Il Parlamento europeo chiede audizioni obiettive e trasparenti con le autorità nazionali di Polonia e Ungheria a causa del deterioramento della situazione sullo Stato di diritto. Lo dice una risoluzione votata dai membri dell’Eurocamera, con 446 deputati favorevoli, 178 contrari e 41 astenuti, in cui si afferma che le audizioni in corso con i due Paesi non hanno portato i due Stati membri a riallinearsi ai valori fondanti dell’Unione europea.
Gli eurodeputati sottolineano che le relazioni e le dichiarazioni della Commissione Ue e degli organismi internazionali, come l’Onu, l’Osce e il Consiglio d’Europa, indicano che “la situazione sia in Polonia che in Ungheria si è deteriorata sin dall’attivazione dell’articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull’Unione europea” che può portare anche alla sospensione di alcuni dei diritti, compresi quello di voto in sede di Consiglio europeo.
Le audizioni del Consiglio, secondo quanto stabilito dall’articolo 7, non sono organizzate in modo regolare, strutturato e aperto. Per questo motivo, il Parlamento chiede al Consiglio Ue di rivolgere raccomandazioni concrete agli Stati membri in questione, indicando anche i termini per l’attuazione di tali raccomandazioni: “L’incapacità del Consiglio di applicare efficacemente l’articolo 7 continua a compromettere l’integrità dei valori comuni europei, la fiducia reciproca e la credibilità dell’Unione nel suo complesso”, si legge nel testo.
Inoltre, la plenaria si rivolge anche alla Commissione chiedendole di utilizzare gli strumenti disponibili per far fronte a un evidente rischio di violazione grave da parte della Polonia e dell’Ungheria, con particolare riferimento alle procedure d’infrazione accelerate e alle domande di provvedimenti provvisori dinanzi alla Corte di Giustizia Ue. I deputati hanno espresso profonda preoccupazione per il fatto di non aver potuto partecipare alle audizioni, nonostante sia stato il Parlamento ad avviare il procedimento.
Infine, si sottolinea “l’imminente necessità” di un meccanismo di verifica da parte dell’Unione in materia di democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali. Una sorta di esame annuale indipendente che valuti, su un piano di parità, il rispetto dagli Stati membri dell’Ue dei valori stabiliti dall’articolo 2 del Trattato.
Zonaeuro
Parlamento europeo: “In Polonia e Ungheria gravi violazioni dello Stato di diritto”. E chiede di partecipare ad audizioni con i governi
Lo si legge in una risoluzione votata dalla plenaria di Strasburgo, con 446 deputati favorevoli, 178 contrari e 41 astenuti, in cui si denuncia che "l'incapacità del Consiglio di applicare efficacemente l’articolo 7 continua a compromettere l'integrità dei valori comuni europei, la fiducia reciproca e la credibilità dell’Unione nel suo complesso"
Il Parlamento europeo chiede audizioni obiettive e trasparenti con le autorità nazionali di Polonia e Ungheria a causa del deterioramento della situazione sullo Stato di diritto. Lo dice una risoluzione votata dai membri dell’Eurocamera, con 446 deputati favorevoli, 178 contrari e 41 astenuti, in cui si afferma che le audizioni in corso con i due Paesi non hanno portato i due Stati membri a riallinearsi ai valori fondanti dell’Unione europea.
Gli eurodeputati sottolineano che le relazioni e le dichiarazioni della Commissione Ue e degli organismi internazionali, come l’Onu, l’Osce e il Consiglio d’Europa, indicano che “la situazione sia in Polonia che in Ungheria si è deteriorata sin dall’attivazione dell’articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull’Unione europea” che può portare anche alla sospensione di alcuni dei diritti, compresi quello di voto in sede di Consiglio europeo.
Le audizioni del Consiglio, secondo quanto stabilito dall’articolo 7, non sono organizzate in modo regolare, strutturato e aperto. Per questo motivo, il Parlamento chiede al Consiglio Ue di rivolgere raccomandazioni concrete agli Stati membri in questione, indicando anche i termini per l’attuazione di tali raccomandazioni: “L’incapacità del Consiglio di applicare efficacemente l’articolo 7 continua a compromettere l’integrità dei valori comuni europei, la fiducia reciproca e la credibilità dell’Unione nel suo complesso”, si legge nel testo.
Inoltre, la plenaria si rivolge anche alla Commissione chiedendole di utilizzare gli strumenti disponibili per far fronte a un evidente rischio di violazione grave da parte della Polonia e dell’Ungheria, con particolare riferimento alle procedure d’infrazione accelerate e alle domande di provvedimenti provvisori dinanzi alla Corte di Giustizia Ue. I deputati hanno espresso profonda preoccupazione per il fatto di non aver potuto partecipare alle audizioni, nonostante sia stato il Parlamento ad avviare il procedimento.
