Non c’è solo il caso dell’ex ministra Elisabetta Trenta. Su 16.500 immobili del parco di alloggi che il dicastero della Difesa mette a disposizione dei militari, sono 3600 le utenze illegittimamente occupate da militari che non ne hanno titolo e al centro dell’indagine della Procura di Roma. La denuncia, come rivelato dal Corriere della sera, proviene da un’inchiesta dello Stato Maggiore e si concentra sugli abusi e sulle attestazioni false compiute, comprese quelle riguardanti le cosiddette “fasce protette”, da chi senza requisiti continua a mantenere l’alloggio di servizio, spesso, in zone di pregio, con canoni di affitto inferiori a quelli di mercato e nonostante altri appartenenti alle forze armate ne avrebbero diritto. Riguarda inoltre, anche le omissioni di chi avrebbe dovuto vigilare sulla regolarità delle procedure e non lo ha fatto.
Si tratta in genere di militari che si sono congedati oppure sono andati in pensione; figli di soldati deceduti o vedove che spesso non avrebbero effettuato la comunicazione agli uffici competenti; dipendenti civili, spesso trasferiti in altri ministeri o addirittura non più al servizio dello Stato. Scrive sempre il Corriere, molti userebbero lo stesso “escamotage” dell’ex ministra Trenta che, pur non avendo più diritto all’alloggio dopo le dimissioni lo aveva fatto intestare al marito maggiore dell’esercito. L’ex ministra ha lasciato la casa dopo quattro mesi dalle dimissioni in seguito alla rivelazione della notizia sui giornali.
Al centro dell’indagine della Procura di Roma ci sono ora casi in cui la casa sarebbe stata ceduta ai figli o alla moglie. Sono stati i sottosegretari del governo gialloverde Angelo Tofalo (M5s) e Raffaele Volpi (Lega) a gestire il dossier diviso per Regione con la mappa degli alloggi: un vero e proprio censimento dello Stato Maggiore che fa emergere gravi abusi e definisce l’identikit degli abusivi.
La Corte dei Conti, riporta il Corriere della Sera, quattro anni fa aveva lanciato l’allarme sulle occupazioni senza titolo: cinquemila, che sono state abbandonate di fatto perché mancavano i soldi per la manutenzione. La Corte aveva inoltre denunciato “la gravità della situazione, che necessita di interventi chiari, precisi e puntuali e che vede oltre la metà degli alloggi esistenti indisponibili per il loro naturale impiego, perché occupati “sine titulo” o perché in attesa di lavori di ripristino”. Appartamenti che dovrebbero essere assegnati ai soldati inviati fuori sede, che invece rimangono senza alloggio proprio per gli abusi degli altri con un danno erariale considerevole, provocato sia dai militari assegnatari, che dai responsabili degli uffici che non hanno effettuato i necessari controlli.