Un voto della Giunta a favore dell'autorizzazione a procedere sarebbe essere usato dal leader del Carroccio come arma di propaganda elettorale negli ultimi giorni di campagna per le regionali. Proprio per questo motivo nelle ultime ore ha cominciato a circolare l’ipotesi che i gruppi di maggioranza possano disertare la Giunta il 20 gennaio. L'ex ministro corre ai ripari e chiede ai suoi di votare per mandarlo a processo. Giorgetti conferma: "Questo è un tema forte non per nostra decisione". Il renziano Faraone: "Pagliaccio"
Matteo Salvini chiederà ai senatori della Lega di votare a favore dell’autorizzazione a procedere nei suoi confronti per il caso Gregoretti. Un voto fondamentale, quello previsto alla Giunta per le Immunità del Senato il 20 gennaio, visto che arriva a sette giorni dalle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria. In questo modo l’ex ministro dell’Interno potrà presentarsi come “vittima” dei giudici per aver difeso i confini, nell’ultima settimana di campagna elettorale. Proprio per questo “significato politico“, il voto sul caso Gregoretti è stato negli ultimi giorni al centro di un violento braccio di ferro tra la maggioranza e l’opposizione. A confermare che i leghisti voteranno a favore del processo al loro leader, è lo stesso segretario del Carroccio, in un video postato su facebook: “Ci ho ragionato ieri e stanotte e sono arrivato a una decisione, che ormai è diventata una barzelletta che va avanti da anni, e ho deciso che domani chiederò a chi deve votare, quindi anche ai senatori della Lega, di farmi un favore. Votate per mandarmi a processo e la chiariamo una volta per tutte. Portemi in Tribunale e sarà un processo contro il popolo italiano, e ci portino tutti in Tribunale”.
Insomma lo stesso ex ministro dell’Interno definisce un “favore” il voto dei suoi senatori per il via libera all’autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Poi, quasi a voler anticipare i temi che toccherà negli ultimi 5 giorni di campagna, ha attaccato i giudici: “Si stabilisca una volta per tutte se il giudice deve fare il giudice o il ministro. Se vuoi fare il ministro molli la toga e vai a fare il ministro, altrimenti non rompi le scatole a chi lavora: sono stufo, e processo, processo, processo. Ma andate, cari giudici di sinistra, a beccare spacciatori e delinquenti e non rompete le scatole alla gente che lavora”. Un passaggio, quello dell’attacco alle toghe, che raccoglie il commento di Alfonso Bonafede. “Il rispetto per la magistratura, anche quando si fanno le critiche, è l’Abc della democrazia. Non mi interessa rispondere a Salvini che, chiaramente è alla disperata ricerca di polemiche. Voglio soltanto dargli un’informazione che, da ex ministro dell’Interno, dovrebbe conoscere: i giudici italiani e le forze dell’ordine lavorano già ogni giorno contro criminalità, spacciatori e delinquenti. Chi attacca i giudici fa un favore proprio ai delinquenti”, dice il guardasigilli.
Replica sulla questione Gregoretti, invece, Davide Faraone, capogruppo al Senato di Italia viva. “Siamo al ridicolo: Salvini chiede ai suoi di votare sì per fasi processare. È veramente un pagliaccio e noi siamo stati bravi a scoprire la sua messinscena. La narrazione, a pochi giorni dal voto in Emilia, doveva essere: ‘mi mandano a processo. E invece no. La nostra linea garantista nel merito e l’idea di lasciare soltanto il centrodestra domani a votare in giunta, garantendo per la seconda volta l’impunità al capitano e rinviando all’aula il nostro voto, ha smontato i suoi piani. Dunque, non potendo più dimostrare agli italiani di essere un capitano senza macchia, Salvini chiede ai suoi di votare per mandarlo a processo. Un vero giullare che pensa di essere circondato da fessi”, ha scritto su facebook il renziano.
Giancarlo Giorgetti, invece, attacca il governo: “Elettoralmente, questo del processo Gregoretti, è un tema forte non per nostra decisione: la maggioranza ha deciso di cambiare idea per ragioni politiche. Salvini ha fatto bene a porre fine a questo tormentone, si vada a processo. Del resto, ad esempio, la linea di politica estera non viene stabilita nei Consigli dei ministri: non è che tutta la politica del governo si decide nel Consiglio, la decide il ministro competente”, ha detto il numero due del Carroccio, ospite di Lucia Annunziata su Rai3. La decisione di far votare lunedì 20 gennaio l’organo parlamentare è stata presa venerdì dalla Giunta per il regolamento di Palazzo Madama, con il voto decisivo a un ordine del giorno della Lega della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha scelto di esprimere la sua preferenza – già di suo fuori dalla prassi – e in particolare a favore della linea sostenuta dal centrodestra (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia).
La scelta di Casellati è stata contestata dalla maggioranza di governo che l’ha considerata “di parte“. Proprio per questo motivo nelle ultime ore ha cominciato a circolare l’ipotesi che i gruppi di maggioranza e favorevoli al processo a Salvini (cioè il centrosinistra più i Cinquestelle) possano disertare la Giunta delle immunità il 20 gennaio, in una seduta che viene ritenuta “illegittima”. Uno o più senatori potrebbero mancare all’appuntamento, lasciando il vantaggio al centrodestra che a avrebbe 10 voti su 23. Un escamotage per evitare di regalare l’arma del “vittimismo elettorale” a Salvini in piena campagna elettorale. La relazione del presidente della Giunta, Maurizio Gasparri – contraria a dare l’autorizzazione a procedere – sarebbe dunque approvata e approderebbe all’esame dell’Aula a febbraio. Qui in assemblea la maggioranza avrebbe i voti per ribaltare tutto: bocciare la relazione Gasparri e far ripartire tutto l’iter dalla Giunta delle immunità, con un relatore e una relazione nuovi. La contromossa di Salvini, però, cambia i piani: anche senza i senatori della maggioranza, la Giunta si esprimerebbe a favore del processo per l’ex ministro. Con i voti decisivi dei suoi stessi senatori.