Il secondo incidente probatorio per stabilire le cause del crollo del ponte Morandi – che il 14 agosto 2018 collassò portandosi via 43 vite – potrebbe “generare” un’altra inchiesta. I periti che stanno lavorando al secondo incidente probatorio sulle cause del crollo si sono lamentati per le “pressioni ricevute dai colleghi” consulenti degli indagati. Pressioni che rendono “lo svolgimento del loro lavoro poco sereno“. Ed è così che il giudice le indagini preliminari Angela Nutini ha consegnato una segnalazione alla Procura di Genova: è sulla scrivania del procuratore Francesco Cozzi che valuterà se vi siano gli estremi di reato.

La vicenda rischia di deflagrare domani, venerdì 17 gennaio, nel corso di quella che doveva essere una udienza interlocutoria per comunicare soltanto la proroga dei termini del deposito della perizia. La goccia che ha fatto traboccare il vaso risale allo scorso 19 dicembre, nel corso dell’ultima riunione tra consulenti e periti per le operazioni peritali. Alcuni tecnici di parte hanno chiesto di potere effettuare alcune prove di carico di resistenza su una trave dell’impalcato, sostenendone i costi. I risultati delle prove, hanno chiesto i consulenti, avrebbero dovuto essere acquisiti agli atti. I periti del gip si sono opposti sostenendo che non servisse. Dopo quella riunione, i tre periti del gip hanno scritto al giudice dicendo di “ricevere pressioni costanti dai consulenti delle parti e di non essere sereni nello svolgimento del loro lavoro”. Il giudice ha deciso allora di segnalare l’accaduto alla procura.

Intanto oggi al nono piano del palazzo di giustizia è stato sentito, come persona informata dei fatti, il responsabile dell’area tecnica del primo tronco di Autostrade per l’Italia. Il tecnico è stato sentito sia per quanto riguarda la galleria Bertè, dove il 30 dicembre sono crollate due tonnellate e mezzo di materiale dalla volta, sia sulle barriere fonoassorbenti. In una delle ultime udienze di dicembre era stato sentito Giancarlo Lorenzetto, il camionista caduto nell’alveo del Polcevera nel crollo del ponte Morandi e sopravvissuto. L’uomo aveva risposto alle domande dei periti del giudice. All’esame avevano partecipato anche i consulenti degli indagati che però avevano solo sollecitato le domande senza farle direttamente. Il suo racconto servirà, insieme agli altri elementi raccolti dei tecnici, a ricostruire il momento esatto in cui il viadotto è collassato.

I tecnici avrebbero dovuto consegnare la perizia nella seconda metà di dicembre. Gli ingegneri hanno però avevano chiesto al giudice altri tre mesi di tempo vista l’enorme mole di materiale e documenti da visionare. Oltre alla consegna della perizia, verrà realizzato anche un modello tridimensionale che servirà a riprodurre anche il momento del crollo. La perizia, salvo altre richieste di proroghe, dovrà essere consegnata il 14 marzo e discussa poi all’udienza del 22 aprile. La procura aveva formulato una richiesta di incidente probatorio con 40 quesiti che ripercorrevano la storia del ponte fino al disastro. Il primo incidente probatorio, quello sullo stato del viadotto al momento del crollo, è già concluso. All’analisi dei periti ci sono anche sui sensori montati sul ponte Morandi, ma tranciati anni prima del crollo durante lavori alla carreggiata.

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