Il boss Leoluca Bagarella ha aggredito con un morso un agente del Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria. L’aggressione è avvenuta oggi quando il superkiller di Cosa nostra, cognato di Totò Riina, veniva scortato nella saletta per la videoconferenza del supercarcere di Sassari. Li il detenuto, sottoposto al regime duro del 41 bis, avrebbe dovuto assistere a distanza all’udienza del processo d’Appello sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, in corso davanti alla seconda sezione della corte d’assise d’appello di Palermo. L’udienza, a causa di questo fatto, è iniziata in ritardo. A dare notizia dell’aggressione è l’agenzia Agi. Il capomafia (condannato a 28 anni in primo grado, ma sepolto da numerosi ergastoli per centinaia di omicidi commessi) durante il trasferimento dalla propria cella ha dato in escandescenze e ha dato un morso a un agente, venendo poi afferrato dagli altri uomini del Gom, che volevano impedirgli di dimenarsi. Dopo essere stato curato, Bagarella ha rinunciato all’udienza, che è così proseguita senza ulteriori intoppi. Lievi conseguenze anche per l’agente morsicato.
Il processo si è quindi aperto con un altro fuori programma: il giudice Angelo Pellino ha spiegato che alla corte era arrivata una lettera anonima con suggerimenti di approfondimenti investigativi. Il 10 dicembre è pervenuta una lettera anonima, indirizzata alla presidenza di questa Corte, con articoli di stampa e alcuni suggerimenti di tipo investigativo su questo processo”, ha detto. “È stata inviata alla Procura e poi girata a noi. È a disposizione delle parti – ha aggiunto Pellino – ma non verrà acquisita agli atti del dibattimento”. La Procura generale ha poi informato le difese e la corte di avere svolto una ulteriore attività integrativa di indagine: gli interrogatori dei pentiti Francesco Squillaci e Armando Palmeri ad accertamenti sulla vicenda della gravidanza delle mogli dei boss Graviano, rimaste incinta mentre i mariti erano detenuti al 41 bis. Sotto accusa davanti alla corte ci sono ex ufficiali del Ros dei carabinieri, boss ed ex politici.