‘Mi fa più paura il mio governo che il terrorismo’. La scritta, sfocata e in secondo piano, è tuttavia indelebilmente appesa alle spalle di Sam Rockwell, alias avvocato Watson Bryant.
Grande Clint: alla soglia dei 90 anni si permette stoccate all’America dei Clinton, degli Obama e dei dem in generale. Sì perché Richard Jewell, il film 2020 del ‘texano dagli occhi di ghiaccio’, è un vero gioiello sfavillante di virtù Usa doc. L’uomo qualunque che diventa un eroe, ma il pessimo governo democratico di Clinton lo perseguita per mano dell’Fbi autoconvincendosi che sia un terrorista.
Non è un caso che Clint abbia voluto intitolare questo film semplicemente con il vero nome del protagonista della storia realmente accaduta, ossia quel Richard Jewell che è un concentrato di tutto il bene e di tutto il male dell’americano medio. Panzone, sgradevole, vanitoso e anche un po’ stupido, uno del popolo che di donne non ha mai sentito neanche l’odore, eccettuato quello della mamma con la quale ancora vive a 34 anni. Richard Jewell, uno che nel 1996 sicuramente avrà votato per il rivale di Clinton, Bob Dole. La sua storia non eccessivamente conosciuta in Italia, grazie alla mano di Clint e alle capacità di Paul Walter Hauser (Jewell) e di Rockwell (Bryant, l’avvocato), conquista una forza e una incisività che ti trascina dal primo all’ultimo fotogramma (e sono 130 minuti).
La vicenda è quella della bomba che esplose ad un concerto per le Olimpiadi di Atlanta, Georgia, facendo 2 morti e un centinaio di feriti. Jewell, quello vero, la scoprì prima che potesse fare un massacro. Per derubricarlo da eroe a sospettato all’Fbi bastarono tre giorni, e poi furono otto mesi di inferno per l’uomo – che desiderava fare il poliziotto – e per sua madre Bobi (la bravissima Kathy Bates).
L’impegno di Eastwood non è stato solo fare un bel film, ma soprattutto rendere giustizia a Jewell. Non andò mai sotto processo, per sua fortuna, ma venne riabilitato definitivamente solo nel 2002, quando venne catturato il vero attentatore.
Come contorno, tutti i temi cari a Clint: le armi, indispensabili a chi vive in America, la stampa, ossia vigliacchi senza morale, il governo che perseguita la brava, povera gente, appunto. In mezzo, un avvocato mezzo fallito pure lui ma che non si piega a compromessi e il suo mestiere lo conosce bene. Come lo conosce benissimo Clint, che alla sua età mantiene lucidità e rigore narrativo, tutto ideologico ma sempre dichiarato. Già da molto tempo Eastwood è da annoverare tra gli autori più classicamente ‘americani’, proprio come un Rockwell nella pittura o un Ellis nella letteratura.
Richard Jewell esce in Italia oggi 16 gennaio.