Per il presidente Inps "è poi necessario prevedere pensioni di garanzia per i giovani", richiesta espressa anche da Maurizio Landini, "coprendo i vuoti contributivi dovuti al lavoro precario". E torna a candidare l'istituto come gestore di un fondo integrativo pubblico, con versamenti incentivati da "una defiscalizzazione maggiore e incentivi"
Sulle pensioni “la flessibilità rispetto ai 67 anni va garantita, soprattutto se ragioniamo in termini di logica contributiva”. Anche quando finirà la sperimentazione di quota 100 e tornerà dunque in vigore a tutti gli effetti la legge Fornero. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, in un’intervista a La Repubblica fa una parziale apertura alla richiesta dei sindacati che invocano “un’uscita flessibile a partire da 62 anni“. Ma, in vista dell’incontro del 27 gennaio con Cgil, Cisl e Uil, puntualizza che ovviamente l’assegno verrebbe comunque calcolato sulla base dei contributi versati. “È poi necessario prevedere pensioni di garanzia per i giovani“, richiesta espressa anche da Maurizio Landini in un’intervista a La Stampa, “coprendo i vuoti contributivi dovuti al lavoro precario”, aggiunge. E rilancia la proposta di un fondo pubblico di previdenza integrativa: “Le somme sarebbero investite da Cassa depositi e prestiti in Italia. Se l’Inps amministra 800 miliardi, ne può aggiungere anche altri 20 o più”.
“Si fissa una linea di età per l’uscita”, è la posizione dell’economista che guida l’istituto previdenziale. “Poi il lavoratore deve essere libero di scegliere quando andare in pensione. Ovviamente con ricalcolo contributivo, come avverrà per tutti dal 2036″. In merito ai risparmi rispetto ai costi preventivati per ‘Quota 100‘, Tridico sottolinea che “al presidente Inps compete al massimo l’onere di una proposta, le decisioni sono politiche. Ciò detto mi aspetterei che i risparmi da ‘Quota 100’ – 6,2 miliardi nel triennio 2019-2021 rispetto ai 18,6 miliardi stanziati – restino allocati nel settore pensionistico, riprendendo le perequazioni piene, ma soprattutto iniziando a pensare a una pensione di garanzia per i giovani”.
Quanto allo scarso successo sia di quota 100 (in termini di assunzioni al posto dei pensionati) sia del reddito di cittadinanza nel creare nuovi lavoratori, “l’occupazione dipende dagli investimenti”, ricorda. “L’Anpal calcola in 730mila i percettori (del reddito ndr) attivabili e fin qui 29mila hanno trovato occupazione. Ma gli occupabili si trasformano in posti solo quando le imprese assumono. Mi auguro che il legislatore trovi il modo di introdurre un correttivo utile ai lavoratori stagionali: sospendere il reddito fino a 3 mesi nel primo anno, se trova un impiego”. Tridico auspica anche “un salario minimo per aiutare i working poor” e “un fondo che sostenga le pensioni del futuro attraverso una defiscalizzazione maggiore e incentivi“. A contribuire potrebbe essere anche “un genitore o un nonno”. Per gestirlo candida proprio l’Inps che, sostiene, potrebbe “abbattere i costi rispetto al privato che poi porta quei soldi per il 75% all’estero”.