L'articolo pubblicato sul settimanale diceva che i carabinieri sapevano da tempo che il giornalista del Corriere della Sera era nel mirino dei terroristi. La Corte ha condannato l’Italia a pagare all'allora direttore Umberto Brindani e all'autore Renzo Magosso 15mila euro ciascuno per i danni morali
La Corte europea dei diritti umani ha ritenuto l’Italia colpevole per violazione del diritto alla libertà d’espressione dei giornalisti Renzo Magosso e Umberto Brindani. Nel 2004 i due avevano pubblicato su Gente un articolo sull’omicidio di Walter Tobagi, in cui si sosteneva che i carabinieri sapevano da tempo che il giornalista era nel mirino dei terroristi. Per questo erano stati condannati in via definitiva per diffamazione. Condanna che secondo la Corte ha violato appunto la libertà d’espressione dei due, diritto tutelato dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Tobagi, giornalista del Corriere della Sera, fu ucciso nel 1980 dai terroristi della Brigata 28 Marzo, un gruppo armato di estrema sinistra. Per i giudici di Strasburgo, la condanna dei due giornalisti ha interferito in maniera “sproporzionata” con il diritto alla libertà di espressione, cosa “non necessaria in una società democratica”. La Corte ha quindi condannato l’Italia a pagare a ciascuno dei due 15mila euro per danni morali e 3.500 euro congiuntamente per le spese legali. La sentenza della Corte diverrà definitiva fra tre mesi se le parti non ricorreranno in appello.
L’articolo in questione si basava su interviste. Per la Corte, deve essere fatta una distinzione tra le dichiarazioni del giornalista e quelle rilasciate da altri soggetti, citati e virgolettati. Per i giudici, i magistrati italiani non hanno fatto la dovuta distinzione tra le dichiarazioni dello scrittore dell’articolo, Renzo Magosso (Umberto Brindani era direttore del settimanale), e quelle fatte da terzi, in particolare quelle di D.C., che erano virgolettate nel pezzo.