Questa è una storia dell’Italia che arranca, fatta di persone che non si arrendono, ma che si trovano sole a combattere contro un apparato che alla fine si comporta come uno schiacciasassi. Questa è una storia del Sud, dove chi cerca di fare impresa generando lavoro spesso viene massacrato da banche che generalmente sono sempre generose con gli amici degli amici. Questa è una storia che il Fatto quotidiano aveva già raccontato nel 2015 con Paolo Fior e già da allora si poteva intuire come sarebbe andata a finire.
E’ una storia che avrà il suo epilogo il giorno 22 gennaio quando sarà operativo l’ultimo tassello di questa dramma sociale, ovvero lo sgombero.
Felice Basile è un imprenditore di Altamura che in Puglia aveva deciso di lavorare e di mandare avanti la sua impresa con venti operai. Se la sua azienda fosse stata in qualsiasi altro paese del Nord o in Europa, oggi non dovremmo raccontare nulla. Felice Basile attraversa tutte le stazioni di una via crucis che chiunque fa impresa al sud sa di dover attraversare. La crisi, il dovere di stipendiare gli operai prima di tutto, l’esposizione con le banche per far fronte alle spese, le ipoteche, i fidi, insomma tutto ciò che è ormai ben noto, ma che qui nel sud è destinato a finire nell’indifferenza totale.
Felice Basile ha cercato di opporsi in tutti gli stadi di questa via crucis: ricorsi, denunce per comportamento usuraio delle banche, lettere a Mattarella, Conte e massime autorità della giustizia civile. Ma le banche con lentezza e con una spregiudicatezza di chi è sempre forte con i deboli e debole con i forti, lo hanno stritolato fino al pignoramento della sua casa e della vendita all’asta sotto prezzo. Da noi spesso è così: le aste sono al centro di veri e propri affari speculativi immobiliari. Si acquista sottocosto per rivendere al prezzo congruo. Basile non si arrende e scrive anche un libro in cui racconta la sua storia, L’Italia al contrario.
Il 22 gennaio, giorno dello sgombero definitivo dalla sua casa, molte realtà associative ad Altamura con il patrocinio del Comune hanno convocato una manifestazione di resistenza civile nella quale Felice Basile annuncerà uno sciopero della fame ad oltranza. Stritolato ed affranto ma deciso a lottare fino alla fine, questo uomo continua a credere che chi è vittima di una ingiustizia abbia il dovere di non fermarsi. La sua esperienza ci dimostra che il lavoro e la casa sono l’ancora che, una volta disincagliata, ci lascia andare alla deriva. Come scrive nel suo libro, un giorno aveva deciso di farla finita ma squillò il telefono, era suo figlio, che studia fuori. Lo prese come un segno del destino.
Questa è la storia di un imprenditore a cui le banche prima danno esposizioni e fidi e poi chiudono i rubinetti per togliergli tutto, compresa la dignità. Non è una storia di quelle che si vedono nei film, è una storia del sud di cui la Storia ha il dovere di occuparsi.