In un mese altri tre tentativi di fuga e un tentato suicidio. La Procura ha aperto un'indagine e nei prossimi giorni si procederà con un'autopsia per chiarire l'esatta causa della morte. Lunedì, poi, il Garante dei detenuti visiterà il Centro e parlerà con le persone trattenute
“Temevamo il peggio, visti i precedenti, e purtroppo non è passato molto tempo dall’avverarsi di un fatto così tragico“. Per la sindaca di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Linda Tomasinsig è stata quasi una morte annunciata quella di un giovane georgiano di 20 anni che si trovava nel Centro di permanenza per rimpatri riaperto per effetto del decreto sicurezza firmato dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo, il migrante, nella struttura in attesa di espulsione perché in Italia senza documenti in regola, sarebbe rimasto coinvolto in un pestaggio avvenuto lo scorso 14 gennaio riportando della gravi lesioni tali da dover essere ricoverato in ospedale da cui dopo poco era stato dimesso. Quindi, arrestato e portato in carcere per poi ritornare al Cpr. Qui le sue condizioni si sono aggravate ed è stato nuovamente ricoverato in ospedale dove è morto sabato pomeriggio.
La Procura ha aperto un’indagine e nei prossimi giorni si procederà con un’autopsia per chiarire le cause della morte. Lunedì, poi, il Garante dei detenuti Mauro Palma visiterà il Centro insieme al Prefetto di Gorizia e parlerà con le persone trattenute nel Cpr. “La presenza del Garante nazionale vuole assicurare che la vicenda sarà seguita in ogni suo aspetto da un organismo indipendente nella consueta ottica di rispetto dei diritti delle persone private della libertà, del sostegno di chi opera in situazioni così complesse, di rispetto della comunità locale che ha il compito di ospitare tali strutture”, si legge nella nota.
La sindaca di Gradisca nel post su Facebook ha poi aggiunto: “Chiediamo che venga fatta chiarezza. In un mese e due giorni, altri 3 tentativi di fuga e un tentativo di suicidio, è stato il breve tempo necessario per avere il primo nuovo morto nel Cpr di Gradisca”. E conclude: “Questo nel 2020 è inaccettabile, l’abbiamo detto e lo ribadiremo, sempre”. Sul caso è intervenuto anche il Garante dei detenuti Mauro Palma intervistato a Radio Popolare: “Bisogna capire se c’è stata o meno una sottovalutazione della questione e se, ancora più rilevante, ci sono stati comportamenti regolari da tutti gli attori che sono intervenuti sia durante i tumulti, che rispetto alla persona deceduta”. Intanto Palma domani visiterà il Cpr di Gradisca: “Voglio parlare con le persone all’interno del centro e incontrerò anche prefetto, questore e la sindaca di Gradisca”.
Sempre lo scorso 14 gennaio altri otto migranti sono fuggite dal centro utilizzando degli idranti per salire il muro di cinta e facendo un salto di circa quattro metri: dei fuggitivi, due sono stati bloccati dalle forze dell’ordine poco distante e un terzo nei pressi di Palmanova (Udine), mentre gli altri cinque hanno fatto perdere le loro tracce.
E ancora: a inizio gennaio tre persone era riuscite a eludere la sorveglianza e a scappare. Eppure la struttura è costantemente sorvegliata dalle forze dell’ordine che si avvalgono anche dell’ausilio di circa 200 telecamere.