Infine, si sottolinea “l’imminente necessità” di un meccanismo di verifica da parte dell’Unione in materia di democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali. Una sorta di esame annuale indipendente che valuti, su un piano di parità, il rispetto dagli Stati membri dell’Ue dei valori stabiliti dall’articolo 2 del Trattato.
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Giustizia & Impunità
Albania, la Corte non convalida: liberi i 43 migranti. Opposizioni: ‘Fallimento di Meloni’. Da destra riparte l’attacco ai giudici: ‘Si sostituiscono al governo’
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Almasri, ora la maggioranza vuole eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale. M5s e Pd: “Così pm sotto il governo e politici impuniti”
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Vespa scatenato difende il governo: “Ogni Stato fa cose sporchissime”. Opposizioni: “Superato il limite”
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Altri 43 migranti tornano in Italia dai centri in Albania. Presidente Meloni, errare è umano, perseverare è diabolico. Quanti altri viaggi a vuoto dovremo vedere prima che si metta fine a questa pagliacciata costosa per i contribuenti?”. Così Matteo Ricci, europarlamentare Pd, in un post sui social.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Terzo flop del ‘modello Albania’: la Corte d’Appello di Roma smonta l’ennesima trovata propagandistica del governo Meloni, sospendendo i trattenimenti e disponendo il trasferimento in Italia dei migranti deportati. Per la terza volta, la destra ha provato a forzare la mano e per la terza volta è stata bocciata. Hanno sprecato milioni di euro pubblici, violato diritti fondamentali e messo in piedi un’operazione disumana, solo per alimentare la loro propaganda. Un fallimento su tutta la linea, mentre il Paese affonda tra tagli alla sanità, precarietà e crisi sociale. Ora che farà Meloni? Toglierà la competenza anche alle Corti d’Appello per accentrarla a Palazzo Chigi?”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria nazionale Pd ed europarlamentare.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "La Corte d’Appello di Roma libera di nuovo immigrati irregolari per i quali potevano essere eseguite rapidamente le procedure di rimpatrio e rimette ancora la palla alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei Paesi sicuri. Le ordinanze che non convalidano i trattenimenti nel centro in Albania e che rimettono alla Corte di Giustizia la questione pregiudiziale, insistono sull’individuazione in via generale ed astratta dei “paesi sicuri”, ripercorrendo le motivazioni delle decisioni precedenti, senza giudicare delle posizioni dei singoli migranti. Peccato che la Corte di Cassazione ha ampiamente chiarito, lo scorso dicembre, che questa è una competenza del Governo e non della magistratura. Incredibile che la Corte d’Appello di Roma abbia considerato irrilevante questo principio e insista nel voler riconoscere ai singoli magistrati un potere che è esclusiva prerogativa dello Stato”. Lo dichiara la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - "Non stupisce la decisione della Corte d’Appello di Roma di bloccare, per l’ennesima volta, una misura, tra l’altro apprezzata anche in Europa, con cui l’Italia vuole fronteggiare l’immigrazione massiccia e garantire la sicurezza nazionale. I magistrati non usino il loro potere per contrastarne un altro, riconosciuto dalla costituzione e legittimato dagli italiani”. Lo dichiara il deputato della Lega Igor Iezzi.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “La Corte d’Appello di Roma libera ancora dei migranti irregolari che potevano essere rapidamente rimpatriati, rimandando di nuovo alla Corte di Giustizia Europea sulla questione dei paesi sicuri. Ma la Corte di Cassazione aveva chiarito che questa è una competenza del Governo. Evidentemente alcuni tribunali italiani considerano irrilevanti i principi fissati dalla Suprema Corte. Di fronte a questo non posso che esprimere profondo stupore". Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “E anche oggi si certifica il fallimento di Meloni. I Centri per i migranti in Albania non sono la risposta al fenomeno migratorio, che richiede rispetto per i diritti umani e condivisione delle responsabilità a livello europeo. Nei comizi Meloni potrà continuare a dire che fun-zio-ne-ran-no ma nella realtà sono solo uno spreco immane di risorse. Se quei fondi fossero stati spesi per assumere infermieri e medici, o per aumentare gli stipendi di quelli che già lavorano nella sanità pubblica, allora si’ che sarebbero stati utili agli italiani!”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e sanità nella segreteria nazionale del Pd.
Roma, 31 gen. (Adnkronos) - “Quella dei Cpr in Albania è una gigantesca buffonata. Siamo di fronte a centri totalmente inutili nella gestione del fenomeno migratorio, pasticciato sul piano giuridico, lesivi dei più elementari diritti umani e anche costosissimi. Il governo dovrebbe scusarsi pubblicamente, chiudere i centri e destinare gli ottocento milioni di euro che finiranno in questi luoghi inutili e dannosi a sostegno della sanità pubblica”. Così in una nota, Pierfrancesco Majorino, responsabile immigrazione nella segreteria nazionale del Pd.