I primi cittadini di Lecce, Brindisi e Taranto criticano la scelta del leader di Italia Viva. Riccardo Rossi: "Renzi faccia una valutazione politica e non personale". Carlo Salvemini: "Abbiamo un'idea diversa dell'impegno politico". Melucci: "Un conto sono le schermaglie, un conto le amministrative". Il silenzio di Antonio Decaro, stretto tra l'uomo che lo ha lanciato in politica e l'amicizia l'ex premier
I sindaci pugliesi di centrosinistra, più o meno velatamente, criticano Matteo Renzi e il suo tentativo di minare, a loro dire, l’esito delle elezioni regionali di maggio. Dopo la vittoria di Michele Emiliano alle primarie del Pd, con il 70 per cento dei consensi, le parole dell’ex premier sono cadute come tegole sull’attuale maggioranza: nessun sostegno al governatore ricandidato. Italia Viva avrà un suo aspirante presidente, sostenuto anche da Azione di Carlo Calenda. I renziani pugliesi avevano già fatto un passo indietro durante la campagna elettorale per la scelta dell’uomo simbolo del centrosinistra. Poi l’annuncio dell’ex premier che – conti alla mano – qualche preoccupazione in vista del voto la desta.
“Il centrosinistra ha bisogno di unità”, spiega a Ilfattoquotidiano.it Riccardo Rossi, primo cittadino di Brindisi, proveniente da un percorso civico di sinistra (nel 2015 fu sfidante di Emiliano con L’altra Puglia per Tsipras) e candidato anche dal Pd alla guida della città. “Le primarie hanno dato ragione a Emiliano. Ora è necessario lavorare nella stessa direzione. Invito Renzi – prosegue – a fare una valutazione politica e non personale. L’obiettivo ora è quello di non consegnare la Puglia a Fratelli d’Italia e a Matteo Salvini. In questi anni sono stati fatti tanti passi avanti”. Certo, puntualizza “su alcune tematiche il governo regionale può fare meglio. Ma questo non è un buon motivo per non restare compatti. Dobbiamo – lo ripeto – tenere lontana questa destra dalla nostra regione ed è possibile farlo solo se diamo una idea di unità”.
Dello stesso avviso il sindaco di Lecce Carlo Salvemini, come Rossi figura non ‘organica’ ai dem. Nel 2017 – ad elezioni vinte – ricevette una telefonata di Renzi che gridava al miracolo: il capoluogo salentino aveva un sindaco di sinistra dopo 20 anni. Ed è proprio lui a scrivere: “Ad agosto Matteo Salvini – allora ministro dell’Interno – venne in Puglia ad annunciare che ‘avrebbe mandato a casa Emiliano’. Ieri Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno precisato che alle elezioni di maggio presenteranno un candidato diverso da Emiliano, ponendosi quindi anch’essi l’obiettivo di mandarlo a casa. Sono sufficientemente lucido per non stabilire equivalenze politiche culturali tra i tre: sono e restano antagonisti su terreno dei principi, dei valori”, spiega il sindaco di Lecce.
“Ma c’è un elemento di fondo che li accomuna, su questo passaggio, oltre il giudizio sul Presidente della Regione: quello di considerare la Puglia come una pedina di un risiko politico da utilizzare per scelte di posizionamento tattico. Qui – tuona Salvemini – abbiamo un’idea diversa dell’impegno politico: che per noi significa mettersi al servizio di un progetto collettivo. La Puglia progressista – nelle sue varie configurazioni – è dal 2005 che sceglie con le primarie i propri candidati presidenti, sempre impegnandosi a sostenere l’eletto voluto dai cittadini”.
Era accaduto con Nichi Vendola in passato, ricorda, ed è successo di nuovo con Emiliano “perché – indipendentemente dall’appartenenza o meno ad un partito e dalle preferenze espresse nell’urna – quella Puglia progressista ha sempre saputo scegliere e legittimare i proprio leader”. Ma anche, prosegue Salvemini, “riconoscere quelli che erano i propri avversari: lo ha fatto mettendosi in ascolto della propria comunità non pensando di utilizzarla per altri obiettivi”. Poi l’appello: “Ripensateci, siete ancora in tempo. Se vi sentite ancora parte di quella comunità dalla quale avete preso voti, venite qui in Puglia e dateci una mano a vincere le elezioni di maggio. Lo faccio non a titolo personale – per la conoscenza che ci lega – ma degli oltre 80mila pugliesi che domenica hanno partecipato alle primarie e che – pur consapevoli degli errori commessi, della necessità di migliorare l’azione di governo – hanno liberamente e convintamente scelto di volere Emiliano candidato. In ogni caso noi sappiamo da che parte stare e cosa fare”.
Anche Rinaldo Melucci, primo cittadino di Taranto in passato vicino a Emiliano e ora spesso in contrasto, fa cerchio attorno al governatore: “Possiamo pensarla come vogliamo sui singoli profili in campo, rispetto le idee altrui, ma l’unità dovrebbe essere un valore in questo momento, come la continuità amministrativa sui territori, specialmente quelli che con un processo democratico tentano di autodeterminarsi, come per mezzo di primarie. Un conto sono le schermaglie politiche a livello nazionale – spiega – un conto la tenuta del centrosinistra nelle sfide amministrative”. Per Melucci, è “assurdo parlare di green new deal tutti insieme al mattino” e poi “alla sera fare fuoco amico contro chi, governo e Regione, tenta faticosamente di realizzare nella pratica quell’obiettivo. Io non vorrei mai vedere la questione Ilva e una delle migliori realtà del Mezzogiorno finire in mano alle destre populiste, e questo mi basta per sapere da che parte stare”. Poi – conclude – “ci sarà il momento anche delle riflessioni costruttive interne. Questo è il senso di una politica al servizio dei cittadini e non del leader di turno”.
“La bocciatura a Emiliano arriva da chi è stato presidente del Consiglio e segretario del Partito democratico. Evidentemente ne ha constatato l’inaffidabilità”, il commento di Franco Landella, sindaco di Foggia rieletto a giugno per il suo secondo mandato. Fece discutere mesi fa la sua partecipazione – a suo dire “solo per ragioni istituzionali” – al battesimo nel capoluogo dauno di Italia Viva alla presenza del coordinatore nazionale Ettore Rosato. Oggi dà ragione a Renzi che non si riconosce in un politico che “fa campagna acquisti anche a destra”.
Non pervenuto il commento del presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro che, a pochi giorni dalle primarie, aveva espresso il totale sostegno al governatore. Oggi – come spesso è accaduto in passato – Decaro si ritrova tra due fuochi: l’amico Renzi da una parte ed Emiliano che, allora sindaco di Bari, lo accolse in giunta poco più che trentenne. Una posizione difficile quella del primo cittadino del capoluogo pugliese, così – almeno per ora – preferisce restare fuori dalle polemiche.