Nessuna intesa a Palazzo Chigi sulla riforma del processo penale. A intricare è ancora una volta il nodo prescrizione e l’uscita di Matteo Renzi che, intervistato in radio, ha bollato come incostituzionale la proposta del premier che differenzia il blocco della prescrizione a seconda del verdetto di primo grado
Si chiude senza un accordo il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi sulla riforma del processo penale. Matteo Renzi si è messo ancora di traverso sullo stop alla prescrizione, anche nella sua nuova versione prevista dal ‘lodo Conte‘, che distingue tra condannati e assolti in primo grado. La sua intervista a Radio 1, in cui bollava come incostituzionale la proposta del premier e diceva chiaramente che “non può essere il punto di caduta“, è deflagrata su Palazzo Chigi mentre era ancora la discussione, facendo di fatto saltare il tavolo dopo tre ore di trattativa. Un tavolo a cui il suo stesso partito, Italia Viva, si stava mostrando invece più possibilista. Lo fanno capire le parole della stessa esponente di Iv, Lucia Annibali: “Vediamo se c’è la possibilità, come emerso dal vertice, di ulteriori modifiche e migliorie. Valuteremo”. Da qui l’ottimismo che trapela nel Partito democratico, dove è Walter Verini, responsabile Giustizia dei dem, a tirare direttamente in ballo Renzi: “Non era presente alla riunione ma credo si riferisse alla precedente”.
“Abbiamo lavorato alla riforma del processo penale per accelerare i tempi. Tutte le forze politiche valuteranno il testo e faranno le loro proposte. Numerose sono le convergenze sulle misure per abbreviare i tempi. Rimangono alcune distanze sulla prescrizione“, ha confermato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ribadendo che “per me e per il Movimento cinque stelle resta prioritario garantire la certezza della pena e che non ci siano sacche di impunità“. “La distinzione fra assolti e condannati non è la mia proposta di partenza – ha aggiunto il Guardasigilli – ma ricordo che questa distinzione è stata già introdotta nella scorsa legislatura da qualcuno che adesso solleva profili di incostituzionalità“, ha concluso, riferendosi alla riforma Orlando.
Il democratico Verini, al termine del vertice, ha sottolineato a sua volta che “sono stati fatti passi avanti“. Ottimista è anche il senatore di Leu Pietro Grasso: “La riforma è un cantiere di lavoro ancora aperto: unico imperativo categorico è ridurre i tempi dei processi“. Mentre a difendere il ‘lodo Conte’ dagli attacchi di Renzi è un altro esponente del Pd, Alfredo Bazoli: “Noi non pensiamo che il lodo Conte sia incostituzionale. Pensiamo che sia una proposta che ha una sua dignità. È una proposta interessante, che può essere migliorabile, ma è una base di partenza utile“.
Il vertice sulla bozza presentata da Bonafede
Il vertice aveva al centro la bozza di riforma del processo penale messa a punto dal Guardasigilli: l’obiettivo era portare la riforma in Consiglio dei ministri, già giovedì 23 gennaio. Il testo su cui ancora non c’è accordo prevede di velocizzare il processo penale, con meccanismi per garantire la durata dei singoli gradi di giudizio. E conferma lo stop alla prescrizione. Il blocco, che scatta dopo il primo grado di giudizio, sarebbe valido però solo in caso di condanna, così come previsto dal discusso ‘lodo Conte‘, la proposta messa sul piatto dal presidente del Consiglio che distingue tra assolti e condannati. In caso di ricorso contro l’assoluzione, la prescrizione sarebbe sospesa per un tempo non superiore a due anni. Se però passano due anni in appello, la difesa può presentare istanza per arrivare a sentenza entro sei mesi ed è previsto un meccanismo sanzionatorio nei confronti del giudice che non rispetta i tempi. La riforma del processo penale prevede infatti che il secondo grado di giudizio non possa durare più di 2 anni e mezzo.
Al tavolo di Palazzo Chigi con il premier Conte e il ministro Bonafede erano presenti i rappresentanti dei partiti di maggioranza: per il M5s il sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi, i senatori Arnaldo Lomuti e Grazia D’Angelo, il deputato Devis Dori. Per il Pd Andrea Giorgis, Walter Verini, Franco Mirabelli, Alfredo Bazoli. Per Italia Viva Maria Elena Boschi e Lucia Annibali, mentre per Leu Pietro Grasso e Federico Conte. La bozza preparata dal Guardasigilli e sottoposta agli alleati di governo prevede un disegno di legge delega composto da 35 articoli: i capisaldi sono appunto la durata del processo penale e la riforma della prescrizione. Ma sono previste diverse deleghe, da adottare nel termine di un anno dall’entrata in vigore del disegno di legge stesso, riguardanti anche la riforma del Consiglio superiore della magistratura e le sanzioni disciplinari per i magistrati che non rispettano “per negligenza” i tempi per la durata dei vari gradi di giudizio.
Il testo recepisce il ‘lodo Conte’
Nella bozza viene appunto recepito il lodo Conte: “La sospensione del corso della prescrizione ai sensi dell’articolo 159, comma 2, del codice penale sia limitata alla sentenza di condanna e al decreto di condanna”. La prescrizione invece si sospende “per un tempo non superiore a due anni” dopo l’impugnazione della sentenza di proscioglimento e, in caso di condanna, comunque riprende quando la sentenza del grado successivo abbia prosciolto l’imputato. La norma prevede inoltre che se durante i due anni di sospensione previsti in caso di impugnazione della sentenza di proscioglimento “si verifica un’ulteriore causa di sospensione, i termini sono prolungati per il periodo corrispondente”.
Tempi ridotti per le indagini preliminari in base alla gravità dei reati
La riforma del processo penale si articola in una serie di norme per garantire tempi brevi, tra cui scadenze più strette per le indagini preliminari, un più ampio ricorso a riti alternativi, giudici monocratici anche in appello. In particolare, si riducono i tempi per le indagini preliminari in base alla gravità dei reati: “Sei mesi dalla data in cui il nome della persona alla quale il reato è attribuito è iscritto nel registro delle notizie di reato per i reati puniti con la sola pena pecuniaria o con la pena detentiva non superiore nel massimo a tre anni sola o congiunta alla pena pecuniaria; un anno e sei mesi dalla stessa data quando si procede per taluno dei delitti indicati nell’articolo 407, comma 2, del codice di procedura penale; un anno dalla stessa data in tutti gli altri casi“.
Priorità ai processi sui delitti di “comune pericolo”
La bozza del disegno di legge prevede inoltre che “nella formazione dei ruoli di udienza e nella trattazione dei processi sia assicurata la priorità assoluta ai processi relativi ai delitti colposi di comune pericolo” .
Csm a 30 membri. Per i togati, elezione in 2 turni con ballottaggio
Passano da 26 a 30 i membri del Consiglio superiore della magistratura: i togati da 16 saranno 20, i laici da 8 diventano 10.Confermate anche le novità già annunciate dal ministro della Giustizia sull”elezione dei togati: scompare ogni ipotesi di sorteggio e il voto avviene in due turni con ballottaggio. “Viene eletto al primo turno di votazione il candidato che ha ottenuto nel collegio la maggioranza assoluta dei voti validamente espressi. Se nessun candidato ha ottenuto al primo turno la maggioranza di cui al precedente periodo, il secondo giorno successivo si procede al ballottaggio tra i due candidati che al primo turno hanno ottenuto il maggior numero di voti nel collegio”.