano ha approvato una legge e quindi che concretamente fissa degli obiettivi per il nostro sistema legislativo nella materia del florovivaismo. Dal primo momento dell'insediamento di questo Parlamento e di questo governo si è voluto dare una risposta ad un settore che ci veniva segnalato come un settore in grande crescita. I dati danno dimostrazione che la politica deve guardare con interesse questo settore. In questa legge quadro ci sono tutti i principi che servono a rimuovere gli ostacoli e le disparità". Queste le dichiarazioni di Mirco Carloni, presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, durante la conferenza dal titolo 'Florovivaismo italiano. Il motore verde del Paese. Presentazione del 1° rapporto sul florovivaismo italiano - Numeri e fatti del settore'.
L'incontro ha dato l'occasione per presentare il primo rapporto sul florovivaismo italiano promosso da Coldiretti, Assofloro e Myplant & Garden, e realizzato dal centrostudi Divulga grazie al quale, per la prima volta in Italia, viene fatta una fotografia chiara del settore florovivaistico. Interverranno rappresentanti delle Istituzioni e del settore per fare il punto e confrontarsi su temi strategici per il florovivaismo italiano.
All'interno di Myplant & Garden, il Salone internazionale del Verde, ospitato nei padiglioni di Fiera Milano Rho dal 19 al 21 febbraio, Carloni aggiunge: "Finalmente c'è una volontà del governo di creare un piano strategico nazionale sul florovivaismo e credo che le condizioni perché questo settore venga portato alla giusta attenzione ci siano tutte. Per quanto riguarda i capitolati non è tollerabile che i soldi pubblici per gli arredi urbani poi vedano una concorrenza al ribasso, penalizzando proprio le nostre imprese che producono fiori e piante. Uno degli obiettivi che dobbiamo porci è quello di ridurre le importazioni di fiori e piante dall'estero".
"I nostro obiettivo è riuscire a sostenere e aumentare la produzione e commercializzazione dei nostri prodotti, diminuendo le importazioni e dando così valore a un settore dalle grandi potenzialità".
"Ringrazio Myplant & Garden per l’organizzazione di questo evento, che valorizza gli operatori dell’intero comparto florovivaistico -ha aggiunto Carloni-. Ho accolto con piacere l’invito a questa giornata, consapevole del lavoro svolto in questi mesi: l’approvazione da parte del Parlamento della legge delega al governo, in cui è stata assorbita anche la proposta di legge del capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari. Con questa legge, abbiamo fissato obiettivi concreti, dopo anni di tentativi, per il nostro sistema legislativo in materia di florovivaismo. Ci sono molti temi su cui lavorare, di natura fiscale e logistica, ma anche relativi alla premialità dei piani di sviluppo rurale, che spesso non hanno dato al settore la giusta attenzione".
In questa occasione, ha continuato, "vorrei sottolineare il grande lavoro svolto di concerto con il governo e il sottosegretario La Pietra, che ringrazio, per fornire risposte concrete a un settore in crescita, come dimostrano i dati. All’approvazione della legge delega seguiranno, a breve, i decreti attuativi".
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Noi avevamo fatto una semplice domanda" lo spyware Paragon "era in uso o no alla polizia penitenziaria? Voi non rispondendo state alimentando voi i sospetti di un uso improprio e grave di questo strumento e gettate ombre su comportamenti di apparati dello Stato. Un atto da Stato di polizia, da Stato autoritario. Invece di chiarire in Parlamento, voi secretate: di cosa avete paura? Cosa c'è da nascondere? Noi non vi daremo democraticamente tregua perchè noi la libertà di stampa è sacra". Lo dice in aula alla Camera al question time con Carlo Nordio il deputato dem, Federico Fornaro.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Fratelli d’Italia cresce giovani odiatori capaci di attacchi vergognosi contro Elly Schlein. Un clima che ricorda gli anni più bui della nostra storia. Vanno stigmatizzati sempre i gesti violenti e discriminatori e mi auguro che la presidente del Consiglio esprima la sua solidarietà alla segretaria del Pd e che condanni fermamente il gesto dei suoi militanti di cui va tanto orgogliosa". Così in una nota la vice capodelegazione del Pd a Bruxelles Alessandra Moretti.