La cannabis per uso terapeutico sarà gratis in tutta la Sicilia. Lo prevede un decreto firmato dall’assessore alla Sanità, Ruggero Razza: il farmaco sarà fornito gratuitamente ai pazienti affetti da dolore cronico e neuropatico e da spasticità da sclerosi multipla che si rivolgeranno alle strutture pubblica, perché la Regione Sicilia si farà carico di tutte le spese.
Altre regioni d’Italia prevedono già che i farmaci a base di cannabis erogati dalle aziende ospedaliere siano a carico del sistema sanitario. Analogamente a quanto succede in altre regioni, anche in Sicilia non tutti i medici potranno prescrivere il farmaco, spiega il decreto: spetta solo a quelli delle aziende sanitarie pubbliche regionali, agli specialisti di anestesia e rianimazione, al personale medico di neurologia e dei centri di terapia del dolore. Se idonei, potranno prescrivere ai pazienti la terapia con la cannabis per una durata massima di sei mesi e il preparato potrà essere richiesto dal paziente nelle farmacie ospedaliere. E qui il primo ostacolo: al momento, infatti, le farmacie ospedaliere siciliane non producono il farmaco. Perciò il decreto prevede che per i primi tempi la Regione firmi convenzioni con i privati. Ma tra tutte le farmacie private della Sicilia, solo cinque producono il farmaco e si trovano ad Agrigento, Catania, Ragusa e Siracusa.
Resta però il fatto che il decreto della Regione siciliana sia una “rivoluzione” sul tema della cannabis terapeutica, nonché un punto di arrivo di un lavoro portato avanti, per oltre un anno, da un tavolo tecnico istituito dall’assessore alla Sanità e richiesto da alcune associazioni, tra cui Bister di Catania ed “Esistono i diritti” di Palermo. “Ringraziamo l’assessore Razza per la sensibilità dimostrata e per il decreto appena firmato – ha detto Giuseppe Brancatelli di Bister – è un risultato importante. Come associazioni continueremo la nostra azione affinché sia allargata la platea di patologie per la somministrazione gratuita del farmaco”.
Il decreto dell’assessore siciliano arriva dopo la sentenza della Cassazione dello scorso dicembre che aveva stabilito che coltivare la cannabis in case, se le piante sono poche e per uso personale, non si commette nessun reato. Non costituiscono reato “le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che, per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”.