L’idea è nata da Gaia Colombo e Gaia Campora, due dei quattro rappresentanti d’istituto della scuola in provincia di Como ed è stata subito approvata dal dirigente Piermichele De Agostini: "Ha un forte valore simbolico perché mette in gioco le risorse dei ragazzi anche dal punto di vista morale ed educativo"
“Il ciclo non è una scelta. La solidarietà sì. Prendine uno se vuoi, lasciane uno se puoi”. Con questo slogan apparso su un cartellone è stata posizionata nei bagni del liceo “Carlo Porta” di Erba, in provincia di Como, la prima Tampon Box, un cestino pieno di assorbenti a disposizione delle ragazze. L’idea è nata da Gaia Colombo e Gaia Campora, due dei quattro rappresentanti d’istituto della scuola ed è stata approvata da subito dal dirigente Piermichele De Agostini: “Ho autorizzato questa iniziativa che è partita dagli stessi studenti. Sono ragazzi ricchi di idee. Mi hanno proposto questa campagna che per ora parte in un solo bagno come sperimentazione”. L’idea era stata proposta sulla pagina Instagram degli studenti del liceo: se funzionerà, sarà estesa agli altri piani.
“Le ragazze non devono solo prelevare l’assorbente in caso di bisogno ma dovrebbero contribuire personalmente – ha aggiunto il dirigente – Dalla scatola devono uscire assorbenti ma anche entrare per tenere sempre pieno il box. E’ un’iniziativa da un forte valore simbolico perché mette in gioco anche dal punto di vista morale ed educativo le risorse dei ragazzi”. Nel liceo, la maggior parte degli studenti sono ragazze. La prima “Tampon Box” è stata completata con l’acquisto di venti assorbenti e posizionata nei servizi del “piano nobile” insieme al cartello. “L’idea – hanno spiegato le due rappresentanti – è che chi ne ha bisogno lo utilizzi e allo stesso tempo chi magari si ritrova un assorbente in più lo lasci nel distributore. Se il processo funziona la scatola non dovrebbe mai svuotarsi”.
Non è la prima volta che in Italia accade una cosa del genere: lo scorso autunno un gruppo di studentesse del liceo scientifico “Scorza” di Cosenza aveva raccolto le firme con l’intenzione di istallare nella propria scuola un distributore automatico di assorbenti. Iniziativa contrastata dalla dirigente scolastica Carla Savaglio che in merito ha ritenuto essere “perplessa, perché bisogna valutare ed impedire che le ragazze usino prodotti non a norma magari confezionati in Cina che potrebbero provocare danni alla loro salute. E’ necessario documentarsi per tutelare le studentesse di cui sono responsabile”. L’Università Statale di Milano è stata, invece, la prima in Italia ha dire sì all’installazione di distributori di assorbenti nei bagni di tutte le sedi dell’ateneo ed è stato identificato l’operatore per installarli e rifornirli periodicamente.
A Bari è stata lanciata la campagna #aciclolibero, dall’associazione studentesca di Link e dal movimento femminista “Non una di meno”. Al centro della ‘”guerra dei tamponi” la tassazione su questa tipologia di beni, che arriva al 22%, come se fosse un bene di lusso. Da qui l’idea di strutturare un sistema di “tampon sharing”, così da garantire una rete di solidarietà tra studentesse. In Scozia, ad esempio, esistono già distributori gratuiti di prodotti sanitari nelle scuole, nelle università e in molti uffici pubblici del Paese. Neppure il governo giallorosso è riuscito ad intervenire per ridimensionare la tassa e una donna con le mestruazioni nel nostro Paese è costretta a pagare gli assorbenti a prezzi tra i più alti in Europa.Il primo a parlarne, tra i risolini dei colleghi, fu addirittura l’ex Pd Pippo Civati: era il 2016 e da quel giorno ci sono stati quattro governi diversi, almeno tre proposte di legge mai discusse e tre emendamenti bocciati. L’ultimo tentativo? Quando un gruppo di deputate bipartisan, sotto la guida di Laura Boldrini, ha rilanciato la battaglia rimasta ancora una volta incompiuta: il ministro dell’Economia Pd Roberto Gualtieri, insieme alla vice M5s Laura Castelli, hanno sì rivendicato l’abbassamento dell’Iva al 5. Ma solo per gli assorbenti compostabili e biodegradabili, ovvero per un tipo di prodotti che rappresentano meno dell’1 per cento dei totali venduti.