Il presidente del Consiglio e il segretario del Partito democratico sono convinti che il voto in Emilia Romagna e Calabria non avranno effetti sull'esecutivo. Berlusconi: "Nostro successo sarà avviso di sfratto"
Per Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti non ci sono dubbi: le elezioni regionali di domenica in Calabria ma soprattutto in Emilia Romagna non avranno effetti sul governo nazionale. Il premier ha parlato da Firenze, a margine dell’apertura dell’anno accademico dell’università di cui è professore ordinario di diritto privato, e proprio partendo dal suo passato ha parlato del futuro prossimo suo e del governo da lui guidato: “Di tornare a fare il professore universitario non lo temo affatto, perché è un mestiere così bello, così piacevole, che non mi dispiacerebbe affatto in prospettiva” ha detto il presidente del Consiglio. Che poi però ha messo un paletto chiaro sui tempi del suo eventuale ritorno in cattedra: “Da lunedì? Lo ritengo assolutamente improbabile” ha risposto Conte ai cronisti che gli chiedevano se una vittoria del centrodestra in Emilia Romagna potrebbe causare la caduta del governo e il suo ritorno alla professione di docente.
Sulla stessa linea d’onda il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti, che ha detto la sua durante un’iniziativa della Regione Lazio (di cui è governatore) tenutasi a Roma: “Conseguenze sul governo? Penso di no. Penso che questo tema sia usato solo dalle destre per distrarre dalla questione che è al centro di un voto per il presidente” ha detto il leader dem, secondo cui la sua analisi “vale sia per l’Emilia Romagna che per la Calabria con Callipo – ha aggiunto – che ha avuto il coraggio di aiutare l’apertura di una fase nuova e si è rimesso in gioco da grande imprenditore qual è”.
Zingaretti poi ha parlato del Movimento 5 Stelle o, meglio, sul potenziale effetto negativo della presenza di candidati pentastellati alle Regionali. “Per mia natura non parlo mai male degli altri come fanno tanti contro di noi – ha detto – Bisogna sempre mettere in campo una identità positiva. Però c’è un dato oggettivo, banale, matematico: ognuno – è il parere del segretario Pd – voti il partito che vuole, ma per fermare la Lega in Emilia Romagna l’unica possibilità è che vinca Bonaccini. Questo non è un giudizio politico, è solo ricordare quello che sanno tutti, perché è oggettivo“.
Diametralmente opposta, invece, la lettura degli avversari in Parlamento e alle urne delle regionali. A sentire Silvio Berlusconi, ad esempio, “il centrodestra è una squadra unita dalla convinzione di poter costruire insieme un futuro migliore per l’Italia. Per vincere e governare – ha detto il Cavaliere sui suoi canali social – è necessario un centrodestra unito, nel quale la destra sovranista e il centro liberale, cristiano, garantista che noi rappresentiamo lavorino bene insieme. Il nostro successo alle Regionali sarà un avviso di discontinuità per questo governo non eletto – ha aggiunto il leader di Forza Italia – frutto di una operazione di palazzo e della fusione a freddo di due diverse sinistre, quella da strada e quella da salotto, Cinquestelle e Pd. Continuano a considerare i cittadini sudditi dello Stato – ha concluso – e lo Stato può imporre ai cittadini suoi sudditi l’oppressione fiscale, l’oppressione giudiziaria, l’oppressione burocratica“.