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Erdogan: “Dal 2020 avviamo perforazioni nel Mediterraneo. Per la Turchia è una nuova era”

Nel discorso programmatico sui prossimi obiettivi, il presidente ha anche annunciato il lancio del primo satellite turco. "Da ora - ha detto - la nostra produzione, le esportazioni e l’occupazione si rafforzeranno". Punta a una crescita del Pil del 5% e alla creazione di 3,2 milioni di posti di lavoro

Che puntasse al controllo del Mediterraneo l’aveva già chiarito con l’accordo stipulato con Sarraj, capo del governo libico, l’unico sostenuto dalla comunità internazionale. Un’intesa apertamente condannata dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e dalla Grecia, che l’ha bollata come “una minaccia per la stabilità regionale”. Ma il presidente turco Erdogan ora passa ai fatti: quest’anno, ha detto, la Turchia avvia “attività di esplorazione e perforazione” nel Mediterraneo nelle zone inquadrate dall’accordo sulla demarcazione dei confini marittimi con la Libia e “la nave Oruc Reis effettuerà inizialmente un’esplorazione sismica. Apriamo le porte a una nuova era – ha aggiunto – in cui la nostra produzione, le esportazioni e l’occupazione si rafforzeranno e durante la quale difenderemo i nostri diritti ed interessi sulla scena internazionale, in particolare nel Mediterraneo“.

Ma non c’è soltanto l’esplorazione del Mediterraneo: Erdogan, nel discorso programmatico in cui ha analizzato i risultati economici del 2019 e tracciato i prossimi obiettivi, perché la Turchia lancerà nel 2021 nello spazio il suo primo satellite di comunicazione di produzione nazionale (Turksat 6A), che verrà realizzato entro quest’anno. Il leader di Ankara ha detto di prevedere per il 2020 una crescita del Pil del 5%, “cioè superiore alle stime del 3,4% degli organismi internazionali”, e di puntare alla creazione di 3,2 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi tre anni, portando il tasso di disoccupazione al 9,8% nel 2022.

Annunci che arrivano a pochi giorni dalla Conferenza di Berlino per trovare una soluzione alla crisi libica, a cui parteciperà anche lui insieme ai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia e Cina), Italia, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Algeria e Repubblica del Congo (in quanto presidente del Comitato di Alto livello dell’Unione Africana sulla Libia). Anche le Nazioni Unite e l’Unione Europea sono state invitate, così come l’Unione Africana e la Lega Araba. E ci saranno anche il primo ministro libico Fayez al-Sarraj e il generale Khalifa Haftar.