La comunicazione della direzione a Fiom, Uilm e Fim che reagiscono: "Inaccettabile, non vi è un piano industriale condiviso con il governo e le organizzazioni sindacali. Chiediamo l'immediata sospensione dell’iniziativa unilaterale della multinazionale". Il nuovo assetto di marcia dello stabilimento di Taranto - attivo dal 23 gennaio - durerà almeno fino al 31 marzo
A causa dello scarso approvvigionamento di materie prime e dell’attuale capacità produttiva legata alle commesse, ArcelorMittal ha deciso la fermata dell’Acciaieria 1 dell’ex Ilva di Taranto fino ad almeno il 31 marzo. La decisione provocherà, come riferiscono i sindacati, la collocazione di 250 operai in cassa integrazione guadagni ordinaria. Solo una parte della produzione verrà infatti spostata nella Acciaieria 2 che passerebbe quindi dall’attuale regime di 2 convertitori a 3 in marcia.
La comunicazione è stata data dalla direzione aziendale alle organizzazioni sindacali in mattinata. La situazione genera, di fatto, riferiscono i metalmeccanici di Fim, Fiom e Uilm “una riduzione di personale da 477 a 227 unità determinando la collocazione di 250 lavoratori in cassa integrazione guadagni ordinaria”. L’azienda, spiegano le tute blu, “ha ribadito la necessità di mantenere i presidi per la quasi totalità della manutenzione e del personale necessario di esercizio per garantire, in entrambi i casi, la salvaguardia impiantistica propedeutica alla ripartenza dell’impianto”. I lavoratori coinvolti nel momentaneo trasferimento in Acciaieria 2 saranno i gruisti, addetti murariam, addetto siviere, piattaformisti, addetto affinazione.
I nuovi assetti produttivi, comunicati da ArcelorMittal, partiranno dal prossimo giovedì 23 gennaio con l’Acciaieria 2 a pieno regime e con una previsione di fermata di circa 2 mesi fino al 31 marzo. Fim, Fiom e Uilm hanno ribadito “la propria contrarietà a tale decisione aziendale in quanto ritengono che il momentaneo trasferimento della produzione su Acciaieria 2, rispetto all’attuale assetto di marcia, possa creare possibili ripercussioni dal punto di vista della sicurezza e dell’ambiente”. Infine, ritengono “inaccettabile tale scelta da parte di ArcelorMittal in quanto, ad oggi, non vi è un piano industriale condiviso con il governo e le organizzazioni sindacali e, pertanto, chiediamo l’immediata sospensione dell’iniziativa unilaterale della multinazionale”.