La Procura di Gorizia ha avviato un’indagine per omicidio volontario contro ignoti nel tentativo di appurare le cause che hanno portato alla morte di Vakhtang Enukidze, il migrante georgiano detenuto nel Centro di permanenza per i rimpatri di Gradisca, in provincia di Gorizia, deceduto nell’ospedale locale dopo essere rimasto ferito in una rissa tra detenuti. Ciò che gli inquirenti, coordinati dal pm Paolo Ancora, dovranno chiarire, come riporta il quotidiano Il Piccolo, è quali siano le reali cause della morte e valutare le responsabilità di tutti i soggetti intervenuti.
Le prime indicazioni arriveranno dai risultati dell’autopsia sul corpo del 38enne in attesa di rimpatrio, mentre per ricostruire la dinamica dei fatti gli investigatori stanno già esaminando le immagini delle videocamere installate all’interno e all’esterno della struttura. Secondo l’associazione “No Cpr e no frontiere Fvg”, ad esempio, la morte di Enukidze sarebbe stata provocata non dalle botte del compagno di stanza, ma successivamente, quando l’uomo era già sotto custodia degli agenti. Ipotesi che, continua il quotidiano, deve però tenere conto del fatto che la vittima, arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e portato per essere sottoposto a processo per direttissima e dove è rimasto due giorni, aveva già commesso atti di autolesionismo all’interno della struttura. Solo dopo queste 48 ore è stato riportato al Cpr, sabato mattina si è poi sentito male ed è morto in ospedale, dove era stato successivamente trasferito in ambulanza.
Gli attivisti, a sostegno della loro tesi, hanno diffuso una registrazione audio raccolta telefonicamente in cui si sente il racconto di un altro detenuto del Cpr che avrebbe assistito al pestaggio e che racconta di più di un intervento da parte dei responsabili della struttura che avrebbero picchiato l’uomo all’interno della sua cella.
Il Procuratore capo di Gorizia, Massimo Lia, sentito dal Piccolo, ha però dichiarato che quelle dell’associazione sono “mere illazioni. Stiamo infatti facendo indagini per verificare se c’ è stato qualcosa del genere o meno”.
Il deputato di Radicali +Europa, Riccardo Magi, domenica è andato in visita al centro e ha raccontato di un clima di tensione, di ospiti rinchiusi nelle celle praticamente abbandonati, “in uno stato di prostrazione e disagio per alcuni anche mentale”. Magi ha visitato proprio il reparto verde dove si trovava il cittadino georgiano: “Ho visto persone con evidenti segni di autolesionismo, tagliati in ogni parte del corpo – ha continuato – Alcuni mi hanno parlato della colluttazione che a loro dire non sarebbe stata fatale. Bisogna capire bene cosa è successo e cosa ha portato alla morte del cittadino georgiano”.
Il Prefetto di Gorizia, Massimo Marchesiello, ha invece detto che stanno “lavorando per superare le criticità strutturali del Cpr che si sono evidenziate e siamo persuasi di concludere positivamente il percorso a breve”, senza però commentare l’accaduto: “Su quell’episodio sta indagando la magistratura e dunque non rilascerò alcun commento – ha concluso -, ma in questo momento è fondamentale sistemare la questione strutturale e della sicurezza, anche perché ci sono stati due tentativi di plurimo allontanamento volontario. Dei 62 ospiti attuali, molti vengono da altri Cpr e, dunque, hanno fatto propri i meccanismi di ospitalità e cercano di sfruttare le loro conoscenze in tal senso. Quanto alle forze dell’ordine chiamate a presidiare il Cpr, per ora sono in numero adeguato rispetto agli attuali ospiti. Quando il numero di questi ultimi aumenterà, saremo chiamati a fare altri tipi di valutazioni, ma adesso non ci sono emergenze sotto questo profilo”.