Il presidente della Corte d’appello di Torino resta al suo posto. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Edoardo Barelli Innocenti contro la sentenza del Tar del Lazio che l’estate scorsa aveva annullato la sua nomina alla guida del distretto giudiziario del Piemonte e della Valle d’Aosta da parte del Consiglio superiore della magistratura. La sentenza è stata depositata mercoledì. I giudici di Palazzo Spada, organo supremo della giustizia amministrativa, hanno quindi confermato la decisione del Csm contro cui si era rivolto Nunzio Sarpietro, presidente della sezione Gip/Gup del Tribunale di Catania. Tra tutti i candidati, era Barelli Innocenti il magistrato più adatto a quel ruolo, come era stato stabilito il 20 giugno 2018 dall’organo di autogoverno della magistratura che valuta le nomine.
A luglio, invece, il Tar del Lazio aveva accolto la richiesta degli avvocati di Sarpietro, Franco Coccoli e Marco Di Lullo, secondo i quali il Csm aveva compiuto tre valutazioni sbagliate dando un punteggio maggiore a Barelli Innocenti, presidente di una sezione della Corte d’appello che stava svolgendo fino ad allora il compito di “reggente” della Corte d’appello di Torino in seguito al pensionamento del suo predecessore. Quel punteggio più alto si basava anche su tre aspetti specifici legati all’esperienza all’interno di un organo giudiziario di “secondo grado”, a quella acquisita in Piemonte e a quella maturata in grandi sedi giudiziarie, caratteristiche assenti nel curriculum di Sarpietro, presidente della sezione Gip/Gup di Catania ed ex presidente del tribunale di sorveglianza a Trieste.
Secondo il Tar era stato violato il Testo unico sulla dirigenza giudiziaria che assegnerebbe lo stesso valore all’esperienza acquisita in primo o in secondo grado. Il criterio di “territorialità”, si legge nella sentenza di luglio, “non è previsto dalle specifiche disposizioni normative e regolamentari”. Inoltre ritenevano “privo di fondamento normativo” il riferimento “a criteri dimensionali e alla natura settoriale degli uffici direttivi ricoperti dal ricorrente”. La decisione apriva la strada a una nuova valutazione dei curricula da parte del Csm, ma Barelli Innocenti – assistito dagli avvocati Vittorio Barosio, Fabio Dell’Anna, Serena Dentico, Marco Briccarello e Stefania Contaldi – ha subito impugnato la sentenza ottenendo la sospensione della sua validità.
I magistrati di Palazzo Spada hanno poi ribaltato la stessa sentenza. “La legge prevede – è scritto nel loro provvedimento – l’esigenza di selezionare il candidato più idoneo non in una prospettiva astratta, ma in ragione delle specifiche caratteristiche e delle concrete esigenze organizzative dell’ufficio da conferire”. Per questo sono state valutate anche le attitudini. Le sue esperienze vengono “ritenute di maggior rilevanza e pertinenza (rispetto alle funzioni proprie dell’ufficio a concorso) rispetto a quelle degli altri candidati e, nella specie, del dottor Sarpietro, anche alla luce dei risultati concretamente conseguiti in tema di conoscenza delle specificità e delle esigenze del territorio e, prima ancora, dello specifico ufficio giudiziario”. E questa conoscenza è importante perché non si riferisce soltanto al “tessuto socio-economico”, ma “anzitutto alle ‘tipologie, sotto il profilo giuridico sostanziale, dei procedimenti e conflitti che caratterizzano l’attività giurisdizionale nel territorio del funzionamento, criticità e possibili rimedi degli uffici giudiziari che in esso operano’”, riporta la sentenza. Non una valutazione spuria e illegittima, quindi, ma concreta.