L'Istituto Comprensivo Via Trionfale spiega la distinzione nella sua presentazione online, poi rimossa nel pomeriggio. La ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina è intervenuta sulla questione chiedendo "ragioni motivate di questa scelta, che comunque non condivido". Il Consiglio di Istituto si difende: "Nessun classismo, mera descrizione socio-economica del territorio"
“La sede di via Trionfale e il plesso di via Taverna accolgono alunni appartenenti a famiglie del ceto medio-alto, mentre il plesso di via Assarotti accoglie alunni di estrazione sociale medio-bassa”. Così l’Istituto Comprensivo “Via Trionfale” a Roma si presenta sul suo sito web: alunni divisi in base al reddito delle famiglie, e sistemati in due edifici separati. Non solo: divisi anche per nazionalità. Quello di via Assarotti, nel cuore del quartiere popolare di Monte Mario, precisa l’Istituto , “conta tra gli iscritti il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana” al contrario dell’altro complesso, in via Cortina d’Ampezzo, che “accoglie prevalentemente alunni appartenenti a famiglie dell’alta borghesia assieme ai figli dei lavoratori dipendenti occupati presso queste famiglie (colf, badanti, autisti, e simili)”. La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha chiesto alla scuola di fornire “ragioni motivate della scelta” che, precisa, “comunque non condivido”.
Sulla questione è intervenuta anche la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: “La scuola dovrebbe sempre operare per favorire l’inclusione. Descrivere e pubblicare la propria popolazione scolastica per censo non ha senso. Mi auguro che l’istituto romano di cui si racconta oggi su possa dare motivate ragioni di questa scelta. Che comunque non condivido“. L’Istituto di Via Trionfale, nato nel 2012 dalla fusione di due istituti preesistenti, è composto da quattro plessi che accolgono attualmente 5 sezioni di Scuola dell’Infanzia, 39 classi di scuola primaria e 8 classi di scuola secondaria di I grado. Il caso è montato dopo una denuncia di Leggo, che ha raccontato la descrizione del sito web.
Il Consiglio di Istituto dell’Istituto di Via Trionfale si difende, dicendo che i dati presenti nella presentazione del sito sono da leggere come una “mera descrizione socio economica del territorio“. Sottolinea comunque di avere proceduto a eliminare le definizioni “interpretate in maniera discriminatoria”: la pagina del sito risulta ora modificata.”L’istituto scolastico non ha mai posto in essere condotte discriminatorie nella ripartizione degli alunni nei diversi plessi o nelle diverse classi”, spiegano in una nota.”È importante chiarire che al momento dell’iscrizione dei propri figli sono i genitori a scegliere uno dei 4 plessi scolastici sulla base dei criteri della residenza e/o del luogo di lavoro“. Il Consiglio di Istituto conclude il comunicato spiegando che la scuola “attua costantemente e quotidianamente, attraverso l’istituzione scolastica, il lavoro dei docenti e la collaborazione delle famiglie, le migliori e più opportune pratiche per l’inclusione e la rimozione di qualunque discriminazione“.
Il sottosegretario Peppe De Cristofaro si è detto “sconcertato” che la scuola si presenti sul proprio sito internet “distinguendo i propri plessi in base al rango socio-economico dei propri alunni andando contro ogni valore espresso dalla nostra Costituzione. Sto già intervenendo per richiederne l’immediata rimozione dal sito web“. Nel pomeriggio inoltrato, dal sito è scomparso il passaggio in questione, come si vede dalle immagini. Rimane una riga in cui si fa cenno alla grande diversità di alunni presenti nell’istituto: “L’ampiezza del territorio rende ragione della disomogeneità della tipologia dell’utenza che appartiene a fasce socio-culturali assai diversificate“.
“Uno dei compiti fondamentali della scuola è quello di essere inclusiva – ha commentato Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Presidi ANP-Lazio – per cui ogni giorno gli insegnanti nel portare avanti le proprie discipline si impegnano nell’aiutare gli studenti a superare tutte quelle problematiche della diversità che si possono manifestare tra i banchi o anche fuori dal contesto scolastico”. E poi aggiunge: “La complessità sociale odierna può essere superata grazie anche all’inclusione scolastica, che diventa quindi la chiave del successo formativo per tutti compreso la scuola”.
Anche la politica ha condannato all’unanimità le dichiarazioni ‘choc’ dell’Istituto: Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana-Leu) sostiene che la divisione gli studenti è “una palese violazione delle norme della nostra Costituzione“, mentre il senatore forzista Renato Schifani, parla di un’iniziativa che “riporta il Paese indietro di decine e decine di anni”. L’ex Presidente del Senato ha poi aggiunto: “Quanto accaduto a Roma è gravissimo e, a differenza di ciò che ritiene il ministro Azzolina, non può avere alcuna motivazione plausibile”. La deputata forzista Annagrazia Calabria definisce la circostanza “surreale, incommentabile nella sua inaudita gravità”. Per Stefano Fassina, deputato LeU e consigliere di Sinistra per Roma, la politica della scuola manda un “messaggio inaccettabile“, spiega: “Il suggerimento alle famiglie della buona borghesia romana è chiaro: i vostri rampolli, nel plesso giusto, sono al riparo dai figli del popolo, al massimo incontrano i figli della vostra servitù”.