Grazia, 36 anni, vive a Rosario, dove ha trovato lavoro come insegnante di italiano: aiuta gli argentini che vogliono emigrare in Italia. Giosuè, 24 anni, il prossimo luglio si laureerà in economia all'università di Mannheim
“Pochi giorni prima del mio orale di maturità mio padre mi disse di andarmene dalla Sicilia. Di proseguire i miei studi e trovare lavoro all’estero“. Una proposta che sconvolge i piani di Giosuè Comunale, che prima voleva laurearsi a Palermo in economia e solo dopo partire per il Nord Italia o l’Europa. Invece, papà Calogero aiuta il figlio a bruciare le tappe. Lo stesso fa con la figlia maggiore Grazia, già laureata in letteratura e da tempo alla ricerca di un lavoro. I due fratelli partono a dieci giorni di distanza: il 7 ottobre 2014 parte Giosuè per la Germania, il 17 ottobre Grazia si imbarca su un volo per l’Argentina. Da allora non sono più tornati, se non per qualche giorno di vacanza. Grazia ora vive a Rosario, nella provincia di Santa Fe, dove ha trovato lavoro come insegnante di italiano: aiuta gli argentini che vogliono, a loro volta, emigrare in Italia. Giosuè il prossimo luglio si laureerà in economia all’università di Mannheim, nel distretto di Karlsruhe, dopo essersi mantenuto in Germania per cinque anni.
“Nella mia famiglia e in Sicilia – spiega Grazia, 36 anni – sappiamo bene cosa voglia dire emigrare. Partire è una soluzione tra le più comuni. Noi siamo quattro fratelli: due lavorano nei campi, nell’azienda agricola di famiglia. Io e Giosuè, invece, abbiamo accettato il consiglio di papà e siamo partiti. Non ha dovuto insistere: in Sicilia è molto difficile formarsi e trovare lavoro. Così, dopo la mia laurea in lettere a Palermo, un master a Bologna sull’arte teatrale e anni di ricerca di un lavoro stabile, ho accettato il consiglio. E seguendo la mia passione per la letteratura latinoamericana mi sono ritrovata a scegliere l’Argentina”.
Giosuè, ora 24enne, lascia famiglia e Sicilia a 18: “Era solo questione di tempo. Mio padre mi ha consigliato la Germania. Sono arrivato a Mannheim per continuare i miei studi, senza sapere una parola di tedesco. Così ho trascorso i primi due anni a studiare la lingua. Solo con un certificato in mano, ho potuto accedere alla facoltà di economia“. E precisa: “Mi sono mantenuto facendo dei piccoli lavori: dai lavapiatti al barista, dal ragazzo alla pari in una famiglia tedesca a Dierbach all’educatore per i bambini stranieri del dopo scuola. Dal bibliotecario nella mia università all’operaio nella catena di montaggio della Mercedes ad Amburgo. Il lavoro non è un problema, si trova”. In Germania così come in Argentina: “Non è che qui sia più facile trovarlo rispetto all’Italia – continua Grazia -. Il sogno di un argentino medio è quello di andare via dall’America Latina. E anche l’Argentina attraversa grandi momenti di crisi economica. L’unica differenza è che ti chiudono meno porte in faccia. In Italia ho lavorato gratis per un teatro, finito il tirocinio mi hanno dato un bacio in fronti e tanti cari saluti”.
L’approdo al mondo del lavoro dopo l’università non è stato semplice. “Ho cercato di tutto – aggiunge – dopo la mia laurea nel 2011, ma senza risultati. Soprattutto se la prima scelta è l’insegnamento: ti devi aggrappare a graduatorie e liste d’attesa. O ti accontenti di uno stipendio basso, oppure non lavori. In Argentina, invece, qualsiasi società o associazione che ti assume ti paga”. Ancor meglio in Germania dove Stato e aziende sono dalla parte degli studenti: “Prima di tutto esiste un prestito studentesco – continua Giosuè -. Lo Stato versa 800 euro al mese per ogni studente. Il 50% dovrà essere restituito, ma solo dopo 5 anni di lavoro”.
Una volta finiti gli studi “in Germania entri nella società già con delle responsabilità e con uno stipendio minimo di 1.200/2mila euro. Cifre ben diverse da quelle italiane. Quello che è simile è il costo della vita”. E poi aggiunge: “Se mai tornerò in Italia? Non penso. Certo mi mancano la famiglia e i miei amici. Ma il mercato del lavoro è malato. Quando ritorno in Sicilia mi capita di andare a rincontrare le mie prof delle superiori dove agli studenti racconto la mia scelta di andare all’estero. Le mie insegnanti non capiscono questo esodo di giovani. Ma come è possibile restare in Sicilia se per noi non c’è futuro?”. Le radici sono ben salde anche in Grazia: “A Rosario tengo conferenze sulla cultura siciliana. Raccontare la mia terra è una cosa che amo fare e, spero, che continuerò a fare anche nei prossimi anni. Ma non penso che ritornerò in Italia. Per il momento insegno la mia lingua a chi invece sogna il nostro Paese”. A cinque anni di distanza, Grazia e Giosuè sono contenti della loro scelta perché in Argentina e in Germania si sono realizzati. Nel cuore resta la Sicilia, ma il loro futuro è altrove. Esattamente come aveva previsto papà Calogero.